mercoledì, aprile 16, 2014
Il rapimento delle studentesse della scuola di Chibok, nel nord-est della Nigeria, è l’ultimo episodio di un fenomeno già evidente e drammatico: lo dice alla MISNA padre Timothy Cosmas, responsabile della Commissione giustizia e pace della diocesi di Maiduguri, quella dove le ragazze sono state sequestrate.

Misna - “Nello Stato di Borno – sottolinea il religioso – i rapimenti di studentesse nell’ultimo anno erano stati almeno tre; militanti di Boko Haram avevano ucciso gli uomini, incendiato le case e portato via le ragazze”. Padre Timothy fa riferimento a incursioni condotte da presunti esponenti del gruppo islamista nelle cittadine di Konduga, la settimana scorsa, di Pulka, a febbraio, e di Bama, a maggio. Da allora, sottolinea il responsabile della Commissione giustizia e pace, delle giovani non si è saputo più nulla. “Non è stato chiesto alcun riscatto – dice padre Timothy – ed è probabile che le ragazze siano state portate via per essere sfruttate come schiave”.

Sul nuovo sequestro, il più grave e significativo per il numero delle vittime, molto resta ancora da capire. Fonti della sicurezza locale hanno riferito che le ragazze rapite, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, sono più di cento. Nonostante il sequestro e la distruzione di decine di case a Chibok non siano stati rivendicati, le fonti della MISNA ritengono scontata una responsabilità di Boko Haram. “I militanti hanno colpito la scuola perché ritengono il modello di istruzione occidentale contrario ai principi dell’islam – sottolinea padre Timothy – ma anche e soprattutto perché nell’istituto poteva essere catturato un gran numero di persone tutte insieme”.

Ieri nella scuola si sarebbero dovuti tenere esami. La sera precedente, quando i rapitori sono arrivati a bordo di alcuni camion, le ragazze erano tutte nel dormitorio. Secondo padre Timothy, dietro il sequestro ci sono anche ragioni di propaganda. “Dopo un episodio del genere – dice il religioso – di Boko Haram parla tutto il mondo”.


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