lunedì, gennaio 13, 2014
Papa Francesco ha dato ulteriori conferme circa il suo personale modo di intendere la geografia. Quello che infatti viene comunemente chiamato “terzo mondo” è il primo nelle sue attenzioni. 

di Carlo Mafera 

Due parole sul ruolo della diplomazia pontificia per il grande pubblico che consiste nel chiedersi, se la Santa Sede realmente è in grado di influenzare in maniera rilevante la comunità internazionale. Se si considera anacronistico il sarcasmo di Stalin a proposito della mancanza di divisioni armate da parte della Santa Sede come mezzo di misurare il potere di influenza mondiale, si può affermare che oggi la Santa Sede possiede strumenti e strutture adeguate per influenzare positivamente il corso attuale della politica internazionale. Era di questo parere l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Francis Campbell, che in un discorso presso il Circolo di Roma, nel 1997, enumerò le caratteristiche della Santa Sede in ambito internazionale: presenza capillare grazie alla propria rete di vescovi in ciascuna regione e di membri del clero in ogni zona. Inoltre la Santa Sede è considerata un interlocutore neutrale e stimato. Secondo Campbell, la posizione della Santa Sede è tenuta in grande considerazione. Infine, ma non meno importante caratteristica, la Santa Sede è un opinion maker mondiale, seguita da un sesto della popolazione mondiale, grazie anche ai mezzi di comunicazione e all'opinione pubblica internazionale. Fatta questa breve premessa che rende giustizia dell’importanza della diplomazia vaticana e del Santo Padre che la rappresenta e la dirige, ci si rende conto come tutta la diplomazia mondiale, allo stesso modo dei Re magi, venga ogni anno ricevuta dal Successore di Cristo e come questa “penda dalle Sue labbra” per ricevere i semi di Verità che solo la Chiesa possiede in virtù del mandato evangelico.

Con il discorso al Corpo Diplomatico di oggi Papa Francesco ha dato ulteriori conferme circa il suo personale modo di intendere la geografia. Quello che infatti viene comunemente chiamato “terzo mondo” è il primo nelle sue attenzioni. E ciò che per gli altri è “periferia” si trova in realtà al centro del suo interesse pastorale, politico e umano. Papa Bergoglio, come sempre spiazza sempre la platea mediatica e ribalta la consueta visione del mondo. La diplomazia vaticana è quella che da sempre ha rappresentato le istanze dei più deboli e ciò è una costante nella Sua bimillenaria storia . Ricordo l’intervento dell’arcivescovo Justo Mullor, all’Università della Santa Croce dove tenne una magistrale e storica conferenza nel maggio del 2009 e dalla quale estrapolo una battuta : “…. Gli apprezzamenti che precedono - e tanti altri che potrebbero essere aggiunti - mostrano che la nostra diplomazia, oltre che etica, anzi ispirata alla morale ebreo-cristiana, è anche antropologica. Se mi permettete, dirò pure che la nostra diplomazia funge da coscienza internazionale. Specie nel fornire in anni recenti un complemento formativo e informativo ai futuri diplomatici della Santa Sede - che ho preferito chiamare semplicemente futuri servitori petrini - molte volte mi sono domandato se la nostra diplomazia non è un mistero: una "realtà mondana ed ecclesiale" - nel senso di utile al mondo ed anche la missione della Chiesa - permessa dalla Provvidenza in vista dei tempi globali e complessi che stiamo ora vivendo.” E ancora, a proposito della difesa del Terzo Mondo da parte di Papa Francesco, ricordo un altro passaggio dell’arcivescovo Justo Mullor alla Santa Croce di Roma : “…. uno dei più prestigiosi Presidenti africani - che era stato membro di diversi governi presieduti dal Generale De Gaulle — mi fece questa sorprendente affermazione: “Privi eventualmente di rapporti diplomatici con la Sante Sede, i paesi del primo e del secondo mondo (eravamo ai tempi della "guerra fredda), possono essere guerci; senza l'aiuto della diplomazia pontificia, i paesi del terzo mondo possono diventare ciechi... Poi, mi spiegò — forse esagerando intenzionalmente - che soltanto nei contatti con la Santa Sede i paesi in via di sviluppo si sentivano pienamente membri della comunità internazionale; quasi tutti i grandi paesi li consideravano come riserva di materie prime...” Papa Francesco, con le Sue azioni e le sue promozioni cardinalizie mette cioè davanti agli occhi del mondo le situazioni più fragili e più dolorose, affinché chi può e deve occuparsene, se ne occupi davvero a tutti i livelli. Si può certamente dire che il Papa – lui che come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è così profondamente mariano - ha recitato il suo particolare Magnificat, soprattutto nel verso in cui dice "ha innalzato gli umili".

Dal discorso di oggi possiamo anzi ricavare una sorta di regola d’oro del “Papa Francesco pensiero”. Una regola che vale in tutti i rapporti interpersonali, come in quelli tra gli Stati e che lo stesso Pontefice ha formulato in questi termini: "Serve un impegno comune di tutti per favorire una cultura dell’incontro, perché solo chi è in grado di andare verso gli altri è capace di portare frutto, di creare vincoli di comunione, di irradiare gioia, di edificare la pace".

Ecco, la geografia, ma si direbbe meglio la strategia del primo Papa Latinoamericano della storia è appunto la geografia e la strategia di chi non si stanca di andare verso l’altro, soprattutto se abita in periferia. Che sia poi la periferia di una grande città o di una nazione o di un continente, e i riferimenti sono stati tanti di Papa Francesco che ha spaziato in lungo e in largo, questo per il Pontefice non fa differenza. Ciò che più gli sta più a cuore è che ovunque, grazie alla cultura dell’incontro, e del dialogo ritorni la pace, universale tra gli uomini, dalla Siria alla Corea, dall’Egitto ai Grandi Laghi. Pace non solo come assenza di guerra, ma come autentica fraternità all’interno della grande famiglia umana. Cosa si può dire della diplomazia vaticana e non solo, del compito più specifico e profondo che deve compiere nel mondo? Che la parola di Cristo è chiara e portatrice di speranza perché La Verità è la sola che ci potrà rendere liberi. In fondo, è proprio questo è il messaggio che cerca di portare al mondo.


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