sabato, febbraio 08, 2014
Il nucleare al centro delle elezioni locali in Giappone. 

di Umberto Mazzantini

GreenReport - A quasi tre anni dal terremoto/tsunami e dal disastro nucleare di Fukushima Daiichi iniziato l’11 marzo 2011 e non ancora messo sotto controllo, la prefettura locale ha annunciato che vuole diventare totalmente rinnovabile entro il 2040. Il governatore della prefettura, Yuhei Sato, ha appena respinto il piano del governo centrale giapponese che proponeva di realizzare nel territorio di Fukushima tra depositi temporanei delle scorie altamente radioattive della centrale nucleare, dicendosi disponibile a discutere su due siti e non sui tre proposti da Tokyo, che ha chiesto di occupare ben 19 Km2 nelle municipalità di Okuma, Futaba e Naraha.

Proprio Naraha si era categoricamente rifiutata di accettare un deposito provvisorio di scorie altamente radioattive perché la municipalità ha detto che sta preparando il ritorno dei residenti in città, dopo che il governo l’ha designata tra le aree dove il livello di radioattività è relativamente basso. Sato ha detto che il piano del governo va completamente rivisto e che discuterà un piano alternativo per lo stoccaggio delle scorie nucleari con i sindaci dei municipi intorno all’area della centrale nucleare di Fukushima Daiichi.

Le grosse e continue grane di Fukushima Daiichi, dove governo e Tokyo electric power company (Tepco) sembrano impantanati nella melma nucleare, hanno fatto riprendere forza alla discussione sul nucleare che il premier giapponese Shinzo Abe era riuscito a tenere sottotono nelle passate tornate elettorali. Secondo EnergyMarketPrice l’idea di rendere la prefettura di Fukushima tutta “rinnovabile” «Viene vista come un passo positivo per abbracciare le energie rinnovabili in Giappone, dove il governo rimane comunque a favore del nucleare, nonostante un sondaggio abbia rilevato che il 53% dei giapponesi vuole vedere eliminato il nucleare gradualmente, mentre gli altri 23% lo vogliono eliminato subito dal mix energetico. Dopo l’incidente, il Giappone ha dovuto chiudere 50 dei suoi reattori nucleari, che ha costretto il governo a passare ad altre fonti di energia . Attualmente, l’industria solare del Giappone ha registrato un grande successo, in gran parte dovuto agli incentivi governativi. Un altro importante progetto rinnovabile è il Renewable Energy Village (Rev) con circa 120 pannelli solari la cui generazione combinata di energia è pari a 30 kilowatt, mentre nei mesi a venire i pannelli fotovoltaici che sono stati finora installati dovrebbero essere accompagnati da diverse turbine eoliche. Allo stato attuale, Fukushima trae il 22% della sua energia primaria dalle fonti rinnovabili».

A quanto pare questa volta neanche le polemiche nazionaliste di Abe con Cina e Corea del sud riusciranno a fare in modo che l’energia nucleare non sia al centro delle prossime elezioni locali in Giappone, soprattutto a Tokyo dove due dei principali candidati a governatore, l’ex premier Morihiro Hosokawa e Kenji Utsunomiya, candidato del Partito comunista giapponese e del partito socialdemocratico sono dichiaratamente anti-nucleari. Hosokawa ha il pesantissimo sostegno di Junichiro Koizumi, l’ex popolarissimo primo ministro che è uno dei più pentiti tra gli ex nuclearisti. I sondaggi danno però in testa Yoichi Masuzoe, ex ministro del welfare e sostenuto dal Partito liberaldemocratico e del New Komeito che formano la coalizione di governo, che ha detto che «Il Giappone deve ridurre la propria dipendenza dall’energia nucleare nel lungo periodo, ma non può farne a meno immediatamente».

Ma già ora un terzo delle amministrazioni locali giapponesi ha chiesto che il Giappone esca dal nucleare. Dopo la tragedia di Fukushima Daiichi, il nucleare è stato sostituito da petrolio, carbone e gas, quindi anche il governo nazionale ha dovuto fare qualcosa per incrementare la produzione di energie rinnovabili, a cominciare dalle tariffe agevolate per il fotovoltaico. Il problema per il governo nuclearista giapponese è che questo ha aperto una falla in quello che sembrava il suo immutabile sistema energetico e il boom post-Fukusmima Daiichi delle rinnovabili, insieme a cospicui investimenti esteri nel settore, ha fatto salire rapidamente il Giappone nell’esclusivo club dei Paesi con più di 10 Gigawatt di energia solare installati, preceduto solo da Germania, Italia, Cina ed Usa.

CleanEnergy Footprints spiega che l’impatto politico sul Giappone è dovuto anche alla crisi del nucleare a livello mondiale, dove la quota dell’energia elettrica nucleare nel 2012 era scesa al 10% ed arrivava a solo il 4,5% di produzione di energia primaria globale commerciale, calando al livello del 1984. Un flop dovuto alla chiusura non solo delle centrali nucleari giapponesi, ma anche di reattori statunitensi come San Onofre, in California, Kewaunee in Wisconsin e Crystal River 3 in Florida. Lo stesso World Nuclear Industry Status report of 2013 dice che il nucleare nel mondo d sta inv contrando sempre più difficoltà a trovare siti per costruire nuove centrali sempre più costose da realizzare e gestire e soprattutto per smaltire le scorie nucleari. Ma CleanEnergy Footprints sottolinea un paradosso: «Nonostante questo declino globale, ci sono quasi 30 nazioni che stanno prendendo in considerazione o perseguono nuovi programmi nucleari».

Mentre Abe appare sempre più sulla difensiva, anche perché le promesse di “bloccare” le conseguenze del disastro nucleare di Fukushima Daiichi si stanno rivelando irrealizzabili, il Giappone (e non solo) ha la grande opportunità di imparare dagli errori del passato per andare verso scelte energetiche davvero pulite, sicure e puntare risolutamente al risparmio energetico, che è il contrario del modello che aveva imposto al paese la potentissima lobby del nucleare che condiziona ancora fortemente il Partito liberaldemocratico. «Se non ora, quando? – conclude CleanEnergy Footprints E se no, perché no? Questo devastante incidente non ha dimostrato chiaramente i pericoli di mettere la maggior parte delle proprie uova nel paniere nucleare?».


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