mercoledì, marzo 19, 2014
Un anno fa Papa Francesco iniziava con una Messa presieduta in Piazza San Pietro nella Solennità di San Giuseppe il suo Ministero Petrino. Circa 200 mila le persone presenti, tra le quali le delegazioni di oltre 130 Stati e organismi internazionali. Ricordiamo quell’omelia in questo servizio di Sergio Centofanti:

Radio Vaticana - Il primo saluto di Papa Francesco va al suo predecessore Benedetto XVI che in questogiorno celebra il suo onomastico:“ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza”.

L’omelia d’inizio Pontificato è centrata sul custodire. San Giuseppe è custode di Maria e Giuseppe ed esercita questa custodia “con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende”. Il Papa esorta a custodire Cristo nella propria vita per custodire gli altri con amore, soprattutto i più fragili, i bambini, gli anziani, i poveri:

“e qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!”.

Quindi parla del ministero petrino, che comporta anche un potere. Ma di che potere si tratta?

“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!”.

L’omelia di Papa Francesco si concludeva con un invito alla speranza:“anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio”.


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