La grande tristezza di piazza Indipendenza a Kiev.
In quest'articolo dovrei parlarvi dell'Ucraina ma porto un terribile disagio, una sofferenza. Ho visionato una grande quantità di documenti che sono riuscito a reperire. Sono ore passate a leggere, a esaminare decine di video... fino al mal di stomaco per la crudezza di certe immagini. Poi ho letto ed ascoltato le minacce dei leader Europei, le sanzioni che già arrivano, la requisizione dei beni a membri del governo del premier Yanukovich , le energiche proteste della Russia
.
Ho guardato piazza Indipendenza, la devastazione, i dimostranti che sparano, la polizia che spara: ho provato sconforto, tristezza. Infine, per essere 'obiettivo' , per informarmi, ho visto anche la Tv italiana. Vi confido che non guardo quasi più la televisione da un pezzo: i tiggì semplificano la realtà banalizzandola. In qualsiasi vicenda politica o di cronaca raccontata, c'è un 'rumore di fondo' che copre qualunque fatto di cronaca, è qualcosa di monotono ed uguale, impalpabile ma tangibile: erige come un muro che fa rimanere alla superficie ed impedisce di cogliere il punto dei fatti raccontati, di assimilare, di maturare, di prendere più coscienza di un dato avvenimento. La realtà viene rappresentata in un modo che la soffoca, che impedisce di cogliere facilmente il punto cruciale delle questioni trattate: si è alla continua ricerca del colpevole .. e fine della storia. Così nelle cronache di guerra della Siria, dell'Ucraina c'è qualcosa di più assurdo e disorientante delle morti: è puntare il dito sul colpevole senza mai dare ragione dell'assurdità di quelle morti e voce ai protagonisti. Eppure molti giornalisti sono lì, raccontano, fotografano, affrontano gli stessi disagi e pericoli dei combattenti; rischiano di morire, di essere rapiti... ma non dicono la verità, non la colgono. Il vero bisogno umano nessuno lo dice, nessuno lo sfiora... I buoni sono interessati solo a fare giustizia. Sì, è questo che mi confonde: i politici, i giornalisti, i pianificatori della nostra vita, i censori dell'omofobia, i difensori dei diritti umani sono sempre alla ricerca del colpevole. E trovatolo, 'ti mette a posto' ma non cambia niente. Sì, il vero bisogno umano nessuno lo lambisce, nessuno lo sostiene.
La maggior parte degli italiani non ha conosciuto la guerra e la guerra civile. Solo i vecchi ricordano cosa vuol dire le pene di un paese distrutto. Una volta eliminato 'il colpevole', il problema resta: da che cosa si riparte? I nostri padri hanno ricominciato innanzitutto con il desiderio che non riaccadesse la guerra come soluzione. Pensando alla vicenda siriana che seguo da tre anni, agli amici siriani che ho conosciuto in questo percorso, mi chiedo cosa conta per noi: affermare qualcosa di positivo o la ricerca di un sistema che ci salvi e che ci faccia liberi? Ed allora guardando le immagini provenienti dall'Ucraina, che hanno così tante analogie con i primi giorni della rivolta siriana, mi sono chiesto: tutto questo può portare veramente maggiore libertà? Davvero crediamo che l'unione Europea può rispondere all'esigenza di verità, di felicità, di bellezza sconfitte in piazza dell'Indipendenza a Kiev? Ed un greco è meno felice di un tedesco? Ed un profugo siriano che ha perduto casa perché qualcuno gliel'ha distrutta 'per la sua felicità', ha meno possibilità di essere felice?
E' allora che ho pensato a Kolbe che nel campo di sterminio di Auschwitz, diede la sua vita per altri che non conosceva. In un luogo di morte come Auschwitz Kolbe guardò il bisogno dell'altro come un bisogno proprio. E con la sua vita cambiò la vita di alcuni. Per quegli uomini salvati è stata l'esperienza di essere abbracciati e scoprire Dio che si è fatto compagnia all'uomo " è come ombra che mi copre è sta alla mia destra", dice il salmo. Se uno ti guarda come Kolbe ha guardato quegli uomini che ha sottratto alla morte certa, ti costringe nella vita a stare ad un certo livello; preferisci stare zitto per ore piuttosto che distrarti dal bisogno del tuo cuore. E poi, successivamente, cosa avrà contraddistinto quegli uomini, nella vita? Senz'altro è la gratitudine e quel volto che ha pregato tutto il tempo prima di morire. E' passare il resto dei loro giorni con un senso, il voler scoprire e approfondire quella libertà offerta, quella coscienza nuova che non c'era e c'è ancora. Ed allora mi sono chiesto: come dovrebbero guardarsi quegli uomini a piazza Indipendenza di Kiev?
