martedì, gennaio 14, 2014
Il Polar Vortex che ha colpito il centro-nord degli Usa ed il Canada del sud-ovest è stata l’occasione che gli ecoscettici americani e di casa nostra aspettavano per rialzare la testa e negare l’evidenza dei cambiamenti climatici, trovando ascolto nei media.

GreenReport -  Ma anche negli Usa la situazione è tornata alla normalità e in questo caldo inverno italiano possiamo cominciare a guardare davvero cosa avviene nel mondo, lontano dagli occhi e dal cuore degli eco-scettici e dal cervello di troppa gente. Se i tifosi della nuova era glaciale avessero voglia di leggerlo, alla realtà ed alla nuova “normalità” del global warming li riporterebbe anche lo studio “Retreat of Pine Island Glacier controlled by marine ice-sheet instability” pubblicato su Nature Climate Change da un team di

ricercatori francesi, britannici, cinesi e finlandesi guidati dagli scienziati del Laboratoire de glaciologie et de géophysique de l’environnement (Lgge, Cnrs/Ujf) dell’università di Grenoble. I ricercatori hanno scoperto che il gigantesco ghiacciaio di Pine Island, uno dei più grandi dell’Antartide, ha iniziato a sciogliersi in maniera irreversibile.

Il Lgge, Cnrs/Ujf sottolinea che «Il ghiacciaio di Pine Island è il ghiacciaio dell’Antartico che contribuisce di più all’innalzamento del livello dei mari» e che il team di ricerca «Ha dimostrato che questo contributo potrebbe triplicare e forse quintuplicare nei prossimi 20 anni». Gli scienziati hanno anche evidenziato che «Questo ghiacciaio sta arretrando in maniera irreversibile e che, del tutto verosimilmente, sarà impossibile che ritorni al suo stato iniziale». I ricercatori francesi spiegano che «Da almeno una ventina d’anni, l’Antartide Occidentale contribuisce in maniera significativa all’innalzamento del livello dei mari, contrariamente alla parte est dell’Antartico che per il momento resta in equilibrio (vale a dire che la quantità di ghiaccio perduto equivale a quella della neve che alimenta i ghiacciai). Il ghiacciaio di Pine Island, situato nella parte ovest dell’Antartico, è il più importante contributore di questo innalzamento: da solo rappresenta circa il 25% del contributo dell’Antartide occidentale. E’ arretrato di una decina di chilometri dagli anni 2000 e tende a sciogliersi sempre di più». Si tratta quindi di un ghiacciaio sotto attenta sorveglianza e l’équipe internazionale lo ha studiato minuziosamente per capire meglio la sua futura evoluzione. I ricercatori si sono chiesti se l’arretramento del ghiacciaio sua continuo e regolare e per dare una risposta si sono basati su tre modelli di ultima generazione per determinare il flusso del ghiaccio all’interno delle calotte polari. Per far capire meglio cosa sta succedendo, i ricercatori pubblicano anche un’immagine fornita dal National Snow and Ice Data Center dell’università del Colorado- Boulder del ghiacciaio di Pine Island, con la simulazione del modello Elmer/Ice, sviluppato e utilizzato dal Lgg, e spiegano che «La linea blu, corrispondente alla “grounding line”, così come simulata dal modello è rappresentativa della fine degli anni ’90. La linea rossa corrisponde alla posizione modellizzata nel 2025. La grounding line marca il limite tra la parte del ghiacciaio posata sul continente e la sua estensione a valle che galleggia sull’oceano e contribuisce quindi all’innalzamento del livello dei mari». Ne viene fuori che «L’insieme dei tre modelli mostra che il ghiacciaio è verosimilmente coinvolto nell’instabilità e proseguirà la sua ritirata di almeno una quarantina di chilometri nel corso dei prossimi cinquant’anni. La perdita di massa associata a questo declino irreversibile dovrebbe aumentare significativamente, passando dal valore medio di 20 gigatonnellate all’anno osservato durante il periodo 1992 – 2011,fino a 120 gigatonnellate all’anno nel corso dei 50 anni modellizzati. Così, il suo contributo annuale all’innalzamento del livello dei mari potrebbe triplicare ed anche quintuplicare in un prossimo futuro. Questa perdita parteciperà ad un aumento del livello dei mari compreso tra i 3,5 e i 10 mm per questo solo ghiacciaio nei prossimi 20 anni».

