Niente corridoio umanitario per Homs. Regime e opposizione litigano sul "governo di transizione" mentre i combattimenti continuano.
NenaNews - La sofferenza della gente intrappolata nella città vecchia di Homs non ha ancora fine. A dirlo è stato ieri il mediatore dell'Onu, Lakhdar Brahimi. "Vi ho detto ieri [domenica, ndr], che era stato trovato un accordo affinché le donne e i bambini potessero uscire dalla città vecchia di Homs. Penso che [il regime e l'opposizione, ndr] stiano discutendo come ciò possa avvenire, ma non è semplice perché ci sono cecchini e problemi di varia natura che non lo consentono" ha detto Brahimi nella conferenza stampa di ieri.
Dopo tre giorni di intense conversazioni tra il governo siriano e i rappresentanti (di parte) dell'opposizione, il mediatore algerino ha ammesso apertamente che le negoziazioni non stanno registrando progressi, ma ha ribadito la volontà di continuarle. "Non abbiamo mai creduto in un miracolo" ha affermato. "Qui non esistono miracoli. Continueremo a capire se e quando potranno essere fatti passi in avanti".
Ma se stallo vi è sui corridoi umanitari nelle aree più disastrate del paese, la distanza tra le due parti si fa ancora più ampia quando si parla dell'eventualità di un trasferimento del potere. Damasco parla di raggiungere una dichiarazione di principi che preservi le istituzioni di stato e fermi la minaccia dei gruppi "terroristici". L'opposizione giudica inaccettabile questa presa di posizione e insiste sul fatto che i colloqui di pace dovrebbero porre al centro dell'agenda politica la costituzione di un governo di transizione sulla base dei principi raggiunti a Ginevra nel 2012.
"Le discussioni non sono state costruttive oggi perché il regime ha voluto cambiare il soggetto di discussione e parlare di terrorismo" ha detto Rima Fleihan, membro della Coalizione Nazionale presente a Ginevra. Il regime, invece, nega le accuse a passa al contrattacco. Secondo Damasco, infatti, le negoziazioni sono ad un punto morto perché l'opposizione insiste sulla creazione di un governo di transizione. Per il regime il ruolo di Assad non è oggetto di discussione. Il suo destino sarà deciso "dal popolo siriano" nelle prossime presidenziali.
Mentre a Ginevra si litiga, in Siria la guerra civile non conosce pause. L'Osservatorio Siriano per i diritti dell'Uomo, organizzazione che ha sede a Londra ed è vicina all'Opposizione, sostiene che un saudita avrebbe ucciso 4 soldati del regime ad un posto di blocco facendosi saltare in aria nella sua macchina. Altre quattro persone sarebbero invece morte sotto tortura nelle celle dei servizi segreti di Damasco. Pesanti bombardamenti si sono registrati a Quneitra (Golan) e nei pressi di Homs.
Qui l'opposizione siriana denuncia la terribile situazione umanitaria a causa della mancanza di cibo ed energia elettrica. "Non siamo affatto ottimisti su Ginevra. Siamo contrari a qualunque incontro con il regime almeno che non si discuta della sua rimozione. Sarebbe un tradimento per il sangue dei martiri siriani" ha dichiarato ieri Abu Azzam, comandante delle Brigate al-Ansar nella città.
Combattimenti si segnalano anche in diverse parti della città di Da'ra a sud della capitale. Non si arresta, intanto, la sofferenza dei cittadini intrappolati in alcune aree di Aleppo e del campo profughi di Yarmouk, aree controllate dai ribelli e poste sotto assedio dal regime.
NenaNews - La sofferenza della gente intrappolata nella città vecchia di Homs non ha ancora fine. A dirlo è stato ieri il mediatore dell'Onu, Lakhdar Brahimi. "Vi ho detto ieri [domenica, ndr], che era stato trovato un accordo affinché le donne e i bambini potessero uscire dalla città vecchia di Homs. Penso che [il regime e l'opposizione, ndr] stiano discutendo come ciò possa avvenire, ma non è semplice perché ci sono cecchini e problemi di varia natura che non lo consentono" ha detto Brahimi nella conferenza stampa di ieri.
Dopo tre giorni di intense conversazioni tra il governo siriano e i rappresentanti (di parte) dell'opposizione, il mediatore algerino ha ammesso apertamente che le negoziazioni non stanno registrando progressi, ma ha ribadito la volontà di continuarle. "Non abbiamo mai creduto in un miracolo" ha affermato. "Qui non esistono miracoli. Continueremo a capire se e quando potranno essere fatti passi in avanti".
Ma se stallo vi è sui corridoi umanitari nelle aree più disastrate del paese, la distanza tra le due parti si fa ancora più ampia quando si parla dell'eventualità di un trasferimento del potere. Damasco parla di raggiungere una dichiarazione di principi che preservi le istituzioni di stato e fermi la minaccia dei gruppi "terroristici". L'opposizione giudica inaccettabile questa presa di posizione e insiste sul fatto che i colloqui di pace dovrebbero porre al centro dell'agenda politica la costituzione di un governo di transizione sulla base dei principi raggiunti a Ginevra nel 2012.
"Le discussioni non sono state costruttive oggi perché il regime ha voluto cambiare il soggetto di discussione e parlare di terrorismo" ha detto Rima Fleihan, membro della Coalizione Nazionale presente a Ginevra. Il regime, invece, nega le accuse a passa al contrattacco. Secondo Damasco, infatti, le negoziazioni sono ad un punto morto perché l'opposizione insiste sulla creazione di un governo di transizione. Per il regime il ruolo di Assad non è oggetto di discussione. Il suo destino sarà deciso "dal popolo siriano" nelle prossime presidenziali.
Mentre a Ginevra si litiga, in Siria la guerra civile non conosce pause. L'Osservatorio Siriano per i diritti dell'Uomo, organizzazione che ha sede a Londra ed è vicina all'Opposizione, sostiene che un saudita avrebbe ucciso 4 soldati del regime ad un posto di blocco facendosi saltare in aria nella sua macchina. Altre quattro persone sarebbero invece morte sotto tortura nelle celle dei servizi segreti di Damasco. Pesanti bombardamenti si sono registrati a Quneitra (Golan) e nei pressi di Homs.
Qui l'opposizione siriana denuncia la terribile situazione umanitaria a causa della mancanza di cibo ed energia elettrica. "Non siamo affatto ottimisti su Ginevra. Siamo contrari a qualunque incontro con il regime almeno che non si discuta della sua rimozione. Sarebbe un tradimento per il sangue dei martiri siriani" ha dichiarato ieri Abu Azzam, comandante delle Brigate al-Ansar nella città.
Combattimenti si segnalano anche in diverse parti della città di Da'ra a sud della capitale. Non si arresta, intanto, la sofferenza dei cittadini intrappolati in alcune aree di Aleppo e del campo profughi di Yarmouk, aree controllate dai ribelli e poste sotto assedio dal regime.
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