100 morti, migliaia di feriti, abusi da entrambi le parti, torture. L'inconsistenza della posizione degli stati che vogliono spartire il mondo in macro-regioni è tangibile. In particolare, l'Occidente si sente investito del 'diritto di proteggere' : è la nuova dottrina, la parola d'ordine senza la quale non si prescinde. Per far questo si esacerbando certe situazioni di conflitto sociale e per 'fare giustizia' si armano i più violenti. Tutti ricorderemo il segretario di stato Hillary Clinton che appreso dell'uccisone di Gheddafi, ha detto: "Siamo venuti, abbiamo visto e lui ( Gheddafi) è morto"; la pretesa di avere la risposta in tasca, di portare un 'nuovo mondo' comincia e finisce così.
Ma un atteggiamento del genere è falso, non mi corrisponde: bisogna essere adeguati alla statura della vita, altrimenti si distrugge tutto. Quando si tratta della felicità degli uomini sono le domande che 'aprono', non la pretesa di mettere in campo le 'giuste' strategie. E lo vediamo: è certo che la realtà non viene cambiata con le sanzioni o con il caos e la violenza. Solo uno sguardo aperto sul reale è capace di riconoscere i bisogni e venirgli così incontro. Non si porta con le rivoluzioni una giustizia che non si possiede: nel fuoco di piazza Maiden che avvolge buoni e cattivi nel dolore, dov'è la libertà? I poliziotti uccisi non erano migliori né peggiori dei manifestanti morti.
Certo sempre le violenze partono da dati oggettivi di corruzione della classe politica e di malessere dei cittadini. Tuttavia, in questi giorni di confusione, c'è un fatto di cronaca risalente all'inizio di febbraio: rivela l'approccio non sincero adottato in questi anni di crisi economica da Europa e USA.
Si tratta di un video che è circolato su youtube: è la registrazione di una telefonata (diffusa dai servizi segreti russi) riconosciuta dai diretti interessati autentica. A parlare sono Victoria Nuland, principale consigliera in materia di politica estera di Dick Cheney (e attuale vice di John Kerry), e l’ambasciatore Usa in Ucraina Goffrey Pyatt. Nella conversazione i due sostanzialmente cercano di mettere a punto la migliore strategia da imporre all'opposizione ucraina. Tradotto: 'a tavolino' decidono come liquidare il governo ucraino e far saltare l'accordo con la Russia. Peccato che i nostri media nazionali hanno stigmatizzato il 'vaffa...' che la Nuland ha rivolto al 'servo sciocco' (l'Unione Europea), e poi le reazioni offese dei leader europei e le scuse della Nuland.. ma hanno inspiegabilmente tralasciato il dato più rilevante: USA e UE hanno alimentato e sospinto la protesta più violenta verso il punto di 'non ritorno'.
Cari 'potenti', nessuno vi può più ostacolare nel rendere il mondo una rovina...ma evitateci di dirci ancora che è per far trionfare la democrazia e la giustizia...
In quest'articolo dovrei parlarvi dell'Ucraina ma porto un terribile disagio, una sofferenza. Ho visionato una grande quantità di documenti che sono riuscito a reperire. Sono ore passate a leggere, a esaminare decine di video... fino al mal di stomaco per la crudezza di certe immagini. Poi ho letto ed ascoltato le minacce dei leader Europei, le sanzioni che già arrivano, la requisizione dei beni a membri del governo del premier Yanukovich , le energiche proteste della Russia
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Ho guardato piazza Indipendenza, la devastazione, i dimostranti che sparano, la polizia che spara: ho provato sconforto, tristezza. Infine, per essere 'obiettivo' , per informarmi, ho visto anche la Tv italiana. Vi confido che non guardo quasi più la televisione da un pezzo: i tiggì semplificano la realtà banalizzandola. In qualsiasi vicenda politica o di cronaca raccontata, c'è un 'rumore di fondo' che copre qualunque fatto di cronaca, è qualcosa di monotono ed uguale, impalpabile ma tangibile: erige come un muro che fa rimanere alla superficie ed impedisce di cogliere il punto dei fatti raccontati, di assimilare, di maturare, di prendere più coscienza di un dato avvenimento. La realtà viene rappresentata in un modo che la soffoca, che impedisce di cogliere facilmente il punto cruciale delle questioni trattate: si è alla continua ricerca del colpevole .. e fine della storia. Così nelle cronache di guerra della Siria, dell'Ucraina c'è qualcosa di più assurdo e disorientante delle morti: è puntare il dito sul colpevole senza mai dare ragione dell'assurdità di quelle morti e voce ai protagonisti. Eppure molti giornalisti sono lì, raccontano, fotografano, affrontano gli stessi disagi e pericoli dei combattenti; rischiano di morire, di essere rapiti... ma non dicono la verità, non la colgono. Il vero bisogno umano nessuno lo dice, nessuno lo sfiora... I buoni sono interessati solo a fare giustizia. Sì, è questo che mi confonde: i politici, i giornalisti, i pianificatori della nostra vita, i censori dell'omofobia, i difensori dei diritti umani sono sempre alla ricerca del colpevole. E trovatolo, 'ti mette a posto' ma non cambia niente. Sì, il vero bisogno umano nessuno lo lambisce, nessuno lo sostiene.