Il capo del team, il glaciologo del Lgge, Cnrs/Ujf Gaël Durand, in un’intervista all’Australian Broadcasting Corporation ha confermato che «Il ghiacciaio ha avviato una fase di ritiro auto-sostenuta che sarà irreversibile e continuerà il suo declino» e su Planet Earth Magazine G. Hilmar Gudmundsson, del British Antarctic Survey Natural Environment Research Council, conferma; «Al ghiacciaio di Pine Island abbiamo visto che non solo c’è più ghiaccio che scorre dal ghiacciaio nell’oceano, ma anche che scorre veloce attraverso grounding line, il confine tra il ghiaccio a terra e il ghiaccio galleggiante».

Il Pine Island Glacier è una delle principali autostrade lungo la quale il ghiaccio dell’Antartide fluisce nell’oceano e rappresenta circa un quarto del totale della fusione del ghiaccio dalla calotta antartica occidentale. Se si sciogliesse l’intera West Antarctic Ice Sheet questo potrebbe causare un innalzamento del mare di oltre 3 metri. L’intera calotta antartica, che copre una superficie più grande degli Stati Uniti continentali, contiene nove decimi del ghiaccio presente sulla Terra e potrebbe far aumentare il livello dei mari del nostro pianeta di una settantina di metri.

Secondo le ultime ricerche, negli ultimi 20 anni lo scioglimento del ghiaccio dell’Antartide a livello globale ha causato un innalzamento del livello del mare dii circa 0,2 millimetri all’anno. Il rapporto pubblicato nel 2013 dall’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) afferma che le «banchise di ghiaccio intorno alla penisola antartica continuano il trend di lungo periodo di ritiro e crollo parziale che è iniziato decenni fa».

Uno studio (Strong Sensitivity of Pine Island Ice-Shelf Melting to Climatic Variability), pubblicato su Science il 10 gennaio da un team statunitense, britannico, tedesco e sudcoreano, rivela che attribuire l’erosione della calotta antartica occidentale al semplice e costante riscaldamento degli oceani è troppo semplice e che «La deplezione dei ghiacciai antartici è più suscettibile alla variabilità del clima su una vasta gamma di scale temporali». Uno degli autori, Eric Steig, del Department of Earth and Space Sciences e del Quaternary Research Center dell’università di Washington- ha spiegato che «Questi nuovi risultati dimostrano che molto dello scioglimento che stanno sperimentando le banchise di ghiaccio antartiche può essere fortemente dipendente dalle condizioni climatiche che si verificano in altre parti del pianeta».

I ricercatori hanno scoperto che lo scioglimento dei ghiacci che scendono dalla calotta glaciale dell’Antartide occidentale tra il 2010 e il 2012 si è dimezzato e ritengono che questo fenomeno inaspettato possa essere attribuito al raffreddamento dell’oceano causata dai venti associati ad un evento de La Niña che hanno modificato le correnti che trasportano acqua calda nell’area. Se queste condizioni continuassero, il fronte del ghiacciaio di Pine Island potrebbe addirittura cominciare ad ampliarsi, ma questo, come ha dimostrato l’altra ricerca, è improbabile. Lo stesso Steig conclude: «Il 2012 è stato probabilmente solo un evento raro. Mi aspetto che tornando a visitare l’area di Pine Island troveremo condizioni molto più simili a quelle osservate negli anni precedenti».


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