Un cittadino italiano, di Lecce per la precisione, nonostante le varie bocciature dei tribunali italiani ha ottenuto dalla Corte Europea dei diritti umani la sentenza che attendeva: l’irregolarità del canone RAI!
di Silvio Foini
Recita la sentenza emessa lo scorso 30 dicembre: ” Il canone RAI è illegittimo in quanto non si attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. In altre parole, la Corte asserisce che l’intervento della polizia tributaria ai danni del cittadino viola il diritto a ricevere notizie e informazioni di carattere pubblico. Lo stato quindi, obbligando i cittadini a pagare un canone di abbonamento ed oscurando chi non si attiene al versamento imposto, viola il diritto all’informazione dei liberi cittadini. Così scrivono oggi alcuni importanti quotidiani nazionali. La notizia cade come il cacio sui maccheroni! Entro il 31 di gennaio scade il termine del pagamento del canone: sarà difficile per la RAI un bilancio almeno approssimativo visto che molti, in forza di questa sentenza europea storceranno il naso e faranno ricorso per non pagarlo. E’ bene ricordare a tutti che è possibile disdire l’abbonamento: con 4,30 euro per una raccomandata si evita di pagarne 113,50. Basta chiedere la piombatura della TV seguendo le istruzioni fornite dalla stessa RAI (disdetta canone Rai).
Pare tuttavia che nessuno si precipiti a rendervi inutilizzabile l’apparecchio. Ma non facciamoci illusioni comunque, poiché che la Corte europea di Strasburgo non ha il potere di annullare una legge italiana e nemmeno quello di imporre veti violando la sovranità fiscale e legislativa di un paese membro.
Attendiamo che i politici si accordino per trovare una soluzione legislativa che vada oltre non solo alla sentenza della corte europea ma che vari una legge che superi quella ormai anacronistica del regio decreto N° 246 del 1938, vecchia ormai di 76 anni, che istituiva l’imposta sul possesso di apparecchi idonei alla ricezione di programmi radiotelevisivi. Questi ultimi, all’epoca, per i più, ancora da venire!
Va comunque ricordato che il canone RAI si paga anche in altri paesi europei, ma la tassa non è legata al possesso di un apparecchio radiotelevisivo ma all’utilizzo di frequenze pubbliche. Il che la rende meno discutibile.
di Silvio Foini
Recita la sentenza emessa lo scorso 30 dicembre: ” Il canone RAI è illegittimo in quanto non si attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. In altre parole, la Corte asserisce che l’intervento della polizia tributaria ai danni del cittadino viola il diritto a ricevere notizie e informazioni di carattere pubblico. Lo stato quindi, obbligando i cittadini a pagare un canone di abbonamento ed oscurando chi non si attiene al versamento imposto, viola il diritto all’informazione dei liberi cittadini. Così scrivono oggi alcuni importanti quotidiani nazionali. La notizia cade come il cacio sui maccheroni! Entro il 31 di gennaio scade il termine del pagamento del canone: sarà difficile per la RAI un bilancio almeno approssimativo visto che molti, in forza di questa sentenza europea storceranno il naso e faranno ricorso per non pagarlo. E’ bene ricordare a tutti che è possibile disdire l’abbonamento: con 4,30 euro per una raccomandata si evita di pagarne 113,50. Basta chiedere la piombatura della TV seguendo le istruzioni fornite dalla stessa RAI (disdetta canone Rai).
Pare tuttavia che nessuno si precipiti a rendervi inutilizzabile l’apparecchio. Ma non facciamoci illusioni comunque, poiché che la Corte europea di Strasburgo non ha il potere di annullare una legge italiana e nemmeno quello di imporre veti violando la sovranità fiscale e legislativa di un paese membro.
Attendiamo che i politici si accordino per trovare una soluzione legislativa che vada oltre non solo alla sentenza della corte europea ma che vari una legge che superi quella ormai anacronistica del regio decreto N° 246 del 1938, vecchia ormai di 76 anni, che istituiva l’imposta sul possesso di apparecchi idonei alla ricezione di programmi radiotelevisivi. Questi ultimi, all’epoca, per i più, ancora da venire!
Va comunque ricordato che il canone RAI si paga anche in altri paesi europei, ma la tassa non è legata al possesso di un apparecchio radiotelevisivo ma all’utilizzo di frequenze pubbliche. Il che la rende meno discutibile.
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Sono presenti 7 commenti
Dovrebbero restituire i soldi. Quel carrozzone serve ormai ha fatto il suo tempo. Poi é politicizzata.
Le reti devano essere senza tassa.
Da quanto ho capito il canone si deve pagare , visto che l'Europa non può intervenire su una legge di uno stato membro , ma se in altri stati si paga non per il possesso di un apparecchio ma per l'utilizzo di frequenze pubbliche ,quanto cii vuole per cambiare la dicitura ?-
Cambiare questi qui? Buttano i ns soldi dalla finestra!
imparassero dalle tv n
imparassero dalle tv commerciali che vanno avanti con le proprie forze senza chiedere niente a nessuno e fanno programmi di qualità
09 gennaio 2014 18:48
Programmi di qualità ? Grande fratello e consimili.......
L'agenzia delle entrate ha però smentito questa notizia. Vi passo il link
http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/file/nsilib/nsi/agenzia/agenzia+comunica/comunicati+stampa/archivio+comunicati/cs+gennaio+2014/cs+08012014+canone+rai/003_Com++st++Canone+Rai+08+01+14.pdf
E te pareva vero!!!! I magnoni seguitano a mangansse li nostri pochi sordi!
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