martedì, marzo 18, 2014
"Noi vogliamo un'Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione ne' ci servono altri territori".  

Radio Vaticana - Così Putin ha parlato del trasferimento nel passato del territorio di Crimea all'Ucraina come di una grossa violazione. Il presidente russo ha dato disposizione alla Duma di approvare la bozza di accordo tra la Russia e la Crimea per l'annessione.Da Kiev, intanto, il ministero degli Esteri ucraino ha chiesto alla comunità internazionale di non riconoscere la separatista "Repubblica di Crimea" e l'ormai prossima annessione di questa alla Russia. E da Kiev arriva anche la precisazione del premier ucraino Iatseniuk: l’ingresso dell'Ucraina nella Nato – dice - "non è in agenda". Sul piano internazionale, anche il Giappone, dopo Ue e Usa, ha annunciato un pacchetto di sanzioni contro la Russia a causa delle procedure di annessione della Crimea dopo il distacco dall'Ucraina. Dagli Stati Uniti Obama afferma che “Mosca è isolata nel mondo” ma ribadisce che la strada della diplomazia resta aperta. Le sanzioni sono le più gravi dalla Guerra Fredda ma non tali da spaventare i mercati e infatti le Borse hanno reagito meglio del previsto. Da parte sua, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon si dice “profondamente deluso e preoccupato” per la situazione legata alla Crimea. Il mondo occidentale chiede che abbiano accesso in Crimea osservatori internazionali. Di questo Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento: ascolta

R. - Innanzitutto dobbiamo vedere chi fa questa richiesta: se sono delle organizzazioni internazionali, se sono degli Stati, l’Unione Europea o gli Stati Uniti, questo vuol dire che è come dire che la Crimea è persa. Quindi si riconosce il referendum da parte della Crimea, si ammette il riconoscimento da parte della Russia e quindi una possibile annessione a breve. A questo punto gli osservatori internazionali dovrebbero solo controllare che non vengano violati i diritti delle minoranze ancora presenti in Crimea. Io a questo punto, forse, dovrei aggiungere che bisognerebbe avere dei controllori internazionali, degli osservatori internazionali anche per le minoranze non ucraine in Ucraina stessa.

D. - Perché davvero la situazione rischia di sfociare in grandi tensioni?


R. - Ma certo! Questo è assolutamente uno dei rischi in cui si può incappare. Ci sono minoranze da una parte e ci sono minoranze dall’altra: il problema in questo momento, forse non è tanto quello che è avvenuto - cioè il referendum e i successivi passaggi - ma quello che avverrà dopo, soprattutto quello che Putin farà, perché ancora sul tappeto ci sono altre questioni, altri problemi che dovrebbero essere affrontati. C’è una minoranza russa nella Moldavia - la Transnistria - e come si comporterà lì Putin, se anche questa parte dovessero dichiararsi indipendente? E quale sarà l’atteggiamento che gli Stati Uniti potrebbero avere o l’Unione Europea potrebbe avere? Certo da quello che si vede sono atteggiamenti comunque relativamente deboli: se il presidente Obama, ancora oggi e ancora ieri, dice che vede una soluzione diplomatica alla questione, probabilmente lui non sa quello che sta vedendo e probabilmente questo sta facendo soltanto il gioco del presidente Putin.

D. - Queste sanzioni che valore hanno da parte degli Stati Uniti e da parte dell’Unione Europea e anche da parte del Giappone?

R. - Al momento credo che siano simboliche e che tutti se le aspettassero, compresi i russi stessi. La limitazione o di movimento o di movimenti finanziari sono le prime sanzioni, ma sono soprattutto le sanzioni che non fanno male a nessuno. Adesso bisogna vedere se c’è una chiara intenzione di muoversi ancora nell’inasprimento di queste sanzioni. Si parla di sanzioni tipo quelle che sono state adottate nei confronti dell’Iran. Però - attenzione - qui i casi sono totalmente diversi: i rapporti tra Stati Uniti, Unione Europea e Iran sono completamente diversi da quelli che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno nei confronti della Russia. Quindi arrivare ad una radicalizzazione delle sanzioni - come nel caso di Teheran - mi sembra una proposta un po’ azzardata.

D. - L’Unione Europea sta prendendo tempo sulla questione del G8, che potrebbe essere ridotto a G7. Ma sarebbe un gesto davvero grave!

R. - Sarebbe grave sì, ma io lo ritengo ancora abbastanza simbolico. Credo che anche in questo caso la Russia - Putin - abbia messo in conto una possibile esclusione al primo giro, in maniera tale poi da prendere tempo, far - come dire - ammorbidire la questione e poi essere probabilmente più avanti richiamata. C’è poco da fare: senza la Russia non si può… La questione del G7 e G8 non è tanto importante, perché - come ho già detto un’altra volta - la questione importante è sempre quella del G20: lì ci sono degli Stati completamente diversi, le cui economie in questo momento sono assolutamente determinati e dove vengono prese le vere decisioni.


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