Riprende vigore in Thailandia la protesta antigovernativa. Stamani, come ieri, la capitale Bangkok rimane bloccata dalle migliaia di manifestanti che impediscono la circolazione e chiedono a gran voce le dimissioni della premier Shinawatra. Da Bangkok, Stefano Vecchia:
Radio Vaticana - Oggi, seconda giornata del blocco della capitale thailandese attuato dai movimenti anti-governativi, è anche quella che precede la scadenza di un ulteriore ultimatum per le dimissione al governo che, se non accolta porterebbe alla minacciata occupazione della Borsa valori, al blocco del controllo aereo e a ulteriori azioni dimostrative. Questa mattina, partendo dai sette centri della protesta in altrettanti incroci strategici della capitale, i manifestanti hanno marciato verso sedi governative, a migliaia hanno assediato la sede delle dogane. Un altro corteo ha raggiunto la sede nazionale della polizia. Ad essere colpita dal blocco ad oltranza non è solo la circolazione stradale, in una vasta area della città ormai quasi priva di traffico.
Chiusi quasi ovunque anche i ministeri, con alcuni servizi spostati in sedi d'emergenza e se il sovraffollamento di ieri sui convogli della metropolitana sembra lontano, si estendono i disagi: diverse ambasciate hanno limitato servizi e orari di apertura, sempre più distributori chiudono per evitare che i carburanti finiscano per diventare potenziali agenti incendiari, un numero crescere di sedi bancarie sta fermando le operazioni, centinaia di scuole sono chiuse o in procinto di esserlo. Restano invece aperti quasi ovunque i centri commerciali e la città al momento non vede fenomeni di accaparramento di alimentari. Con il passare del tempo, tuttavia, le difficoltà di approvvigionamento dei negozi potrebbero farsi più evidenti, come pure la difficoltà ad accedere a servizi essenziali. Il governo ha chiamato alla calma, temendo anche un'impennata dei prezzi in caso di corsa agli acquisti. Intanto, sul piano politico, il leader della protesta, Suthep Thaugsuban ha rifiutato ancora poche ore fa il dialogo offerto ieri sulla data del voto. A conferma di una sfiducia profonda verso la signora primo ministro che domenica, all'ultimo minuto, è stata convinta a non presentare le dimissioni dal fratello Thaksin Shinawatra in esilio volontario e condannato a due anni di carcere per abuso di potere.
Radio Vaticana - Oggi, seconda giornata del blocco della capitale thailandese attuato dai movimenti anti-governativi, è anche quella che precede la scadenza di un ulteriore ultimatum per le dimissione al governo che, se non accolta porterebbe alla minacciata occupazione della Borsa valori, al blocco del controllo aereo e a ulteriori azioni dimostrative. Questa mattina, partendo dai sette centri della protesta in altrettanti incroci strategici della capitale, i manifestanti hanno marciato verso sedi governative, a migliaia hanno assediato la sede delle dogane. Un altro corteo ha raggiunto la sede nazionale della polizia. Ad essere colpita dal blocco ad oltranza non è solo la circolazione stradale, in una vasta area della città ormai quasi priva di traffico.
Chiusi quasi ovunque anche i ministeri, con alcuni servizi spostati in sedi d'emergenza e se il sovraffollamento di ieri sui convogli della metropolitana sembra lontano, si estendono i disagi: diverse ambasciate hanno limitato servizi e orari di apertura, sempre più distributori chiudono per evitare che i carburanti finiscano per diventare potenziali agenti incendiari, un numero crescere di sedi bancarie sta fermando le operazioni, centinaia di scuole sono chiuse o in procinto di esserlo. Restano invece aperti quasi ovunque i centri commerciali e la città al momento non vede fenomeni di accaparramento di alimentari. Con il passare del tempo, tuttavia, le difficoltà di approvvigionamento dei negozi potrebbero farsi più evidenti, come pure la difficoltà ad accedere a servizi essenziali. Il governo ha chiamato alla calma, temendo anche un'impennata dei prezzi in caso di corsa agli acquisti. Intanto, sul piano politico, il leader della protesta, Suthep Thaugsuban ha rifiutato ancora poche ore fa il dialogo offerto ieri sulla data del voto. A conferma di una sfiducia profonda verso la signora primo ministro che domenica, all'ultimo minuto, è stata convinta a non presentare le dimissioni dal fratello Thaksin Shinawatra in esilio volontario e condannato a due anni di carcere per abuso di potere.
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