«Sul Pianeta Rosso non sfuggirete al giudizio di Allah». Mars One: «Cammineremo sulle orme di Ibn Battuta».
GreenReport - Ahmed Shaaban sul Khaleej Times dà notizia di una fatwa della General Authority of Islamic Affairs and Endowment (Gaiae), la massima autorità islamica degli Emirati Arabi Uniti (Eau) contro il viaggio di esseri umani verso Marte. Il consiglio del imam degli Eau, una specie della nostra Conferenza episcopale, ha stabilito che «Tale viaggio di sola andata presenta un rischio reale per la vita, che non può mai essere giustificato nell’Islam. C’è la possibilità che un individuo che viaggia verso il pianeta Marte possa non essere in grado di sopravvivere e che sia più vulnerabile alla morte». L’autorità islamica degli Emirati ha sottolineato che chi si imbarca su un’astronave per questo «Viaggio pericoloso», rischia di morire per nessuna «ragione giustificabile» e, quindi, sarà passibile di una «Punizione simile a quella del suicidio nell’Aldilà».
La commissione, presieduta da Farooq Hamada, noto per il suo integralismo, ha evidenziato che «Proteggere la vita contro tutti i possibili pericoli e mantenerla al sicuro è un tema su cui concordano tutte le religioni ed è chiaramente stabilito nel versetto 4/29 del Santo Corano: “E non uccidete voi stessi od altri. In verità Allah è infinitamente misericordioso». Un versetto usato spesso per condannare i kamikaze islamisti ma che la Gaiae questa volta brandisce contro la Mars One, una compagnia olandese che nell’aprile del 2013 ha invitato i volontari a volare sul Pianeta Rosso ed a costruirci una colonia, ma il problema è che ad oggi non esiste una tecnologia che consentirebbe un viaggio di ritorno da Marte alla Terra. La Mars One sta progettando di realizzare il primo di questi viaggi interplanetari già nel 2023 e poi di lanciare equipaggi umani ogni due anni, per stabilire una colonia umana permanente sul pianeta rosso.
Il Khaleej Times spiega che «I candidati devono avere un’età compresa tra i 18 ei 40 anni ed essere in buone condizioni fisiche. Devono pagare solo 38 dollari per il viaggio. Migliaia di volontari, tra i quali circa 500 sauditi ed altri arabi, hanno fatto richiesta per la missione che costa 6 miliardi di dollari».
La General Authority of Islamic Affairs and Endowment ha però un altro dubbio: alcuni musulmani potrebbero voler andare su Marte per sfuggire al giudizio ed alla punizione di Allah l’Onnipotente e avvertono con puntiglio: «Questa è una convinzione assolutamente infondata ed inaccettabile, perché nemmeno un atomo esula dalla competenza di Allah, il Creatore di tutto. Questo viene anche chiaramente sottolineato nel versetto 19 e 20/93 del Sacro Corano».
Shaikh Mohammed Al Ashmawy aggiunge che su questo non esiste discussione: «Allah l’Onnipotente ha detto nel versetto 2/195 nel Sacro Corano: non gettare voi stessi con le vostre mani nella distruzione».
Sheikh Mohammed Yusuf, imam della moschea di Amena, conclude: «La vita dell’uomo non è di sua proprietà, ma è creazione di Dio e quindi il suicidio è vietato in tutte le religioni e, naturalmente, dalla legge».
Mars One ha già avviato la selezione per gli astronauti, con l’intenzione di trasformare tutto, missione compresa, in un reality show tipo Grande Fratello nello spazio ed ha risposto alla fatwa (tutta pubblicità) con un comunicato stampa: «La missione di Mars One è quello di estendere a tutti gli esseri umani, compresi i musulmani, la possibilità di diventare il Neil Armstrong di Marte. Mars One non ha interessi politici o religiosi, ma auspica che questo grande onore sia à raggiungibile per chiunque nel mondo, non importa quale sia la sua religione o nazionalità».
