martedì, gennaio 28, 2014
In Ucraina, segnali di distensione tra presidente Ianukovich e opposizioni. 

Radio Vaticana - Stamani, le dimissioni del primo ministro, Mikola Azarov, in vista di una soluzione pacifica delle tensioni di piazza in atto. Intanto la Rada, il Parlamento di Kiev riunto in seduta straordinaria, ha abolito le recenti leggi anti-protesta che avevano infiammato le contestazioni. Ma la crisi ucraina si sta realmente incanalando sulla via del dialogo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, esperto dell’area ex sovietica, inviato speciale del Corriere della Sera: ascolta

R. – Forse sì, ma non c’è da esserne troppo sicuri, perché l’Ucraina purtroppo più volte ci ha deluso da questo punto di vista: sembrava che i famosi tavoli di trattativa fossero avviati concretamente e poi di nuovo saltava tutto. L’offerta del presidente Yanukovich sembra indicare che questa sia la strada. La piazza chiedeva, però, le dimissioni dello stesso presidente e la convocazione di nuove elezioni. Su questo Yanukovich sembrava, almeno fino a ieri, non disposto a cedere. Quindi, bisognerà vedere se le pressioni internazionali, su tutte le parti in causa e anche sugli esponenti dell’opposizione, riusciranno a portare tutti a più miti consigli e quindi a evitare questa spaccatura che si sta rivelando veramente molto, molto pericolosa nel Paese.

D. – Andando ad analizzare l’opposizione: non si tratta più solo di europeisti, ma di un movimento al quale si sono uniti anche gruppi ultranazionalisti. C’è un rischio in questo?

R. – Diciamo che una cosa è il Paese e una cosa è la piazza. Il Paese è in parte favorevole all’Europa, in parte molto vicino alla Polonia e in altra parte è russofono e più vicino a Mosca. Poi in piazza si sono inseriti, finendo alla fine per dirottare questo movimento pacifico, gruppi ultranazionalisti, che sono gruppi filonazisti, razzisti, anticaucasici, antiimmigrati… Insomma, gruppi con i quali francamente credo che l’Europa non voglia avere assolutamente nulla a che fare. Questi movimenti contano molto nella piazza, ma non contano nulla nel Paese. E se domani si andasse alle elezioni, ci ritroveremmo di nuovo con il Partito delle regioni del presidente Yanukovich che, alla fine, risulterebbe essere nuovamente la formazione di maggioranza relativa e con una apposizione democratica, sempre frantumata, che sarebbe comunque minoranza.

D. – Dietro la crisi ucraina si nasconde un confronto tra Russia ed Europa?

R. – Sicuramente, non solo tra Russia ed Europa, ma anche tra Russia e Stati Uniti. La Russia certamente non ama avere la Nato e l’Unione Europea alle sue porte. Questi Paesi ex sovietici come l’Ucraina, la Georgia e parecchi altri invece vogliono smarcarsi il più possibile da Mosca e quindi guardano alla protezione europea, occidentale. Ma oggi la Russia ha molto di più da offrire a questi Paesi, perché controlla i rubinetti del gas e quindi ovviamente, per concedere degli sconti, per concedere dei finanziamenti, qualcosa in contropartita la chiede.


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