La maggior parte degli italiani non ha conosciuto la guerra e la guerra civile. Solo i vecchi ricordano cosa vuol dire le pene di un paese distrutto. Una volta eliminato 'il colpevole', il problema resta: da che cosa si riparte? I nostri padri hanno ricominciato innanzitutto con il desiderio che non riaccadesse la guerra come soluzione. Pensando alla vicenda siriana che seguo da tre anni, agli amici siriani che ho conosciuto in questo percorso, mi chiedo cosa conta per noi: affermare qualcosa di positivo o la ricerca di un sistema che ci salvi e che ci faccia liberi? Ed allora guardando le immagini provenienti dall'Ucraina, che hanno così tante analogie con i primi giorni della rivolta siriana, mi sono chiesto: tutto questo può portare veramente maggiore libertà? Davvero crediamo che l'unione Europea può rispondere all'esigenza di verità, di felicità, di bellezza sconfitte in piazza dell'Indipendenza a Kiev? Ed un greco è meno felice di un tedesco? Ed un profugo siriano che ha perduto casa perché qualcuno gliel'ha distrutta 'per la sua felicità', ha meno possibilità di essere felice?
E' allora che ho pensato a Kolbe che nel campo di sterminio di Auschwitz, diede la sua vita per altri che non conosceva. In un luogo di morte come Auschwitz Kolbe guardò il bisogno dell'altro come un bisogno proprio. E con la sua vita cambiò la vita di alcuni. Per quegli uomini salvati è stata l'esperienza di essere abbracciati e scoprire Dio che si è fatto compagnia all'uomo " è come ombra che mi copre è sta alla mia destra", dice il salmo. Se uno ti guarda come Kolbe ha guardato quegli uomini che ha sottratto alla morte certa, ti costringe nella vita a stare ad un certo livello; preferisci stare zitto per ore piuttosto che distrarti dal bisogno del tuo cuore. E poi, successivamente, cosa avrà contraddistinto quegli uomini, nella vita? Senz'altro è la gratitudine e quel volto che ha pregato tutto il tempo prima di morire. E' passare il resto dei loro giorni con un senso, il voler scoprire e approfondire quella libertà offerta, quella coscienza nuova che non c'era e c'è ancora. Ed allora mi sono chiesto: come dovrebbero guardarsi quegli uomini a piazza Indipendenza di Kiev?
100 morti, migliaia di feriti, abusi da entrambi le parti, torture. L'inconsistenza della posizione degli stati che vogliono spartire il mondo in macro-regioni è tangibile. In particolare, l'Occidente si sente investito del 'diritto di proteggere' : è la nuova dottrina, la parola d'ordine senza la quale non si prescinde. Per far questo si esacerbando certe situazioni di conflitto sociale e per 'fare giustizia' si armano i più violenti. Tutti ricorderemo il segretario di stato Hillary Clinton che appreso dell'uccisone di Gheddafi, ha detto: "Siamo venuti, abbiamo visto e lui ( Gheddafi) è morto"; la pretesa di avere la risposta in tasca, di portare un 'nuovo mondo' comincia e finisce così.
Ma un atteggiamento del genere è falso, non mi corrisponde: bisogna essere adeguati alla statura della vita, altrimenti si distrugge tutto. Quando si tratta della felicità degli uomini sono le domande che 'aprono', non la pretesa di mettere in campo le 'giuste' strategie. E lo vediamo: è certo che la realtà non viene cambiata con le sanzioni o con il caos e la violenza. Solo uno sguardo aperto sul reale è capace di riconoscere i bisogni e venirgli così incontro. Non si porta con le rivoluzioni una giustizia che non si possiede: nel fuoco di piazza Maiden che avvolge buoni e cattivi nel dolore, dov'è la libertà? I poliziotti uccisi non erano migliori né peggiori dei manifestanti morti.
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