mercoledì, marzo 19, 2014
Il Rapporto Iea in occasione del World Water Day.Sotto accusa Cina e Canada. Per sprecare meno acqua puntare su fotovoltaico ed eolico

Greenreport - Il 22 marzo è il World Water Day e l’International Energy Agency (Iea) lo celebra in anticipo pubblicando l’analisi dettagliata dell’impatto dell’industria energetica sull’acqua, dal quale emerge che la produzione di energia già oggi rappresenta il 15% del consumo totale di acqua del mondo e che questa quota è destinata a salire rapidamente e dovrebbe aumentare del 20% nei prossimi 20 anni. Lo studio rileva che «Circa 580 miliardi di metri cubi di acqua dolce vengono assorbiti ogni anno dalla produzione di energia», facendone il secondo settore per consumo dopo l’agricoltura«L’industria energetica preleva acqua a circa alla stessa velocità in cui questa scorre lungo il corso del Gange (in India) o nel Mississippi (negli Stati Uniti), alcuni tra i più grandi fiumi al mondo».

Si tratta del capitolo “Water for Energy: Is energy becoming a thirstier resource?”, del World Energy Outlook 2.012 ( Weo-2012 ) dell’Iea che spiega quanta acqua viene utilizzata dai vari processi energetici e valuta le vulnerabilità delll’industria energetica e come l’aumento della popolazione e la crescita delle economie impattino sulle risorse idriche in tutto il mondo.

Secondo la direttrice esecutiva dell’Iea, Maria van der Hoeven, «La disponibilità di acqua è una preoccupazione crescente per l’energia, e valutare l’utilizzo dell’acqua da parte dell’industria energetica è importante in un mondo sempre più a corto di acqua. L’approfondita analisi dell’Iea sul nesso acqua energia è in grado di aiutare i Paesi a identificare i modi per utilizzare l’acqua in modo più efficace ed efficiente nella produzione e nel consumo di energia. Ora l’Iea condivide tale esperienza con tutti».

L’acqua è fondamentale per la produzione di energia elettrica da fonti fossili e nucleare e, naturalmente, per l’idroelettrico, ma anche per il solare a concentrazione, così come è essenziale per l’estrazione (compreso il fracking), il trasporto e la lavorazione dei combustibili fossili, ed anche per l’irrigazione di colture per produrre biocarburanti. Il rapporto Iea ricorda che «La scarsità d’acqua in India e negli Stati Uniti, tra gli altri Paesi, ha limitato la produzione di energia negli ultimi due anni, mentre il pesante utilizzo di acqua nella produzione di petrolio e gas non convenzionale ha generato una notevole preoccupazione nell’opinione pubblica».

Il grosso problema è che le esigenze idriche dell’industria energetica sono destinate a crescere, «Rendendo l’acqua un criterio sempre più importante per valutare la fattibilità di progetti energetici – spiega l’Iea – In alcune regioni, i limiti posti all’acqua stanno già interessando l’affidabilità delle attività esistenti e comporteranno costi aggiuntivi».

Secondo il rapporto «Le rinnovabili non termiche , come l’eolico e il solare fotovoltaico (PV) possono utilizzare piccole quantità di acqua, come ad esempio per la pulizia o il lavaggio dei pannelli. Questo le rende particolarmente adatte per un futuro che potrebbe essere meno vincolato al carbonio che all’acqua. Oltre a ridurre l’uso dell’acqua nel sito di produzione di energia elettrica, queste tecnologie rinnovabili hanno poco o nessun uso di acqua associato alla produzione di rifornimenti di carburante ed un impatto minimo sulla qualità delle acque rispetto alle alternative che scaricano grandi quantità di acqua di raffreddamento riscaldata o contaminanti nell’ambiente».

L’analisi Iea si rifà allo scenario politico al centro del Weo-2012 e dimostra che l’espansione della produzione di energia e di biocarburanti entro il 20135 comporterà un aumento dell’ 85% dell’ammontare consumato, cioè il volume di acqua che non viene restituito alla sua fonte dopo l’uso.

La Cina è l’osservato speciale del rapporto che evidenzia che la situazione «E’ destinata a diventare più tesa con l’urbanizzazione in corso e lo sviluppo economico». A preoccupare sono l’inquinamento diffuso dei sistemi fluviali e le limitate risorse idriche, soprattutto nel nord e nell’ovest del Paese dove si trovano sia l’agricoltura che l’industria che «Stanno mettendo sotto crescente pressione le risorse idriche sotterranee».Il governo cinese ha attuato un piano, che termina nel 2015, per ridurre il consumo di acqua, aumentare i dissalatori e sviluppare giganteschi acquedotti che dovrebbero essere terminati nel 2050. Ma secondo l’Iea «La minaccia rimane per alcune industrie ad alta intensità idrica».

Sotto accusa c’è anche il Canada, un «Paese ricco d’acqua» che sta sacrificando all’estrazione del petrolio delle sabbie bituminose, il più sporco del mondo, che richiede grandi quantità di acqua.«Anche l’impatto della produzione delle sabbie petrolifere sulla qualità delle acque è un problema critico – fa notare il rapporto». Lo studio avverte che la carenza di acqua renderà il settore energetico sempre più vulnerabile e chiede di sviluppare «Una migliore tecnologia ed una migliore integrazione delle politiche energetiche e idriche». Gli autori raccomandano di fare «Maggiore affidamento sulle tecnologie delle energie rinnovabili che hanno requisiti minimi di consumo idrico, come il solare fotovoltaico e l’eolico, lo sviluppo di sistemi di raffreddamento più avanzati» e chiedono all’industria energetica di «Sfruttare le fonti non potabili e di adottare tecnologie per il riutilizzo dell’acqua».La Van der Hoeven conclude: «Poiché l’acqua e l’energia sono risorse essenziali, dobbiamo trovare i modi per garantire che l’utilizzo di una non limiti l’accesso all’altra. Poiché la domanda per entrambi continua ad aumentare, questa sarà una sfida crescente ed una priorità».


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