venerdì, marzo 28, 2014
Stamani il presidente americano, Barack Obama, ha lasciato l’Italia e si è recato in Arabia Saudita.  

Radio Vaticana - Una tappa importante alla luce delle recenti diversità di vedute tra Riad e Washington sul disgelo dei rapporti tra Stati Uniti e Iran, storico antagonista dell’Arabia, e delle divergenze sul modo di affrontare la crisi siriana. Sul clima della visita, Giancarlo La Vella ha intervistato Paolo Branca, esperto di Medio Oriente, docente all’Università Cattolica di Milano: ascolta
R. – Sicuramente, i Paesi arabi del Golfo avrebbero preferito una politica più aggressiva contro l’Iran, loro storico avversario. Obama, quindi, ha degli alleati storici per ragioni geostrategiche ed energetiche, come i sauditi, con i quali deve cercare di recuperare un’intesa un po’ scricchiolante.

D. – Quale ruolo può avere oggi l’Arabia Saudita nelle varie crisi della zona mediorientale, prima tra tutte la crisi siriana?

R. – Ce l’ha e ce l’ha forte, anzi dovremmo registrare il fatto che sia stata proprio l’incertezza degli Stati Uniti, nel periodo delle "primavere arabe", ad aprire il protagonismo non solo dell’Arabia Saudita, ma anche di piccoli altri Stati della zona, come il Qatar. Quindi, questa titubanza americana ha lasciato che alcune dinamiche conflittuali, in zona, si alimentassero e adesso sarà difficile gettare acqua sul fuoco.

D. – Per quanto riguarda invece la madre di tutte le crisi, quella israelo-palestinese, l’Arabia potrebbe dare una grossa mano agli Stati Uniti?

R. – Siamo in una situazione un po’ bizzarra, se si vuole, nel senso che l’Arabia e Israele sono entrambi su un fronte anti iraniano contro gli hezbollah e certamente non amici del regime siriano. Questa concomitanza di interessi temporanei potrebbe aiutare una collaborazione, ma dubito che ci sia l’interesse e la volontà di riaprire il dossier arabo-israeliano, che molti ritengono sia meglio lasciare quieto, visto che tutta la regione è in subbuglio. Aggiungere questo problema ad altri forse non aiuterebbe.

D. – Alleanze e diritti umani: forse stride questa vicinanza tra Riad e Washington, quindi tra la più grande democrazia del mondo e un Paese che, forse, sul campo dei diritti umani deve fare ancora parecchi passi importanti...

R. – Purtroppo, questo discorso vale certamente per l’Arabia, in particolare, ma in generale per i Paesi dell’area, per molti Paesi dell’Asia o dell’Africa. E la crisi economica non aiuta certamente a cercare di cambiare alleanze, appoggi con maggiore rispetto dei diritti umani. In più, il protagonismo della Russia di Putin e la sempre emergente, crescente, influenza della Cina, dove non sono certamente molto preoccupati del dossier dei diritti umani, lasciano gli occidentali ancora più svantaggiati su questo settore, che invece dovrebbe essere cruciale.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa