E’ stato rafforzato il dispositivo di sicurezza per le strade di Kidal, l’instabile capoluogo settentrionale teatro nelle scorse ore di una serie di violenze armate contro le truppe maliane.
Misna - Nei disordini notturni è rimasto ferito un responsabile del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), dall’identità non meglio precisata, evacuato assieme ad altri feriti verso Gao dai militari francesi dell’operazione Serval. Dalla fine della crisi armata durata 18 mesi, Kidal rimane il centro più instabile a causa della difficile ‘convivenza’ tra forze maliane, caschi blu della Minusma, ribelli tuareg e jihadisti legati ad Al Qaida. Gli incidenti delle scorse notti sono state attribuite a esponenti di gruppi armati islamisti, che in sella a motociclette hanno esploso colpi d’arma da fuoco sui loro bersagli.
Intanto dalla confinante regione di Gao sono giunte prove fotografiche e informazioni sulla sorte dei cinque operatori del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) che sarebbero tutt’ora in vita. A rivendicarne il rapimento, risalente allo scorso 8 febbraio, è stato il Movimento per l’unicità del jihad in Africa occidentale (Mujao), che finora non ha chiesto alcun riscatto.
Nelle ultime settimane le notizie negative giunte dall’estesa e desertica regione settentrionale dell’Azawad – oltre a sparatorie e rapimenti anche un pesante attacco ai danni della comunità tuareg di Imghad, concluso con decine di morti – indicano una “presenza attiva” del Mujao e rinnovate minacce alla precaria stabilità.
E’ in questo contesto che le autorità di Bamako hanno annunciato una prossima ripresa dei colloqui di pace con i gruppi armati del nord, convocati nella confinante Algeria, coinvolta nella mediazione dopo quella del Burkina Faso. Dal canto loro operatori umanitari hanno lanciato l’allarme per la crisi alimentare che colpisce 1,5 milioni di maliani, avvertendo che “decine di migliaia di sfollati interni e rifugiati non vanno abbandonati né dimenticati”.
Misna - Nei disordini notturni è rimasto ferito un responsabile del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), dall’identità non meglio precisata, evacuato assieme ad altri feriti verso Gao dai militari francesi dell’operazione Serval. Dalla fine della crisi armata durata 18 mesi, Kidal rimane il centro più instabile a causa della difficile ‘convivenza’ tra forze maliane, caschi blu della Minusma, ribelli tuareg e jihadisti legati ad Al Qaida. Gli incidenti delle scorse notti sono state attribuite a esponenti di gruppi armati islamisti, che in sella a motociclette hanno esploso colpi d’arma da fuoco sui loro bersagli.
Intanto dalla confinante regione di Gao sono giunte prove fotografiche e informazioni sulla sorte dei cinque operatori del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) che sarebbero tutt’ora in vita. A rivendicarne il rapimento, risalente allo scorso 8 febbraio, è stato il Movimento per l’unicità del jihad in Africa occidentale (Mujao), che finora non ha chiesto alcun riscatto.
Nelle ultime settimane le notizie negative giunte dall’estesa e desertica regione settentrionale dell’Azawad – oltre a sparatorie e rapimenti anche un pesante attacco ai danni della comunità tuareg di Imghad, concluso con decine di morti – indicano una “presenza attiva” del Mujao e rinnovate minacce alla precaria stabilità.
E’ in questo contesto che le autorità di Bamako hanno annunciato una prossima ripresa dei colloqui di pace con i gruppi armati del nord, convocati nella confinante Algeria, coinvolta nella mediazione dopo quella del Burkina Faso. Dal canto loro operatori umanitari hanno lanciato l’allarme per la crisi alimentare che colpisce 1,5 milioni di maliani, avvertendo che “decine di migliaia di sfollati interni e rifugiati non vanno abbandonati né dimenticati”.
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