martedì, aprile 29, 2014
Le notizie di scontri armati che vengono dall’Ucraina ci hanno fatto quasi dimenticare che è il Paese di Chernobyl, dove 28 anni fa, il 26 aprile del 1986, avvenne la più grande catastrofe del nucleare civile, contaminando anche vaste aree di Russia e Bielorussia. 28 anni segnati da un’epidemia radioattiva che ha fatto ammalare persone, animali ed ambiente, un dramma nascosto da troppe menzogne e dimenticanze.

GreenReport - E le minacce di uno scontro di grandi proporzioni tra i nazionalisti ucraini ed i de federalisti russofoni, più che alla Terza Guerra mondiale evocata alla nuova leadership di Kiev, fanno temere per una nuova Cernobyl in un Paese dove sono ancora in funzione diverse vecchie centrali “sovietiche”, come quella di Zaporizhzhya con i suoi 6 reattori.

Se davvero i blindati ucraini e russi si dovessero confrontare sul suolo ucraino, chi assicurerà la sicurezza delle “Chernobyl” ucraine? Se le vetuste centrali nucleari ucraine dovessero essere fermate in caso di guerra, se Mosca dovesse chiudere i rubinetti del gas, chi garantirà l’energia perché il raffreddamento possa proseguire?

A 28 anni dall’esplosione del reattore 4 che terrorizzò l’Europa con il suo gigantesco fall-out, la catastrofe è ancora lì, il mostro radioattivo di Chernobyl respira ancora e continuerà a farlo per molto tempo, per secoli. E la situazione non è migliore in Bielorussia, dove i figli della “zona rossa” di Cernobyl sono paria sociali, dove la menzogna e la negazione sono la regola ed in una grande area uomini, animali e piante sono avvelenati e mutati.

Con la fine dell’Urss e la nascita dei nuovi Stati nazionali sembra scomparsa anche la memoria dei “liquidatori” gli eroi che il regime comunista sovietico mandò, al tempo di altre menzogne e di altri silenzi, ad evitare che la fine nucleare di Cernobyl diventasse la tragedia dell’Europa e del mondo. Ci siamo dimenticati di quei 600.000, forse 900.000, giovani reclutati in tutta l’Urss per spegnere l’inferno nucleare, per impedire che il cuore del reattore diventasse un sole che avrebbe bruciato l’Europa. Quegli eroi ci hanno salvati ma non si sono salvati, ed i regimi sovietici e post-sovietici li hanno lasciati a decomporsi vivi nei loro letti di morte, come ricorda con impietosa pietà il documentario “Il sacrificio” che pubblichiamo.

Ma la tragedia non è mai finita: Réseau Sortir du Nucléaire ci ricorda in un dossier che 3,5 milioni di persone vivono in aree contaminate in Ukraine, 2 milioni in Bielorussia, 2,7 in Russia, dove gli elementi radioattivi, come il cesio 137 e lo stronzio 90, eruttati dalla centrale nucleare 28 anni fa, contaminano ancora il suolo e sono entrati nella catena alimentare. Veleni radioattivi che faranno sentire i loro effetti per i prossimi 3 secoli e il cesio 137 provoca cancro e malattie cardiovascolari, soprattutto nei bambini. Il destino che aspetta chi vive nelle aree dove l’alito bruciante del mostro è passato con più forza è quello di problemi agli organi vitali, disturbi ormonali, crescente infertilità, malformazioni…

Per questo è necessario distinguere l’informazione dalla menzogne e dalla propaganda che cerca di minimizzare il disastro sanitario post-Chernobyl e che presenta l’area “rossa” vietata come un nuovo paradiso dove la natura intatta a ripreso il sopravvento. In realtà animali e piante mostrano segni di contaminazione radioattiva: gli uccelli che nidificano nei dintorni di Chernobyl hanno cervelli significativamente più piccoli dei loro co-specifici, nell’area “rossa” ci sono molti meno insetti e ragni ed i mammiferi come i cinghiali mostrano segni di avvelenamento radioattivo, una contaminazione che il fall-out del disastro nucleare sembra aver portato fino ai cinghiali tedeschi ed italiani. il recente studio “Highly reduced mass loss rates and increased litter layer in radioactively contaminated areas” pubblicato su Oecologia da un team di scienziati statunitensi, ucraini e francesi, rivela una realtà che potrebbe essere ancora più terribile: la radioattività sta uccidendo la base stessa della vita, i microrganismi.

Il reattore sventrato contiene ancora il 97% degli elementi radioattivi; il sarcofago di cemento costruito col d sacrificio dei “liquidatori” è ormai un rudere crepato e la creazione di un gigantesco arco metallico alto 92 metri e lungo 245 metri destinato a ricoprirlo, iniziata nel 2010 e che forse sarà terminato nel 2015, costerà almeno 2 miliardi di dollari che saranno quasi tutti carico dell’Unione europea e della Comunità internazionale, visto che l’Ucraina in bancarotta difficilmente onorerà anche solo l’8% dei costi che dovevano essere a suo carico. Se la crisi politica Ucraina continuerà alla fine anche la Russia potrebbe far mancare il suo contributo a ricoprire con un nuovo sarcofago il cadavere radioattivo di Cernobyl. Eppure, come sottolinea Angelo Gentili, responsabile Legambiente Solidarietà, «Il reattore in pessime condizioni è una vera bomba a orologeria: bisogna agire subito per disinnescarla. E’ necessario, inoltre, aiutare le popolazioni che vivono nell’area colpita dal disastro nucleare che stanno pagando un caro prezzo in termini sociali e sanitari». La nuova guerra fredda ai confini dell’Europa e dell’impero putiniano potrebbe avere pesanti conseguenze per i sopravvissuti. Secondo l’Ong austriaca Global 2000, l’Ucraina non è più nemmeno in grado di finanziare il disastrato Sistema sanitario pubblico ed alcune terapie per il cancro infantile non sono più disponibili nel nord dell’Ucraina. Ma il conflitto tra nazionalisti e russofoni sta provocando la fuga dal Paese di diverse Ong straniere, come Chernobyl Children International che ha sospeso il suo programma di chirurgia cardiaca destinato ai bambini che era già stato finanziato con 3 milioni di euro. Il presidente nazionale di Legambiente,Vittorio Cogliati Dezza, sottolinea che «L’incidente di Chernobyl come quello più recente di Fukushima mostrano in modo chiaro non solo l’assurdità della scelta nucleare ma soprattutto dimostrano l’impossibilità di una reale gestione e controllo delle conseguenze di tali incidenti. Abbiamo il dovere di occuparci delle popolazioni colpite dal disastro facendo molta attenzione anche a ciò che sta avvenendo oggi in Ucraina, dove il controllo delle fonti energetiche rappresenta ancora la miccia di un nuovo e terribile conflitto civile». Per questo sono importanti appelli come quelli lanciati da Legambiente Solidarietà a dare una mano ai bambini che vivono in zone contaminate e che hanno ancora bisogno di assistenza medica. L’impegno dell’associazione per aiutare i bambini di Chernobyl intanto continua con l’ospitalità nel centro Speranza, in una zona non contaminata della Bielorussia, dove i piccoli ospiti – 100 solo nel 2014, provenienti dalle aree più radioattive della Bielorussia – vengono sottoposti a controllo sanitario, e con la gestione di serre controllate per la produzione di alimenti non contaminati destinati alle scuole bielorusse.

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