giovedì, marzo 20, 2014
Proseguono senza sosta le ricerche del volo della Malaysian Airlines, scomparso nella notte tra il 7 e l’8 marzo scorso con a bordo 239 persone.

Radio Vaticana - Al momento sono diversi i Paesi impegnati nelle operazioni di ricerca con aerei e navi, fra cui Corea, Giappone, Emirati, Australia, Usa, Nuova Zelanda e Cina. In particolar modo il governo di Pechino oggi ha dato ordine a nove navi militari di lasciare il loro punto di raduno nei pressi di Singapore per esplorare nuove zone, andando a coprire così un’area di 300 mila Kmq. Nel corso di una conferenza stampa il portavoce del Ministero degli esteri cinese, Hong Lei, ha spiegato che il volo MH370 non è mai entrato nel Paese. E’ stata inoltre esclusa la presenza di terroristi tra i 153 passeggeri cinesi presenti a bordo del veicolo. Si sta valutando la possibilità che membri dell’equipaggio o altri passeggeri dell’aereo possano aver contribuito a un eventuale dirottamento. Al momento, dai controlli effettuati sui passeggeri non sono emerse informazioni significative anche se, ha precisato oggi il ministro dei Trasporti malese, Hishammuddin Hussein, mancano ancora i risultati dei controlli su due passeggeri ucraini e su un passeggero russo.

A oggi, in Malesia uno dei principali sospettati rimane il pilota Zaharie Ahmad Shah, che ha legami familiari con il leader dell’opposizione malese, Anwar Ibrahim, condannato a 5 anni per sodomia lo stesso giorno in cui è scomparso l’aereo. Intanto, i parenti dei passeggeri continuano a chiedere maggior precisione nelle informazioni che vengono loro fornite e minacciano di dare inizio a uno sciopero della fame. Una di loro ha dichiarato: “Vogliamo la verità, non lasciateli diventare vittime della politica”. L’accusa è principalmente rivolta alla gestione dell’emergenza da parte del governo malese, reo di nascondere parte delle informazioni. (A.C.)

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