Ancora un nuovo caso di sfruttamento dei lavoratori stranieri nel piccolo Emirato del Golfo.
NenaNews - Più di 80 lavoratori impiegati nel costruire i grattacieli e gli stadi di Doha stanno affrontando "una grave mancanza di cibo" dopo aver lavorato per un anno senza ricevere lo stipendio. A denunciarlo è stata Amnesty International mercoledì scorso. "Le loro condizioni sono terribili, stanno morendo di fame perché non possono comprarsi da mangiare. [E non essendo pagati] non possono mandare i soldi alle loro famiglie" ha denunciato Salil Shetty, il Segretario generale di Amnesty.
Non è la prima volta che le organizzazioni dei diritti dell'uomo fanno pressione sul piccolo ma ricchissimo Paese del Golfo affinché le condizioni dei lavoratori stranieri migliorino. Alcuni mesi fa era stato l'inglese "Guardian" a denunciare le decine di morti di lavoratori asiatici impiegati a costruire gli stadi del Mondiale di calcio del 2022. Ed ancora dall'Inghilterra che partono le nuove accuse secondo cui i lavoratori Bidda Tower di Doha - sede della Federcalcio qatarina - sono in attesa di ricevere i propri salari da un anno nonostante il progetto sia finito ad ottobre.
Ma le difficoltà che deve affrontare un lavoratore in Qatar (e più in generale nei Paesi del Golfo) non terminano qui. Nell'emirato lavorare vuol dire in primo luogo essere sottoposto ai ricatti del proprio datore di lavoro che può trattenere il passaporto del suo dipendente a suo piacere (impedendogli dunque di muoversi) minacciandolo qualora scegliesse di andarsene, non gli fornisce alcuna assicurazione medica nonostante il carico disumano di ore di lavoro e, "ovviamente", un salario misero.
I lavoratori del Bidda Tower sono per lo più nepalesi, srilankesi, filippini, nigeriani, cinesi e bangladesi. Secondo Amnesty dovrebbero ricevere circa 412.000 dollari, ma non è ancora chiaro perché la Lee Trading and Contracting che li ha impiegati non li abbia pagati. I lavoratori sono al momento bloccati nei loro ghetti lontani dallo sfarzo pubblicizzato in Occidente senza poter mangiare né senza potere lasciare il paese (anche perché con quali soldi e senza passaporto?) e con enormi difficoltà ad essere contattati. Un nepalese è riuscito a dire ad Amnesty: "Ci hanno detto: 'lavora e noi ti pagheremo'..noi continuiamo a lavorare e loro invece continuano a cambiare data e a non pagarci".
Poco tempo fa il Qatar ha promesso che riconsidererà le condizioni dei lavoratori e pubblicherà nelle prossime settimane un rapporto sugli abusi subiti dalla manovalanza straniera. Alcuni mesi fa l'inglese "Guardian" aveva ottenuto dall'Ambasciata nepalese a Doha documenti che mostravano la morte di 44 lavoratori avvenuta tra il 4 e l'8 giugno. Più della metà di loro erano morti di infarto o a causa di incidenti sul lavoro.
L'allarme sulle condizioni disumane dei migranti asiatici lanciato mercoledì da Amnesty non è stato il primo. Già lo scorso mese l'Organizzazione dei diritti umani aveva invitato la FIFA a porre fine allo sfruttamento dei lavoratori e aveva sottolineato le precarie condizioni in cui vivono e lavorano gli stranieri impiegati nella costruzione delle strutture per il Mondiale tanto desiderato in Qatar. La FIFA tace. E pensare che è la stessa Organizzazione che parla di rispetto e chiude gli stadi che si macchiano di razzismo. Salvo poi aprirli quando qualche lavoratore ci muore dentro.
NenaNews - Più di 80 lavoratori impiegati nel costruire i grattacieli e gli stadi di Doha stanno affrontando "una grave mancanza di cibo" dopo aver lavorato per un anno senza ricevere lo stipendio. A denunciarlo è stata Amnesty International mercoledì scorso. "Le loro condizioni sono terribili, stanno morendo di fame perché non possono comprarsi da mangiare. [E non essendo pagati] non possono mandare i soldi alle loro famiglie" ha denunciato Salil Shetty, il Segretario generale di Amnesty.
Non è la prima volta che le organizzazioni dei diritti dell'uomo fanno pressione sul piccolo ma ricchissimo Paese del Golfo affinché le condizioni dei lavoratori stranieri migliorino. Alcuni mesi fa era stato l'inglese "Guardian" a denunciare le decine di morti di lavoratori asiatici impiegati a costruire gli stadi del Mondiale di calcio del 2022. Ed ancora dall'Inghilterra che partono le nuove accuse secondo cui i lavoratori Bidda Tower di Doha - sede della Federcalcio qatarina - sono in attesa di ricevere i propri salari da un anno nonostante il progetto sia finito ad ottobre.
Ma le difficoltà che deve affrontare un lavoratore in Qatar (e più in generale nei Paesi del Golfo) non terminano qui. Nell'emirato lavorare vuol dire in primo luogo essere sottoposto ai ricatti del proprio datore di lavoro che può trattenere il passaporto del suo dipendente a suo piacere (impedendogli dunque di muoversi) minacciandolo qualora scegliesse di andarsene, non gli fornisce alcuna assicurazione medica nonostante il carico disumano di ore di lavoro e, "ovviamente", un salario misero.
I lavoratori del Bidda Tower sono per lo più nepalesi, srilankesi, filippini, nigeriani, cinesi e bangladesi. Secondo Amnesty dovrebbero ricevere circa 412.000 dollari, ma non è ancora chiaro perché la Lee Trading and Contracting che li ha impiegati non li abbia pagati. I lavoratori sono al momento bloccati nei loro ghetti lontani dallo sfarzo pubblicizzato in Occidente senza poter mangiare né senza potere lasciare il paese (anche perché con quali soldi e senza passaporto?) e con enormi difficoltà ad essere contattati. Un nepalese è riuscito a dire ad Amnesty: "Ci hanno detto: 'lavora e noi ti pagheremo'..noi continuiamo a lavorare e loro invece continuano a cambiare data e a non pagarci".
Poco tempo fa il Qatar ha promesso che riconsidererà le condizioni dei lavoratori e pubblicherà nelle prossime settimane un rapporto sugli abusi subiti dalla manovalanza straniera. Alcuni mesi fa l'inglese "Guardian" aveva ottenuto dall'Ambasciata nepalese a Doha documenti che mostravano la morte di 44 lavoratori avvenuta tra il 4 e l'8 giugno. Più della metà di loro erano morti di infarto o a causa di incidenti sul lavoro.
L'allarme sulle condizioni disumane dei migranti asiatici lanciato mercoledì da Amnesty non è stato il primo. Già lo scorso mese l'Organizzazione dei diritti umani aveva invitato la FIFA a porre fine allo sfruttamento dei lavoratori e aveva sottolineato le precarie condizioni in cui vivono e lavorano gli stranieri impiegati nella costruzione delle strutture per il Mondiale tanto desiderato in Qatar. La FIFA tace. E pensare che è la stessa Organizzazione che parla di rispetto e chiude gli stadi che si macchiano di razzismo. Salvo poi aprirli quando qualche lavoratore ci muore dentro.
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