Quattro persone sono rimaste uccise in combattimenti a Tripoli, nel nord del paese, nel corso di nuovi scontri legati al conflitto nella vicina Siria.
Misna - Lo riferiscono fonti di stampa locali secondo cui i nuovo decessi portano a 18 il numero delle vittime registrate dallo scorso 13 marzo nell’ondata di violenze che vede coinvolti i quartieri di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita e Bab al Tabbaneh, principalmente abitato da sunniti. L’esercito, dispiegato in città per prevenire il riaccendersi degli scontri, è stato anch’essobersaglio di colpi d’arma da fuoco e l’esplosione di un ordigno, la notte scorsa, detonato al passaggio di una pattuglia, ha causato il ferimento di un soldato<.
Intanto, non lontano dalla frontiera con la Siria, nella regione della Bekaa, due pastori sono rimasti uccisi quando militari siriani hanno aperto il fuoco su di loro, credendo che si trattasse di ribelli che cercavano di infiltrarsi lungo il confine.
I nuovi episodi di violenza, in un paese profondamente diviso sul conflitto nella vicina Siria, si verificano nel giorno in cui il nuovo governo di Tammam Salam ha ottenuto la fiducia del parlamento. L’esecutivo, che si insedierà dopo lunghi mesi di stallo politico, dovrà cercare di garantire la stabilità interna preparare il paese a un nuovo appuntamento con le urne.
Intanto, fonti della una fonte della sicurezza libanese riferiscono di decine di civili feriti dai bombardamenti dell’artiglieria siriana mentre attraversavano il Nahr el Kebir, il fiume che separa i due paesi. “La gente ha iniziato a fuggire da al Hosn (il villaggio presso ci si trova a fortezza medievale del Krak dei cavalieri, riconquistata dall’esercito siriano, ndr) tre giorni fa. Finora sono arrivate almeno 300 persone” ha riferito un residente di Wadi Khaled al quotidiano libanese L’Orient le jour.
“Ci sono ancora corpi che galleggiano sulle sponde del fiume” aggiunge la medesima fonte, secondo cui molti combattenti ribelli a Hosn erano libanesi.
Misna - Lo riferiscono fonti di stampa locali secondo cui i nuovo decessi portano a 18 il numero delle vittime registrate dallo scorso 13 marzo nell’ondata di violenze che vede coinvolti i quartieri di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita e Bab al Tabbaneh, principalmente abitato da sunniti. L’esercito, dispiegato in città per prevenire il riaccendersi degli scontri, è stato anch’essobersaglio di colpi d’arma da fuoco e l’esplosione di un ordigno, la notte scorsa, detonato al passaggio di una pattuglia, ha causato il ferimento di un soldato<.
Intanto, non lontano dalla frontiera con la Siria, nella regione della Bekaa, due pastori sono rimasti uccisi quando militari siriani hanno aperto il fuoco su di loro, credendo che si trattasse di ribelli che cercavano di infiltrarsi lungo il confine.
I nuovi episodi di violenza, in un paese profondamente diviso sul conflitto nella vicina Siria, si verificano nel giorno in cui il nuovo governo di Tammam Salam ha ottenuto la fiducia del parlamento. L’esecutivo, che si insedierà dopo lunghi mesi di stallo politico, dovrà cercare di garantire la stabilità interna preparare il paese a un nuovo appuntamento con le urne.
Intanto, fonti della una fonte della sicurezza libanese riferiscono di decine di civili feriti dai bombardamenti dell’artiglieria siriana mentre attraversavano il Nahr el Kebir, il fiume che separa i due paesi. “La gente ha iniziato a fuggire da al Hosn (il villaggio presso ci si trova a fortezza medievale del Krak dei cavalieri, riconquistata dall’esercito siriano, ndr) tre giorni fa. Finora sono arrivate almeno 300 persone” ha riferito un residente di Wadi Khaled al quotidiano libanese L’Orient le jour.
“Ci sono ancora corpi che galleggiano sulle sponde del fiume” aggiunge la medesima fonte, secondo cui molti combattenti ribelli a Hosn erano libanesi.
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