martedì, marzo 18, 2014
Il Papa alla messa a santa Marta: “E' un tempo per aggiustare la vita” (non il trucco) 

di Paolo Fucili 

Gli effettivi riscontri “empirici” sono nelle mani non di Dio (scomodarlo per così poco non pare il caso), ma degli specialisti della materia, l’intricata e sempre controversa “psicologia” dell’attrazione (o repulsione) uomo-donna e le sue arcane leggi (ma se davvero gli specialisti sono tali, perché non sono tutti irresistibili seduttori o seduttrici?).

Prendiamo comunque per buona la teoria che le donne si innamorano nobilmente di quel che “ascoltano”, gli uomini invece (gente notoriamente più “terra terra”, commenterebbe qualche gentile signora) di quel che banalmente vedono. Ecco perché, suole aggiungere qualche cinico esegeta, i secondi mentono ad ogni occasione buona o comunque necessaria, al contrario delle prime, che rendono loro pan per focaccia con l’ausilio dei ritrovati vecchi e nuovi della cosmesi, truccandosi a puntino ad ogni occasione utile anch’esse.

L’assai poco romantico (ma non sempre vero, suvvia!) presupposto ad ogni modo è il medesimo: ci vuole una certa dose di “falsità” o “mascheramento” della nuda e cruda verità per fare scattare l’attrazione di una persona dell’altro sesso verso di noi. Con la differenza, ci sarebbe da aggiungere, che mentre mentire è sanzionato da un apposito comandamento, l’ottavo, nulla del genere risulta a carico del truccarsi.

In realtà ogni “finzione” con cui tentiamo di indurre gli altri ed anche noi stessi a credere di esser diversi da quel che siamo è un giochetto che magari funziona pure, in sede di galanti schermaglie amorose, ma con Dio proprio no. Ed è esattamente quello che fa una categoria di peccatori già invisa in particolar modo a Gesù, gli “ipocriti” ovvero, parola del “vicario” di lui in terra Francesco. Il quale per esemplificare il concetto e renderlo chiaro e intellegibile a tutti, secondo lo stile colorito ed efficace delle omelie della messa quotidiana a casa santa Marta, ha fatto ricorso all’immagine sopra citata del truccarsi, peraltro non nuova per lui.

Nella prima lettura di oggi, il profeta Isaia sprona nientemeno che le famose Sodoma e Gomorra, città emblemi biblici di gravi nefandezze, affinché si diano un’energica regolata, con la promessa che “anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”. Ma tutti, ha commentato Bergoglio secondo uno dei leit motiv del suo predicare, abbiamo bisogno di cambiare vita, guardare bene la nostra anima. E la Quaresima che stiamo attraversando è appunto questo “aggiustare la vita”, parole testuali sue. Per farlo davvero, ha ammonito però, ci vuole sincerità, non ipocrisia, che sarebbe l’atteggiamento di quanti “si truccano, si truccano da buoni: fanno faccia di immaginetta, pregano guardando al cielo, facendosi vedere, si sentono più giusti degli altri, disprezzano gli altri”… E a Francesco, se ancora non si fosse capito, proprio non vanno giù finzioni, apparenze, formalismi: “mah, dicono, io sono molto cattolico, perché mio zio è stato un grande benefattore, la mia famiglia è questa e io sono... ho imparato... conosciuto il vescovo tale, il cardinale tale, il padre tale... Io sono...’. Si sentono migliori degli altri. Questa è l’ipocrisia”.

Quando poi le apparenze passano, proprio come un trucco che a poco a poco scolora, “si vede la realtà che non sono cristiani”. E per riconoscerli, è l’altro “trucco” raccomandato invece da sua Santità, pensiamo al già citato Isaia, che oggi pure diceva “lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni, cessate di fare il male, imparate a fare il bene”. Ecco, “aver cura del prossimo, del malato, del povero, di quello che ha bisogno, dell’ignorante. Questa è la pietra di paragone. Gli ipocriti non sanno fare questo, non possono, perché sono tanto pieni di se stessi che sono ciechi per guardare gli altri”. Al contrario, quando uno si avvicina al Signore, “la luce del Signore gli fa vedere queste cose e va ad aiutare i fratelli. Questo è il segno, questo è il segno della conversione”.

L’ipocrita, per intendersi meglio ancora, “non ha bisogno del Signore, si salva da se stesso, così pensa, e si traveste da santo. Il segno che noi ci siamo avvicinati al Signore con la penitenza, chiedendo perdono, è che noi abbiamo cura dei fratelli bisognosi”, come ammoniscono le pietose opere di misericordia corporale, quelle del giudizio finale di Matteo 25 citate oggi ancora una volta, e non a caso, dal Papa..

Quaggiù magari i trucchi possono pure funzionare; lassù par di capire, non ci sarà cipria o rossetto che tenga (e nemmeno le vanterie, bugie o millanterie del sesso forte, per par condicio). Si diceva peraltro sopra che l’immagine non è nuova, nel magistero di Papa Bergoglio predicatore: già il 29 aprile scorso, ad esempio, celebrando messa sempre a santa Marta, spiegò che bisogna mettersi di fronte a Dio con la nostra verità di peccatori, “con fiducia, con gioia anche, senza truccarci… Non dobbiamo mai truccarci davanti a Dio”.. E se un po’ di vergogna fa arrossire il viso, pensando ai peccati commessi, sappiate che per Francesco è addirittura una virtù (gli ipocriti infatti non sanno neppure cos’è), perciò nasconderla non è proprio il caso. Insomma, no al cerone: si ai cristiani acqua e sapone.


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