Che a quelli di Mars One piaccia il rischio lo si vede dal fatto che per contrastare una fatwa di autorevolissimi imam si spingano a citare a loro volta versetti del Corano, ricordando che «Il mondo musulmano ha una ricca tradizione di esplorazione» e che il Corano «incoraggia i musulmani ad uscire fuori e vedere i segni della creazione di Dio nelle “cieli e in terra”. L’esempio più influente di questo è stato il viaggiatore musulmano marocchino, Ibn Battuta, che 1325-1355 ha viaggiato per 73 mila miglia, visitando l’equivalente di 44 Paesi moderni. Tra i paesi che Ibn Battuta visitò c’erano Russia, Afghanistan, India, Maldive, Indonesia, Vietnam, Filippine e Cina. I suoi viaggi, documentato nel suo famoso diario, Rihla, ci hanno insegnato di più sulle società medievale in quei Paesi che decine di altri testi storici messi insieme. In quel libro, ha scritto di aver visto i segni della creazione di Dio, ovunque si recò».
Mars One dice che la missione su Marte è una strada sulla quale nessuno ha mai camminato prima, ma che «I primi coloni cammineranno sulle orme di Ibn Battuta, Marco Polo, Neil Armstrong, od uno qualsiasi degli altri grandi esploratori della storia». Poi la compagnia olandese passa ad informare “rispettosamente” sugli elementi della missione che riducono i rischi: «Oggi, può sembrare estremamente pericoloso inviare uomini su Marte, ma gli esseri umani saranno preceduti da almeno 8 cargo. Veicoli robotici senza pilota prepareranno l’insediamento abitabile. Saranno prodotte acqua e un’atmosfera respirabile all’interno dell’habitat e l’insediamento sarà operativo per due anni, prima ancora che il primo equipaggio lasci la Terra. Ciascuna delle missioni cargo atterrerà con un sistema molto simile alla capsula da sbarco umano. Sarà realizzato un impressionante track record della tecnologia atterraggio prima di rischiare vite umane. Bisogna notare che il lander lunare non era mai stato testato sulla Luna prima che Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrassero con successo sulla Luna».
La spiegazione agli imam degli Eae continua: «Se possiamo essere così audaci: La Gaiae non dovrebbe analizzare il rischio, come lo percepiscono oggi. La Gaiae dovrebbe valutare il rischio potenziale per gli esseri umani, come se un avamposto abitabile senza equipaggio fosse pronto e in attesa su Marte. Solo quando è accertato che nell’avamposto non ci sarà rischio per vite umane sarà realizzato il piano di Mars One. Con il successo di 8 atterraggi consecutivi ed un insediamento abitabile attesi su Marte, la missione umana sarà esente da rischi? Certo che no. Ogni progresso richiede di prendere rischi, ma in questo caso il premio è “il prossimo passo da gigante per l’umanità”. Tale compenso vale certamente la pena dei rischi insiti in questa missione».
Per questo Mars One «Chiede rispettosamente alla Gaiae di annullare la Fatwa e farne la più grande Rihla, o viaggio, di tutti i tempi per tutti i musulmani. I musulmani potrebbero essere i primi a testimoniare i segni della creazione di Dio nei cieli, attingendo alla ricca cultura del viaggio e dell’esplorazione di primo Islam. La vita e il viaggio dei primi coloni di Marte ci diranno di più sul nostro posto nell’universo e di tutti gli altri esseri umani prima di noi. La fatwa vieta ai musulmani di andare su Marte, ma non di partecipare alla missione o Alla formazione per la missione del Mars One. Nei prossimi dieci anni, Mars One è aperto a lavorare con la Gaiae per valutare il rischio della missione, mente sarà in è costruzione l’insediamento senza pilota. Speriamo che prima della partenza del primo equipaggio, la Gaiae annullerà la Fatwa e sosterrà la missione Mars One. Come ha scritto Ibn Battuta: “il viaggio ti lascia senza parole, poi ti trasforma in un narratore».
Forse tutta questa energia religiosa e scientifica gli imam arabi e i business man spaziali olandesi farebbero bene a metterla sulla salvezza e conoscenza del nostro magnifico pianeta vivente blu, invece che nella polemica su una missione suicida nell’arido e morto pianeta rosso.
