Lunedi 24 marzo saranno 70 anni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine. Una strage nazista, che divenne l’evento simbolo dell’occupazione nazista di Roma. Questa mattina, il ricordo in un convegno al Senato a cui sono intervenuti anche parenti delle vittime. Alessandro Guarasci: ascolta
Radio Vaticana - Ogni romano, almeno una volta nella sua vita, è stato alle Fosse Ardeatine. Era il 24 marzo del ’44 quando, per rappresaglia a un attentato dei partigiani in via Rasella, i nazisti uccisero 335 persone nelle cave di pozzolana sulla via Ardeatina. Gente comune, antifascisti, ebrei. Ed oggi c’è ancora chi vive quei momenti come una ferita aperta. E’ il caso di Rosetta Stame, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ricorda l’incontro col padre in prigione prima della morte.
“Quando un padre, prendendomi sulle ginocchia, alla sua bambina che gli chiede: ‘ma perché stai in questo posto terribile?’ risponde : “Io sto qui perché tutti i bambini come te possano vivere in un mondo libero, giusto e di pace!” Ditemi voi se posso stare indietro?".
Per il presidente del Senato Piero Grasso, anche 70 anni dopo, bisogna ancora vigilare:
"Penso in particolare alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni; alla crisi dei partiti; al sentimento antieuropeista che purtroppo si diffonde; ai rigurgiti razzisti e antisemiti, che meritano soltanto il nostro sdegno”.
Riccardo Pacifici, a capo della Comunità ebraica di Roma, chiede di fare luce sul passato. Ad esempio chi fece fuggire dall’ospedale del Celio, uno dei responsabili della strage, il comandante della Gestapo Herbert Kappler? Ma bisogna anche guardare avanti, introducendo anche in Italia il reato di negazionismo.
“L’Italia è inadempiente di fronte al Protocollo europeo di Budapest del 2008, che imponeva ai Paesi membri di aderire entro 24 mesi - dal 2008 - e di introdurre il reato di negazionismo, come hanno già fatto altri 14 Paesi europei. Quindi non saremmo nemmeno i capofila di questo tipo di battaglia”.
Un monito per tanti, soprattutto per i più giovani che non hanno conosciuto gli anni bui del fascismo.
Radio Vaticana - Ogni romano, almeno una volta nella sua vita, è stato alle Fosse Ardeatine. Era il 24 marzo del ’44 quando, per rappresaglia a un attentato dei partigiani in via Rasella, i nazisti uccisero 335 persone nelle cave di pozzolana sulla via Ardeatina. Gente comune, antifascisti, ebrei. Ed oggi c’è ancora chi vive quei momenti come una ferita aperta. E’ il caso di Rosetta Stame, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ricorda l’incontro col padre in prigione prima della morte.
“Quando un padre, prendendomi sulle ginocchia, alla sua bambina che gli chiede: ‘ma perché stai in questo posto terribile?’ risponde : “Io sto qui perché tutti i bambini come te possano vivere in un mondo libero, giusto e di pace!” Ditemi voi se posso stare indietro?".
Per il presidente del Senato Piero Grasso, anche 70 anni dopo, bisogna ancora vigilare:
"Penso in particolare alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni; alla crisi dei partiti; al sentimento antieuropeista che purtroppo si diffonde; ai rigurgiti razzisti e antisemiti, che meritano soltanto il nostro sdegno”.
Riccardo Pacifici, a capo della Comunità ebraica di Roma, chiede di fare luce sul passato. Ad esempio chi fece fuggire dall’ospedale del Celio, uno dei responsabili della strage, il comandante della Gestapo Herbert Kappler? Ma bisogna anche guardare avanti, introducendo anche in Italia il reato di negazionismo.
“L’Italia è inadempiente di fronte al Protocollo europeo di Budapest del 2008, che imponeva ai Paesi membri di aderire entro 24 mesi - dal 2008 - e di introdurre il reato di negazionismo, come hanno già fatto altri 14 Paesi europei. Quindi non saremmo nemmeno i capofila di questo tipo di battaglia”.
Un monito per tanti, soprattutto per i più giovani che non hanno conosciuto gli anni bui del fascismo.
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