venerdì, marzo 07, 2014
Duro confronto telefonico tra Obama e Putin. Il presidente americano ha ribadito al presidente russo, che le azioni di Mosca ''violano la sovranita' dell’Ucraina e la sua integrita' territoriale''. Intanto è stato confermato il referendum che la Crimea terrà il 16 marzo per l’annessione alla Russia. Alessandro Guarasci: ascolta 

Radio Vaticana - E’ sempre più braccio di ferro tra Washington e Mosca sull’Ucraina. Il presidente Usa Obama ha ribadito che ci saranno sanzioni a cittadini russi e ucraini “responsabili delle minacce alla sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina”. No poi dagli Stati Uniti al referendum con cui il 16 marzo i cittadini della Crimea dovranno scegliere tra Kiev e Mosca perché definito “incostituzionale”. Concetti espressi da Obama anche in una telefonata con Putin, per ribadire che "c'è un modo per risolvere la situazione con mezzi diplomatici" nell’interesse di tutti. Putin ha risposto ricordando "l'importanza delle relazioni russo-americane per garantire la stabilità e la sicurezza del mondo”, “relazioni che – ha detto il presidente russo - non devono essere sacrificate da problemi internazionali isolati”. Dura anche l’Europa. Il presidente della Ue Van Rompuy ha chiesto alla Russia di cominciare presto i negoziati per l’Ucraina altrimenti ci saranno sanzioni. Soprattutto in Polonia c’è preoccupazione, tantoché gli Usa hanno caccia e uomini nel Paese. La cancelliera tedesca Angela Merkel al termine a Bruxelles del vertice straordinario sull'Ucraina ha detto che la Ue è molto delusa dalla Russia ed è pronta ad “agire” e a riunirsi “in qualsiasi momento”.

Degli equilibri in atto e dell'impegno delle diplomazie occidentali, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento: ascolta

R. – Credo che tutti stiano prendendo tempo, sia ad est che ad ovest. Come credo sia logico e razionale in una situazione del genere. L’Unione Europea prende il suo tempo, gli Stati Uniti lo stesso, la Nato non si esprime ancora e lo stesso deve fare la Russia. Certo, il referendum indetto dal parlamento della Crimea è una forte accelerazione, anche perché è un referendum che si terrà a brevissimo. Quindi, sì, è necessario prendere tempo ma senza esagerare.

D. – Che dire del fatto che è stato fissato il referendum per i cittadini ma nel frattempo il Parlamento ha già votato per l’annessione alla Russia...

R. – Bisogna stare attenti: sì, ha votato per l’annessione alla Russia, però il referendum parla - da quello che si legge - di un aumento dell’autonomia della Crimea all’interno dell’Ucraina. Le notizie che arrivano a volte sono un po’ contraddittorie. Quindi, in questo momento forse dobbiamo veramente prendere tempo e vedere come si sistemano le cose.

D. – Dagli Stati Uniti è stata fatta la richiesta a Mosca di colloqui diretti tra la Russia e l’Ucraina...

R. – Ci saranno sicuramente. Penso che, in maniera segreta, non si siano mai interrotti definitivamente i contatti tra le due parti. Solo in caso di guerra esplicita i contatti si interrompono. Quindi, non so se nelle prossime ore ci potranno essere questi contatti, ma sicuramente un contatto bilaterale tra Mosca e Kiev è assolutamente necessario e credo che le due parti lo auspichino.

D. – Quali altri fattori pensare che debbano essere messi in gioco?

R. – A questo punto, non voglio usare mie parole ma consiglio la lettura di un’ottima analisi fatta dall’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger. Suggerisce che Est ed Ovest devono considerare molte cose che si trovano sul tavolo. L’Occidente deve prendere in considerazione l’ipotesi che mai la Russia ha considerato, o considera, cioè l’Ucraina come parte completamente staccata dalla Russia stessa. E' assolutamente necessario che l’Ucraina non venga spinta a fare una scelta tra Est ed Ovest, ma che possa essere proprio l’anello di congiunzione tra Est ed Ovest e, fondamentalmente – questa è una cosa che deve essere tenuta presente – non bisogna assolutamente fare pressioni sull’Ucraina perché entri nella Nato. Se l’Ucraina dovesse, per qualsiasi ragione, entrare nella Nato, allora sì che dovremmo preoccuparci di una possibile mossa russa.

E di Ucraina si è discusso anche a Roma, alla Farnesina, nel corso della Conferenza internazionale sulla Libia. Presenti i ministri degli esteri di numerosi Paesi e il segretario di stato americano Kerry che, a margine della Conferenza, si è incontrato con il ministro degli Esteri russo, Lavrov. Dal colloquio sulla situazione in Ucraina è emersa l’assenza di accordo tra Usa e Russia. A seguire la conferenza stampa finale dei lavori c’era per noi Elvira Ragosta. ascolta

 
Una soluzione politica e non militare della crisi in Ucraina: dalla conferenza di Roma la proposta di un gruppo di contatto è arrivata al ministro degli Esteri russo Lavrov. “I risultati - ha affermato la titolare della Farnesina, Federica Mogherini - dipendono dalle scelte politiche che la Russia farà in queste ore”. Ma il tema che ha riunito a Roma più di 40 delegazioni di Paesi e organizzazioni internazionali è la transizione libica. A due anni e mezzo dalla caduta di Gheddafi, la Libia patisce una forte instabilità istituzionale e una preoccupante mancanza di sicurezza interna. Proprio sulla sicurezza il ministro degli Esteri libico, Mohammed Abdullah Aziz ha incassato l’aiuto della Comunità internazionale. “Progetti concreti - ha detto la sua omologa italiana Mogherini - come quello che ha già visto l’Italia in azione nell’addestramento delle forze di sicurezza libiche. Anche con l’aiuto delle Nazioni Unite - era presente il rappresentante speciale Onu - la Libia riuscirà a superare le fratture politiche interne, ad integrare le tante milizie che si autogestiscono e a costruire uno Stato che rispetti i diritti umani, perché una Libia sicura rende più sicuri il Mediterraneo, l’Europa, gli Stati Unii e la Comunità internazionale.


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