L'ambasciatore americano in Giappone ha criticato la "disumana" caccia al mammifero, tipica della Prefettura di Wakayama. Il governatore risponde: "Uccidiamo ogni giorno mucche e maiali, ma nessuno dice niente. È crudele solo mangiare delfini?".
Tokyo (AsiaNews) - La pesca dei delfini "è la nostra unica fonte di reddito. Se l'ambasciatrice americana è preoccupata, venga a vedere cosa facciamo. La nostra non è crudeltà gratuita, ma un modo per guadagnarci da vivere". È la risposta di un membro del sindacato dei pescatori di Taiji, zona nota per la pesca dei mammiferi, al tweet con cui Caroline Kennedy ha espresso "contrarietà" per la "disumana mattanza" dei delfini.
Il sindacalista, che chiede l'anonimato, spiega: "La nostra è una città piccolissima nella parte rurale del Giappone. Senza la pesca dei delfini non sapremmo come guadagnarci da vivere. Vorrei che la Kennedy venisse da noi per capire la verità: siamo tutti impiegati in questa industria, ma non uccidiamo per gusto".
La polemica si è innescata lo scorso 17 gennaio, quando l'ambasciatrice Usa ha scritto su Twitter: "Molto preoccupata dalla disumanità della caccia al delfino. Il governo americano si oppone a queste pratiche". Anche diversi attivisti per i delfini hanno contestato le operazioni di Taiji: il gruppo Sea Shepherd ha mostrato un video della zona marittima in cui si vede l'acqua rossa di sangue. Secondo i pescatori si tratta di un vecchio girato, dato che ora la caccia avviene con altri metodi che non prevedono il sanguinamento degli animali.
Yoshinobu Nisaka, governatore della Prefettura sotto accusa, risponde alle critiche accusando la Kennedy di avere una doppia morale: "Ogni giorno muoiono animali come mucche e maiali. Non credo sia logico o corretto definire crudele solo chi mangia la carne di delfino".
Yoichi Shimada, professore dell'università Fukui, spiega: "La tradizione della caccia al delfino dura da secoli. I delfini si nutrono delle stesse cose che mangiano i pescatori, quindi è una lotta per la supremazia. Molti giapponesi sostengono la pratica e parlano di incoerenza da parte dell'Occidente, che semplicemente uccide altri animali. Non credo che l'ambasciatrice conosca molto la storia di questi argomenti. Ovviamente ha tutto il diritto di porre la questione, ma buttare lì un messaggio su Twitter o Facebook mi pare inappropriato".
Tokyo (AsiaNews) - La pesca dei delfini "è la nostra unica fonte di reddito. Se l'ambasciatrice americana è preoccupata, venga a vedere cosa facciamo. La nostra non è crudeltà gratuita, ma un modo per guadagnarci da vivere". È la risposta di un membro del sindacato dei pescatori di Taiji, zona nota per la pesca dei mammiferi, al tweet con cui Caroline Kennedy ha espresso "contrarietà" per la "disumana mattanza" dei delfini.
Il sindacalista, che chiede l'anonimato, spiega: "La nostra è una città piccolissima nella parte rurale del Giappone. Senza la pesca dei delfini non sapremmo come guadagnarci da vivere. Vorrei che la Kennedy venisse da noi per capire la verità: siamo tutti impiegati in questa industria, ma non uccidiamo per gusto".
La polemica si è innescata lo scorso 17 gennaio, quando l'ambasciatrice Usa ha scritto su Twitter: "Molto preoccupata dalla disumanità della caccia al delfino. Il governo americano si oppone a queste pratiche". Anche diversi attivisti per i delfini hanno contestato le operazioni di Taiji: il gruppo Sea Shepherd ha mostrato un video della zona marittima in cui si vede l'acqua rossa di sangue. Secondo i pescatori si tratta di un vecchio girato, dato che ora la caccia avviene con altri metodi che non prevedono il sanguinamento degli animali.
Yoshinobu Nisaka, governatore della Prefettura sotto accusa, risponde alle critiche accusando la Kennedy di avere una doppia morale: "Ogni giorno muoiono animali come mucche e maiali. Non credo sia logico o corretto definire crudele solo chi mangia la carne di delfino".
Yoichi Shimada, professore dell'università Fukui, spiega: "La tradizione della caccia al delfino dura da secoli. I delfini si nutrono delle stesse cose che mangiano i pescatori, quindi è una lotta per la supremazia. Molti giapponesi sostengono la pratica e parlano di incoerenza da parte dell'Occidente, che semplicemente uccide altri animali. Non credo che l'ambasciatrice conosca molto la storia di questi argomenti. Ovviamente ha tutto il diritto di porre la questione, ma buttare lì un messaggio su Twitter o Facebook mi pare inappropriato".
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