Dopo aver raccolto migliaia di pezzi di plastica sommersi lungo il letto del fiume nel corso superiore del Tamigi, un team di scienziati ha scoperto un torrente di rifiuti nascosto che scorre attraverso Londra.
GreenReport -L’enorme quantità di plastica recuperata dimostra che c’è un flusso invisibile di spazzatura che scorre attraverso la capitale della Gran Bretagna e che questo può rappresentare una seria minaccia per la fauna acquatica. I risultati, che sono stati pubblicati sul Marine Pollution Bulletin, evidenziano che questo torrente inquinato è preoccupante non solo per gli ecosistemi di tutto il fiume, ma anche per il Mare del Nord, nel quale sfocia il Tamigi. Utilizzando reti cinesi per la cattura di granchi, gli scienziati del Royal Holloway, dell’università di Londra e del Natural History Museum hanno raccolto rifiuti in un test durato tre mesi: hanno trovato più di 8.000 pezzi di plastica, un gran numero di pacchetti di sigarette, involucri e vaschette per alimentari, ma più di un quinto dei rifiuti era costituito da prodotti sanitari.
Uno degli autori dello studio, Dave Morritt, un biologo marino della Royal Holloway, sottolinea che «l’aspetto singolare dello studio è che queste reti, che erano originariamente progettate per intrappolare i pesci e granchi che si spostano lungo il letto del fiume, in modo che abbiamo potuto vedere che la maggior parte di questa spazzatura è nascosta sotto la superficie».
Lo spostamento subacqueo dei rifiuti può essere preso in considerazione per prevedere la quantità di inquinamento che entrare nei nostri fiumi e mari, non solo gli elementi che possiamo vedere in superficie e che vengono rigettati a riva. I potenziali impatti che tutto questo inquinamento nascosto potrebbe avere sulla fauna selvatica sono di vasta portata: non solo vengono colpite le specie che vivono dentro e intorno al fiume, ma anche quelle che vivono nei mari dove sfociano i fiumi.
I rifiuti raccolti durante lo studio sono solo una piccola istantanea del volume di rifiuti trasportati sott’acqua dal Tamigi. Era improbabile che i sacchetti di plastica e altri oggetti di grandi dimensioni rimanessero intrappolati nelle piccole reti cinesi per i granchi, quindi la vera portata del problema è ancora sconosciuta. Paul Clark, un ricercatore del Museo di Storia Naturale di Londra e co-autore dello studio, evidenzia che «tutti questi rifiuti, per lo più di plastica, erano nascosti sott’acqua: i londinesi probabilmente non si rendono conto che sono lì. La plastica può avere un impatto dannoso sulla vita sottomarina. Pezzi di grandi dimensioni possono intrappolare gli animali, ma i pezzi più piccoli possono essere inavvertitamente mangiati. Questa spazzatura si muove su e giù per il letto del fiume a seconda delle maree. Il movimento fa sì che i pezzi di plastica si frantumino in frammenti più piccoli. Questi sono abbastanza piccoli da essere mangiati anche dagli animali più piccoli, che sono a loro volta mangiati dai pesci più grandi e dagli uccelli. Una volta digerita, la plastica può rilasciare sostanze chimiche tossiche che vengono poi passate attraverso la catena alimentare. Queste sostanze chimiche tossiche, in dosi elevate, possono nuocere alla salute della fauna selvatica».
Gli scienziati chiariscono che non è la plastica in sé ad essere dannosa: sono le politiche sullo smaltimento, il riciclo e il riuso dei rifiuti (e i comportamenti dei consumatori) che vanno cambiati, per far in modo che nei fiumi e nei mari non finiscano più materiali che l’incuria e lo spreco consumistico fanno diventare dannosi.
GreenReport -L’enorme quantità di plastica recuperata dimostra che c’è un flusso invisibile di spazzatura che scorre attraverso la capitale della Gran Bretagna e che questo può rappresentare una seria minaccia per la fauna acquatica. I risultati, che sono stati pubblicati sul Marine Pollution Bulletin, evidenziano che questo torrente inquinato è preoccupante non solo per gli ecosistemi di tutto il fiume, ma anche per il Mare del Nord, nel quale sfocia il Tamigi. Utilizzando reti cinesi per la cattura di granchi, gli scienziati del Royal Holloway, dell’università di Londra e del Natural History Museum hanno raccolto rifiuti in un test durato tre mesi: hanno trovato più di 8.000 pezzi di plastica, un gran numero di pacchetti di sigarette, involucri e vaschette per alimentari, ma più di un quinto dei rifiuti era costituito da prodotti sanitari.
Uno degli autori dello studio, Dave Morritt, un biologo marino della Royal Holloway, sottolinea che «l’aspetto singolare dello studio è che queste reti, che erano originariamente progettate per intrappolare i pesci e granchi che si spostano lungo il letto del fiume, in modo che abbiamo potuto vedere che la maggior parte di questa spazzatura è nascosta sotto la superficie».
Lo spostamento subacqueo dei rifiuti può essere preso in considerazione per prevedere la quantità di inquinamento che entrare nei nostri fiumi e mari, non solo gli elementi che possiamo vedere in superficie e che vengono rigettati a riva. I potenziali impatti che tutto questo inquinamento nascosto potrebbe avere sulla fauna selvatica sono di vasta portata: non solo vengono colpite le specie che vivono dentro e intorno al fiume, ma anche quelle che vivono nei mari dove sfociano i fiumi.
I rifiuti raccolti durante lo studio sono solo una piccola istantanea del volume di rifiuti trasportati sott’acqua dal Tamigi. Era improbabile che i sacchetti di plastica e altri oggetti di grandi dimensioni rimanessero intrappolati nelle piccole reti cinesi per i granchi, quindi la vera portata del problema è ancora sconosciuta. Paul Clark, un ricercatore del Museo di Storia Naturale di Londra e co-autore dello studio, evidenzia che «tutti questi rifiuti, per lo più di plastica, erano nascosti sott’acqua: i londinesi probabilmente non si rendono conto che sono lì. La plastica può avere un impatto dannoso sulla vita sottomarina. Pezzi di grandi dimensioni possono intrappolare gli animali, ma i pezzi più piccoli possono essere inavvertitamente mangiati. Questa spazzatura si muove su e giù per il letto del fiume a seconda delle maree. Il movimento fa sì che i pezzi di plastica si frantumino in frammenti più piccoli. Questi sono abbastanza piccoli da essere mangiati anche dagli animali più piccoli, che sono a loro volta mangiati dai pesci più grandi e dagli uccelli. Una volta digerita, la plastica può rilasciare sostanze chimiche tossiche che vengono poi passate attraverso la catena alimentare. Queste sostanze chimiche tossiche, in dosi elevate, possono nuocere alla salute della fauna selvatica».
Gli scienziati chiariscono che non è la plastica in sé ad essere dannosa: sono le politiche sullo smaltimento, il riciclo e il riuso dei rifiuti (e i comportamenti dei consumatori) che vanno cambiati, per far in modo che nei fiumi e nei mari non finiscano più materiali che l’incuria e lo spreco consumistico fanno diventare dannosi.
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