venerdì, gennaio 31, 2014
Un recente studio dell’università statunitense di Yale ha confermato che la capitale indiana vede la peggior situazione nella classifica globale dell’inquinamento rapportato alla popolazione esposta a livelli superiori di agenti inquinanti secondo i parametri dell’Organizzazione mondiale della Sanità. 

Misna - Lo studio, un rapporto comparativo di 178 paesi in base a nove diversi parametri indica che Delhi ha il più alto livello di polveri sottili al mondo. In particolare per quelle più insidiose, del diametro di 2,5 micron o inferiore. Sempre più inquinata, ma sempre più anche capitale di un paese dove l’inquinamento cresce esponenzialmente, al punto che l’India è scesa di ben 32 posti rispetto all’anno precedente nell’Indice di resa ambientale 2014.

“Con pessimi risultati in quasi ogni ogni area, se si escludono foreste, riserve ittiche e risorse idriche. Il risultato dell’India è ancora peggiore nella protezione umana dagli azzardi ambientali”, segnala il rapporti di Yale. Una situazione che sempre più influisce sulla salute dell’indiano medio.

L’inquinamento della capitale è un fenomeno non nuovo, che si aggrava con le basse temperature invernali. Proprio in queste settimane sta toccando livelli record per l’associarsi dei gas di scarico di 7,2 milioni di veicoli in circolazione che contribuiscono al 75% dell’inquinamento, polvere, fuliggine dalle sue industrie e derivate dalla combustione dei rifiuti rurali nei vicini stati di Hayana e Punjab.

L’esperto di questioni ambientali Vivek Chattopadhyay, del Centro per la scienza e l’ambiente di Delhi, sottolinea che per la metropoli dell’India settentrionale, che dista centinaia di chilometri dalla mare più vicino, la mancanza di una brezza costiera impedisce la maggiore dispersione degli agenti inquinanti. Nelle scorse settimane il livello di polveri sottili di diametro 2,5 micron (o inferiori), considerato nocivo a una concentrazione di 201 microgrammi per metro cubo, ha oscillato tra 400 e 500, un livello che rende un azzardo uscire di casa. Le caratteristiche climatiche hanno creato una cortina che ha impedito il decollo o l’atterraggio di decine di voli e costretto gli ospedali a confrontarsi con un numero di pazienti con patologie respiratorie, superiore del 25% a quello dello scorso anno.


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