Lotta a burocrazia e taglio cuneo fiscale vero. Obiettivo 165 si.
Roma (WSI) - Il premier Renzi al primo appuntamento con i numeri in Senato, dove salvo sorprese dovrebbe incassare la fiducia. Nel discorso di insediamento che il premier leggerà a Palazzo Madama, la road map del nuovo esecutivo; lotta alla burocrazia, un "serio" taglio al cuneo fiscale e soprattutto priorità al lavoro. Sui temi che riguardano l'Europa, il premier ha discusso ieri in una telefonata con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Una conversazione fa sapere Palazzo Chigi su "relazioni tra Italia e Germania, alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo, e il comune impegno nel processo europeo". Ad animare le ultime ore alla vigilia del voto è comunque il dibattito sul cuneo fiscale, dopo l'intervista rilasciata dal sottosegretario Graziano Delrio a "In 1/2 Ora". Parole che hanno scatenato reazioni anche all'interno della maggioranza, tanto che in serata un comunicato di palazzo Chigi assicura che "non è prevista nè ci sarà nessuna nuova tassa".
Delrio: aumento delle imposte sui sui Bot. Renzi: nessuna nuova tassa "L'orizzonte del governo è quello di una riduzione della pressione fiscale" si legge nella nota che raffredda le tensioni dopo le dichiarazioni di Delrio. Il sottosegretario ai microfoni di Lucia Annunziata aveva ipotizzato possibili aumenti dei prelievi sui Buoni del Tesoro, pur escludendo l'ipotesi di una nuova patrimoniale. Un "innalzamento delle imposte sulle rendite finanziare -spiega Delrio - in linea con gli standard europei al 25%". Parole cui aveva immediatamente risposto il presidente del Nuovo Centro Destra renato Schifani: "Sono convinto che, nel campo della politica economica, non si possa più procedere con il fallimentare sistema di un aumento ulteriore della pressione fiscale. Neanche per soddisfare esigenze improrogabili, come la riduzione del costo del lavoro".
"Niente annunci spot ma visione alta e concretezza da sindaci"
Nel discorso cui Renzi lavora domenica, fino a tarda sera, tutte le priorità del nuovo esecutivo: La pressione fiscale ("Ho sempre ridotto le tasse, da amministratore"), l'economia digitale ("Resterete sorpresi"), la giustizia ("Sul tavolo il dossier di Gratteri"), la spending review, naturalmente le riforme (stop ai decreti omnibus) e anche il conflitto d'interessi. E poi, un cambio radicale della burocrazia: "Madre di tutte le battaglie". Nell'intervista a "In 1/2 ora" Graziano Delrio afferma "C'è moltissimo efficientamento da fare". Il che vuol non dire, rassicura, licenziare gli statali, perché il Paese "non se lo può permettere", bensì "convertire il lavoro inutile". E anche mettere un tetto agli stipendi dei dirigenti dello Stato e delle aziende pubbliche.
I voti al senato: i sì stimati a quota 175
La maggioranza assoluta dell'Assemblea, che a Palazzo Madama conta 320 inquilini, ammonta a 161 voti, anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza dei votanti. Il gruppo del Pd, il più corposo, può contare su 107 senatori , ai quali vanno aggiunti i 31 di Ncd, gli 8 di Scelta civica (compreso Monti), i 12 di Per l'Italia e i 12 del Gruppo delle Autonomie linguistiche. A questi voti si aggiungeranno quelli degli altri due senatori a vita, Ciampi e Piano, che siedono nel Misto, e forse quelli di tre senatori espulsi da M5s che hanno già votato la fiducia al governo Letta: Fabiola Anitori, Paola De Pin e Marino Mastrangeli. Stando a questi numeri Renzi potrebbe contare, al netto di possibili assenze, su 175 voti favorevoli: 14 in più della maggioranza assoluta.
(RaiNews24)
Roma (WSI) - Il premier Renzi al primo appuntamento con i numeri in Senato, dove salvo sorprese dovrebbe incassare la fiducia. Nel discorso di insediamento che il premier leggerà a Palazzo Madama, la road map del nuovo esecutivo; lotta alla burocrazia, un "serio" taglio al cuneo fiscale e soprattutto priorità al lavoro. Sui temi che riguardano l'Europa, il premier ha discusso ieri in una telefonata con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Una conversazione fa sapere Palazzo Chigi su "relazioni tra Italia e Germania, alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo, e il comune impegno nel processo europeo". Ad animare le ultime ore alla vigilia del voto è comunque il dibattito sul cuneo fiscale, dopo l'intervista rilasciata dal sottosegretario Graziano Delrio a "In 1/2 Ora". Parole che hanno scatenato reazioni anche all'interno della maggioranza, tanto che in serata un comunicato di palazzo Chigi assicura che "non è prevista nè ci sarà nessuna nuova tassa".
Delrio: aumento delle imposte sui sui Bot. Renzi: nessuna nuova tassa "L'orizzonte del governo è quello di una riduzione della pressione fiscale" si legge nella nota che raffredda le tensioni dopo le dichiarazioni di Delrio. Il sottosegretario ai microfoni di Lucia Annunziata aveva ipotizzato possibili aumenti dei prelievi sui Buoni del Tesoro, pur escludendo l'ipotesi di una nuova patrimoniale. Un "innalzamento delle imposte sulle rendite finanziare -spiega Delrio - in linea con gli standard europei al 25%". Parole cui aveva immediatamente risposto il presidente del Nuovo Centro Destra renato Schifani: "Sono convinto che, nel campo della politica economica, non si possa più procedere con il fallimentare sistema di un aumento ulteriore della pressione fiscale. Neanche per soddisfare esigenze improrogabili, come la riduzione del costo del lavoro".
"Niente annunci spot ma visione alta e concretezza da sindaci"
Nel discorso cui Renzi lavora domenica, fino a tarda sera, tutte le priorità del nuovo esecutivo: La pressione fiscale ("Ho sempre ridotto le tasse, da amministratore"), l'economia digitale ("Resterete sorpresi"), la giustizia ("Sul tavolo il dossier di Gratteri"), la spending review, naturalmente le riforme (stop ai decreti omnibus) e anche il conflitto d'interessi. E poi, un cambio radicale della burocrazia: "Madre di tutte le battaglie". Nell'intervista a "In 1/2 ora" Graziano Delrio afferma "C'è moltissimo efficientamento da fare". Il che vuol non dire, rassicura, licenziare gli statali, perché il Paese "non se lo può permettere", bensì "convertire il lavoro inutile". E anche mettere un tetto agli stipendi dei dirigenti dello Stato e delle aziende pubbliche.
I voti al senato: i sì stimati a quota 175
La maggioranza assoluta dell'Assemblea, che a Palazzo Madama conta 320 inquilini, ammonta a 161 voti, anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza dei votanti. Il gruppo del Pd, il più corposo, può contare su 107 senatori , ai quali vanno aggiunti i 31 di Ncd, gli 8 di Scelta civica (compreso Monti), i 12 di Per l'Italia e i 12 del Gruppo delle Autonomie linguistiche. A questi voti si aggiungeranno quelli degli altri due senatori a vita, Ciampi e Piano, che siedono nel Misto, e forse quelli di tre senatori espulsi da M5s che hanno già votato la fiducia al governo Letta: Fabiola Anitori, Paola De Pin e Marino Mastrangeli. Stando a questi numeri Renzi potrebbe contare, al netto di possibili assenze, su 175 voti favorevoli: 14 in più della maggioranza assoluta.
(RaiNews24)
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