GreenReport - Ahmed Shaaban sul Khaleej Times dà notizia di una fatwa della General Authority of Islamic Affairs and Endowment (Gaiae), la massima autorità islamica degli Emirati Arabi Uniti (Eau) contro il viaggio di esseri umani verso Marte. Il consiglio del imam degli Eau, una specie della nostra Conferenza episcopale, ha stabilito che «Tale viaggio di sola andata presenta un rischio reale per la vita, che non può mai essere giustificato nell’Islam. C’è la possibilità che un individuo che viaggia verso il pianeta Marte possa non essere in grado di sopravvivere e che sia più vulnerabile alla morte». L’autorità islamica degli Emirati ha sottolineato che chi si imbarca su un’astronave per questo «Viaggio pericoloso», rischia di morire per nessuna «ragione giustificabile» e, quindi, sarà passibile di una «Punizione simile a quella del suicidio nell’Aldilà».
La commissione, presieduta da Farooq Hamada, noto per il suo integralismo, ha evidenziato che «Proteggere la vita contro tutti i possibili pericoli e mantenerla al sicuro è un tema su cui concordano tutte le religioni ed è chiaramente stabilito nel versetto 4/29 del Santo Corano: “E non uccidete voi stessi od altri. In verità Allah è infinitamente misericordioso». Un versetto usato spesso per condannare i kamikaze islamisti ma che la Gaiae questa volta brandisce contro la Mars One, una compagnia olandese che nell’aprile del 2013 ha invitato i volontari a volare sul Pianeta Rosso ed a costruirci una colonia, ma il problema è che ad oggi non esiste una tecnologia che consentirebbe un viaggio di ritorno da Marte alla Terra. La Mars One sta progettando di realizzare il primo di questi viaggi interplanetari già nel 2023 e poi di lanciare equipaggi umani ogni due anni, per stabilire una colonia umana permanente sul pianeta rosso.
Il Khaleej Times spiega che «I candidati devono avere un’età compresa tra i 18 ei 40 anni ed essere in buone condizioni fisiche. Devono pagare solo 38 dollari per il viaggio. Migliaia di volontari, tra i quali circa 500 sauditi ed altri arabi, hanno fatto richiesta per la missione che costa 6 miliardi di dollari».
La General Authority of Islamic Affairs and Endowment ha però un altro dubbio: alcuni musulmani potrebbero voler andare su Marte per sfuggire al giudizio ed alla punizione di Allah l’Onnipotente e avvertono con puntiglio: «Questa è una convinzione assolutamente infondata ed inaccettabile, perché nemmeno un atomo esula dalla competenza di Allah, il Creatore di tutto. Questo viene anche chiaramente sottolineato nel versetto 19 e 20/93 del Sacro Corano».
Shaikh Mohammed Al Ashmawy aggiunge che su questo non esiste discussione: «Allah l’Onnipotente ha detto nel versetto 2/195 nel Sacro Corano: non gettare voi stessi con le vostre mani nella distruzione».
Sheikh Mohammed Yusuf, imam della moschea di Amena, conclude: «La vita dell’uomo non è di sua proprietà, ma è creazione di Dio e quindi il suicidio è vietato in tutte le religioni e, naturalmente, dalla legge».
Mars One ha già avviato la selezione per gli astronauti, con l’intenzione di trasformare tutto, missione compresa, in un reality show tipo Grande Fratello nello spazio ed ha risposto alla fatwa (tutta pubblicità) con un comunicato stampa: «La missione di Mars One è quello di estendere a tutti gli esseri umani, compresi i musulmani, la possibilità di diventare il Neil Armstrong di Marte. Mars One non ha interessi politici o religiosi, ma auspica che questo grande onore sia à raggiungibile per chiunque nel mondo, non importa quale sia la sua religione o nazionalità».
