Il Papa alla Chiesa del Gesù. P. Bellucci: per i gesuiti occasione per tornare alle fonti della propria spiritualità
Domani mattina alle 9.00, Papa Francesco si recherà alla Chiesa del Gesù per celebrare la Messa nel giorno della ricorrenza liturgica del Santissimo Nome di Gesù.
Radio Vaticana - La celebrazione avrà un carattere di ringraziamento per l’iscrizione al catalogo dei Santi, il 17 dicembre scorso, di Pietro Favre, primo sacerdote gesuita. Saranno presenti il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale vicario Agostino Vallini, il vescovo di Annecy, mons. Yves Boivineau, nella cui diocesi è nato Favre, e circa 350 gesuiti. Su questa giornata Sergio Centofanti ha sentito padre Giuseppe Bellucci, direttore dell’Ufficio stampa della Compagnia di Gesù a Roma: ascolta
R. – La caratteristica più interessante, forse, è che sono stati scelti sei rappresentanti per le sei Conferenze dei provinciali in cui è divisa la Compagnia di Gesù. Rappresenteranno simbolicamente un po’ tutta la Compagnia. Alla fine della celebrazione, il Papa ha espresso il desiderio di salutare singolarmente tutti i gesuiti presenti.
D. – Cosa significa per voi gesuiti la ricorrenza liturgica del Santissimo Nome di Gesù?
R. – Il Nome di Gesù è il “Titolo” della Compagnia. Sant’Ignazio ha voluto che la Compagnia da lui fondata fosse insignita del Nome di Gesù. Per noi, quindi, è la festa principale. Che il Papa abbia scelto la festa di Gesù per ringraziare per questo nuovo santo e per celebrare con i gesuiti, a noi sembra estremamente significativo.
D. – Quali sono le principali caratteristiche di questo nuovo santo, Pietro Favre?
R. – Beh, intanto una profonda spiritualità, che potremmo chiamare la spiritualità di tutte le cose. Potremmo dire che è una spiritualità in cammino, perché lui ha viaggiato molto per l’Europa. E’ anche un precursore, in un certo senso, del dialogo ecumenico: ha lavorato molto nel tempo della Riforma e della Controriforma cattolica, ma sempre in uno spirito di dialogo, in un atteggiamento di comprensione. Credo, quindi, che in questo senso sia un santo estremamente moderno.
D. – Con quale spirito accogliete il Papa gesuita?
R. – Per noi, certamente, è un momento di gioia incontrare il Papa, un nostro confratello. C’è certamente attesa per il messaggio che lui vorrà darci. Direi poi che sia un momento opportuno anche per noi gesuiti di tornare alle fonti, all’origine della nostra spiritualità per approfondire quelle che, per Favre e per i primi compagni di Sant’Ignazio, sono stati i fondamenti della nostra vita come gesuiti.
R. – La caratteristica più interessante, forse, è che sono stati scelti sei rappresentanti per le sei Conferenze dei provinciali in cui è divisa la Compagnia di Gesù. Rappresenteranno simbolicamente un po’ tutta la Compagnia. Alla fine della celebrazione, il Papa ha espresso il desiderio di salutare singolarmente tutti i gesuiti presenti.
D. – Cosa significa per voi gesuiti la ricorrenza liturgica del Santissimo Nome di Gesù?
R. – Il Nome di Gesù è il “Titolo” della Compagnia. Sant’Ignazio ha voluto che la Compagnia da lui fondata fosse insignita del Nome di Gesù. Per noi, quindi, è la festa principale. Che il Papa abbia scelto la festa di Gesù per ringraziare per questo nuovo santo e per celebrare con i gesuiti, a noi sembra estremamente significativo.
D. – Quali sono le principali caratteristiche di questo nuovo santo, Pietro Favre?
R. – Beh, intanto una profonda spiritualità, che potremmo chiamare la spiritualità di tutte le cose. Potremmo dire che è una spiritualità in cammino, perché lui ha viaggiato molto per l’Europa. E’ anche un precursore, in un certo senso, del dialogo ecumenico: ha lavorato molto nel tempo della Riforma e della Controriforma cattolica, ma sempre in uno spirito di dialogo, in un atteggiamento di comprensione. Credo, quindi, che in questo senso sia un santo estremamente moderno.
D. – Con quale spirito accogliete il Papa gesuita?
R. – Per noi, certamente, è un momento di gioia incontrare il Papa, un nostro confratello. C’è certamente attesa per il messaggio che lui vorrà darci. Direi poi che sia un momento opportuno anche per noi gesuiti di tornare alle fonti, all’origine della nostra spiritualità per approfondire quelle che, per Favre e per i primi compagni di Sant’Ignazio, sono stati i fondamenti della nostra vita come gesuiti.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.