martedì, marzo 25, 2014
Tre gruppi armati hanno lanciato una vasta contro-offensiva in quattro province del centro-nord dove la scorsa settimana l’esercito siriano ha conquistato posizioni strategiche. “Arval” – un riferimento all’ottavo capitolo del Corano, detto del “bottino” – : questo è il nome dell’operazione portata avanti dai jihadisti del Fronte Al Nusra, nella quale sarebbero anche coinvolti esponenti delle Brigate Ansar Al Sham e del movimento Harakat Sham al Islam.

Misna - I primi sono parte della grande coalizione del Fronte islamico mentre i secondi sono legati ad un gruppo composto al 90% di cittadini marocchini. Secondo alcune fonti di stampa affianco al Fronte Al Nusra starebbero combattendo anche jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Fonti dell’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), con sede a Londra ma con una rete capillare di informatori sul terreno, hanno riferito di operazioni in corso contemporaneamente nelle province di Aleppo (nord), Idlib (nord-ovest), Latakia e in quella centrale di Hama. A Idlib l’esercito avrebbe ceduto 15 posti di controllo nei pressi di Khan Sheikhun e non avrebbe più alcuna base militare tra Wadi Al Deif e Hamadiye, zone accerchiate e approvvigionate per via aerea. Ad Aleppo le forze governative avrebbero perso i quartieri di Layramune, nella città vecchia, e il monte Chwayhne, dove si sarebbe registrato un numero imprecisato di vittime. I ribelli sarebbero anche riusciti a riprendere il controllo del posto frontiera di Kassab, al confine con la Turchia. Secondo l’Osdh, negli scontri degli ultimi giorni le parti rivali avrebbero perso almeno 130 uomini.

Dal confinante Libano, le autorità di Tripoli hanno confermato l’uccisione di 27 persone, per lo più civili, dallo scorso 13 marzo, in violenze interconfessionali tra abitanti dei quartieri di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita e Bab al Tabbaneh, principalmente abitato da sunniti. Ieri, per la prima volta da due settimane, la situazione è stata relativamente calma nella città settentrionale libanese.

La contro-offensiva su vasta scala sta ulteriormente isolando i residenti delle zone teatro di scontri e sotto assedio. “Rimane estremamente difficile l’accesso delle organizzazioni umanitarie alla popolazione siriana bisognosa di soccorsi e aiuti” deplora il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in un rapporto consegnato ieri al Consiglio di sicurezza. Il documento valuta in 3,5 milioni le persone attualmente prive di assistenza, che sopravvivono in aree assediate sia dalle truppe governative che dagli insorti, in particolare a Homs (centro), Nubl e Zahra (nord-ovest) e alle porte di Damasco. A ostacolare l’intervento delle ong e istituzioni internazionali è, secondo il rapporto, “l’assenza di fiducia tra governo, opposizione e comunità locali” ma anche “l’impossibilità di far vigilare i cessate il fuoco da un soggetto neutrale”.


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