Che a quelli di Mars One piaccia il rischio lo si vede dal fatto che per contrastare una fatwa di autorevolissimi imam si spingano a citare a loro volta versetti del Corano, ricordando che «Il mondo musulmano ha una ricca tradizione di esplorazione» e che il Corano «incoraggia i musulmani ad uscire fuori e vedere i segni della creazione di Dio nelle “cieli e in terra”. L’esempio più influente di questo è stato il viaggiatore musulmano marocchino, Ibn Battuta, che 1325-1355 ha viaggiato per 73 mila miglia, visitando l’equivalente di 44 Paesi moderni. Tra i paesi che Ibn Battuta visitò c’erano Russia, Afghanistan, India, Maldive, Indonesia, Vietnam, Filippine e Cina. I suoi viaggi, documentato nel suo famoso diario, Rihla, ci hanno insegnato di più sulle società medievale in quei Paesi che decine di altri testi storici messi insieme. In quel libro, ha scritto di aver visto i segni della creazione di Dio, ovunque si recò».
Mars One dice che la missione su Marte è una strada sulla quale nessuno ha mai camminato prima, ma che «I primi coloni cammineranno sulle orme di Ibn Battuta, Marco Polo, Neil Armstrong, od uno qualsiasi degli altri grandi esploratori della storia». Poi la compagnia olandese passa ad informare “rispettosamente” sugli elementi della missione che riducono i rischi: «Oggi, può sembrare estremamente pericoloso inviare uomini su Marte, ma gli esseri umani saranno preceduti da almeno 8 cargo. Veicoli robotici senza pilota prepareranno l’insediamento abitabile. Saranno prodotte acqua e un’atmosfera respirabile all’interno dell’habitat e l’insediamento sarà operativo per due anni, prima ancora che il primo equipaggio lasci la Terra. Ciascuna delle missioni cargo atterrerà con un sistema molto simile alla capsula da sbarco umano. Sarà realizzato un impressionante track record della tecnologia atterraggio prima di rischiare vite umane. Bisogna notare che il lander lunare non era mai stato testato sulla Luna prima che Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrassero con successo sulla Luna».
La spiegazione agli imam degli Eae continua: «Se possiamo essere così audaci: La Gaiae non dovrebbe analizzare il rischio, come lo percepiscono oggi. La Gaiae dovrebbe valutare il rischio potenziale per gli esseri umani, come se un avamposto abitabile senza equipaggio fosse pronto e in attesa su Marte. Solo quando è accertato che nell’avamposto non ci sarà rischio per vite umane sarà realizzato il piano di Mars One. Con il successo di 8 atterraggi consecutivi ed un insediamento abitabile attesi su Marte, la missione umana sarà esente da rischi? Certo che no. Ogni progresso richiede di prendere rischi, ma in questo caso il premio è “il prossimo passo da gigante per l’umanità”. Tale compenso vale certamente la pena dei rischi insiti in questa missione».
Per questo Mars One «Chiede rispettosamente alla Gaiae di annullare la Fatwa e farne la più grande Rihla, o viaggio, di tutti i tempi per tutti i musulmani. I musulmani potrebbero essere i primi a testimoniare i segni della creazione di Dio nei cieli, attingendo alla ricca cultura del viaggio e dell’esplorazione di primo Islam. La vita e il viaggio dei primi coloni di Marte ci diranno di più sul nostro posto nell’universo e di tutti gli altri esseri umani prima di noi. La fatwa vieta ai musulmani di andare su Marte, ma non di partecipare alla missione o Alla formazione per la missione del Mars One. Nei prossimi dieci anni, Mars One è aperto a lavorare con la Gaiae per valutare il rischio della missione, mente sarà in è costruzione l’insediamento senza pilota. Speriamo che prima della partenza del primo equipaggio, la Gaiae annullerà la Fatwa e sosterrà la missione Mars One. Come ha scritto Ibn Battuta: “il viaggio ti lascia senza parole, poi ti trasforma in un narratore».
Forse tutta questa energia religiosa e scientifica gli imam arabi e i business man spaziali olandesi farebbero bene a metterla sulla salvezza e conoscenza del nostro magnifico pianeta vivente blu, invece che nella polemica su una missione suicida nell’arido e morto pianeta rosso.
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