Stava raggiungendo la vetta del Monte Bianco. La tragica notizia nella serata di ieri e solo in mattinata il recupero del corpo a causa delle avverse condizioni del tempo.
E’ sceso il silenzio su Lecco, città natale di Marco Anghileri, noto alpinista classe 1972 capace di imprese impressionanti. Butch, questo il soprannome che lo caratterizzava da sempre, stava raggiungendo la vetta del Bianco dopo il successo della salita in solitaria della Jöri Bardill (pilone centrale del Freney). Dalla vetta sarebbe poi sceso verso Chamonix per rientrare a casa, dove era atteso dalla moglie e i suoi due figli, nella giornata di sabato. Qualcosa però è andato storto. Difficile immaginare cosa sia accaduto. “La notte è fredda e c’è vento, ma va tutto bene”. Questo l’ultimo sms spedito alla famiglia per tranquillizzare un po’ tutti. Venerdì un ultimo contatto telefonico con una guida alpina e amico di Courmayour, poi il silenzio. Tra sabato e domenica una tempesta di vento aveva interessato la zona della scalata. Anghileri era quasi arrivato alla vetta del pilone, quando è precipitato. In un primo momento parenti ed amici, che attendevano notizie, hanno pensato che l’interruzione delle comunicazioni fosse dovuta alla batteria scarica del cellulare. Poi col passare delle ore la preoccupazione e l’apprensione di tutti, una volta scattate le ricerche, hanno avuto conferma con l’avvistamento del corpo da parte di un equipaggio del Soccorso Alpino in elicottero, nella serata di ieri. Il recupero della salma è stato possibile solo nella mattinata di oggi, a causa del forte vento.
Marco Anghileri aveva ereditato l’amore per la montagna da papà Aldo e nonno Adolfo, noto alpinista degli anni trenta. Una carriera incredibile la sua, che annovera grandi successi e imprese uniche, tutte vissute grazie a quell’ingrediente che Marco riteneva indispensabile per poterle raggiungere: l’emozione. Riusciva a godere degli obiettivi conquistati solo dopo aver assaporato la bellezza della natura che le sue imprese sapevano offrirgli; riusciva a guardarsi dentro e a dare il giusto valore alla vita per quello che era.
Per la famiglia Anghileri un nuovo grande dolore. Nel 1997 i genitori di Marco avevano perso il loro primogenito, anche lui alpinista, in un incidente stradale.
Centinaia le dimostrazioni di affetto dai tanti amici e fan del grande Anghileri sulla sua pagina di Facebook, come quello di Sara Florian: “Ti porterò sempre in montagna con me”, o Il Carga: “Che beffa! E' successo tutto proprio sulla stessa parete dove dieci anni fa tu stesso ti sei mobilitato nel rintracciarmi perché mi davano per disperso…” o ancora Paolo Franchin: “Quel giorno ero sulla Cresta Segantini…Mi hai ripreso per una mia sosta che non era attrezzata ad arte. Mi hai detto che non dovevo mai sottovalutare la mia salita, qualunque fosse… che la montagna è più forte di noi e deve essere temuta e rispettata e me lo hai detto col tuo solito sorriso… “. Il grande Anghileri non c’è più. Ora, Butch, ha raggiunto la vetta più alta di sempre.
E’ sceso il silenzio su Lecco, città natale di Marco Anghileri, noto alpinista classe 1972 capace di imprese impressionanti. Butch, questo il soprannome che lo caratterizzava da sempre, stava raggiungendo la vetta del Bianco dopo il successo della salita in solitaria della Jöri Bardill (pilone centrale del Freney). Dalla vetta sarebbe poi sceso verso Chamonix per rientrare a casa, dove era atteso dalla moglie e i suoi due figli, nella giornata di sabato. Qualcosa però è andato storto. Difficile immaginare cosa sia accaduto. “La notte è fredda e c’è vento, ma va tutto bene”. Questo l’ultimo sms spedito alla famiglia per tranquillizzare un po’ tutti. Venerdì un ultimo contatto telefonico con una guida alpina e amico di Courmayour, poi il silenzio. Tra sabato e domenica una tempesta di vento aveva interessato la zona della scalata. Anghileri era quasi arrivato alla vetta del pilone, quando è precipitato. In un primo momento parenti ed amici, che attendevano notizie, hanno pensato che l’interruzione delle comunicazioni fosse dovuta alla batteria scarica del cellulare. Poi col passare delle ore la preoccupazione e l’apprensione di tutti, una volta scattate le ricerche, hanno avuto conferma con l’avvistamento del corpo da parte di un equipaggio del Soccorso Alpino in elicottero, nella serata di ieri. Il recupero della salma è stato possibile solo nella mattinata di oggi, a causa del forte vento.
Marco Anghileri aveva ereditato l’amore per la montagna da papà Aldo e nonno Adolfo, noto alpinista degli anni trenta. Una carriera incredibile la sua, che annovera grandi successi e imprese uniche, tutte vissute grazie a quell’ingrediente che Marco riteneva indispensabile per poterle raggiungere: l’emozione. Riusciva a godere degli obiettivi conquistati solo dopo aver assaporato la bellezza della natura che le sue imprese sapevano offrirgli; riusciva a guardarsi dentro e a dare il giusto valore alla vita per quello che era.
Per la famiglia Anghileri un nuovo grande dolore. Nel 1997 i genitori di Marco avevano perso il loro primogenito, anche lui alpinista, in un incidente stradale.
Centinaia le dimostrazioni di affetto dai tanti amici e fan del grande Anghileri sulla sua pagina di Facebook, come quello di Sara Florian: “Ti porterò sempre in montagna con me”, o Il Carga: “Che beffa! E' successo tutto proprio sulla stessa parete dove dieci anni fa tu stesso ti sei mobilitato nel rintracciarmi perché mi davano per disperso…” o ancora Paolo Franchin: “Quel giorno ero sulla Cresta Segantini…Mi hai ripreso per una mia sosta che non era attrezzata ad arte. Mi hai detto che non dovevo mai sottovalutare la mia salita, qualunque fosse… che la montagna è più forte di noi e deve essere temuta e rispettata e me lo hai detto col tuo solito sorriso… “. Il grande Anghileri non c’è più. Ora, Butch, ha raggiunto la vetta più alta di sempre.
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