In forma (ma come fa, correndo tutto il giorno come una trottola?) Matteo Renzi è tornato in televisione - ci sta troppo, dice la Stampa: dal 19 al 31 marzo ben 29 ore - e ha confermato in tutto, ospite di Lilli Gruber, il suo programma. Anzi il suo ”crono programma”, perché, ha spiegato, il quando si fanno le cose è più importante che farle, direbbero i suoi critici “che farle bene”.
Documento di Economia e Finanza, nomine dei super manager, meno tasse da maggio per i lavoratori dipendenti, riforma del Senato. Perché le riforme istituzionali ci servono in Europa - ha insistito - per far vedere che siamo cambiati, che ora “facciamo le cose”. E poi ancora tagli, che sono - anche questo ha ripetuto - in primo luogo un modo per rivoluzionare amministrazione e spesa pubblica.
Punta sull’effetto shock, il presidente del consiglio. È convinto che questo sia il solo modo per rimuovere i “paletti” dei quali eravamo circondati, per colpa nostra e per pigrizia dell’Europa. E che ci inchiodavano a terra come Gulliver tra i lillipuziani. Ed è fortunato il premier, e con lui forse è fortunata l’Italia. Ho già detto di come possiamo avvantaggiarci (a breve) dei guai di Hollande in Francia e di quelli di Merkel e Obama con Putin, in Ucraina. Ma ieri ha parlato Mario Draghi. Ora, per l’eurozona il pericolo sono i prezzi che non crescono anzi tendono a calare. E siccome la BCE ha il compito (istituzionale) di mantenere l’equilibrio sia in salita che in descesa, il Governatore ha annuncia che la banca comprerà titoli di Stato. Ha rotto un vecchio tabù tedesco, almeno ha promesso di infrangerlo. Per l’Italia, aria fresca, schizza la borsa di Milami, pagheremo meno spread.
Ma sarà vera gloria? (Scusate, m’è scappata la reminiscenza bonapartista!). Questo dipende. “Berlusconi, sono ore decisive” scrive il Giornale, che vede “spiragli per l’agibilità politica” e per questo è meglio non parlare “per non far saltare tutto”. La Repubblica “L’ira di Berlusconi. Se non mi tutelano saltano le riforme”. Così, nel giorno in cui è stato arrestato per Mafia Cosentino (leggete l’articolo di Saviano su Repubblica) la Camera ha approvato la legge sul voto di scambio politico mafioso, riducendo le pene e precisando - dice il procuratore anti mafia - la norma. Forza Italia, che aveva fatto fuoco e fiamme al Senato, ora si dice soddisfatta. Il Fatto insorge: “È tutto un voto di scambio”, ma il procuratore anti mafia dice che ora “la norma è perfetta e utilizzabile”. Luigi Ciotti, chiede a noi senatori di approvarla così com’è. Il meglio è peggiore del bene.
Intanto, però, Verdini fa una scorribanda, in favore di giornali e telegiornali a Palazzo Chigi. Maria Elena Boschi dice che “per il momento”, non c’è trippa, nessuno spazio per le osservazioni critiche sulla riforma avanzate da Chiti e altri 21 (Tocci, io, Mucchetti) senatori del Pd. Poi conferma, contro l’evidenza delle critiche di Romani, l’accordo con Berlusconi per mandare in senato Sindaci e Presidenti di Regione. Pure Renzi ripete che l’accordo con Berlusconi e con Forza Italia terrà. E, nel racconto di compromesso e di governo, tutto va bene madama la marchesa. Il resto, è dettaglio. Non c’è che dire, è una scelta. Evidentemente Renzi si fida di Berlusconi più di quanto non gradisca franchezza e lealtà nel suo partito. Berlusconi, per ora, resta il bastone che sorregge il governo. La grande stampa abbozza. L’importante è far presto e far tutto come previsto.
Capisco, ma considero questo tornante assai pericoloso. Innanzitutto perché non ci si può davvero fidare di un pregiudicato che lotta per sopravvivere. E meno che meno di un Verdini. Secondo, perché i senatori di Forza Italia non sono tutti scemi, sanno che il loro capo è ormai una stella cadente e non è detto che le promesse fatte a Renzi terranno poi sul campo, cioè in Parlamento. In terzo luogo perché la ferita alla ragione e al futuro che si farebbe approvando provvedimenti pasticciati - il disegno di legge Boschi sul Senato lo è - torneranno come boomerang sulla testa del nostro Bonaparte-Renzi. Infine perché le minacce che arrivano in rete: se non lo appoggiate in tutto, “andatevene”, “vi devono cacciare”, mettono in luce un’intolleranza che nasconde - come bene ha detto Rodotà - una grande fragilità. Attento Renzi! Hai il compito di “svegliare la bella addormentata”, ma sarà meglio non sfregiarla per un eccesso di furbizia politicista. Si tesse col filo che c’è. D’accordo. Tenere in piedi Berlusconi, ma non troppo, aspettando che Grillo si sgonfi, d’accordo. Ma attento a non fare stazioni e templi di Cartapesta, come usava un tempo a Cinecittà. A non contare le mucche - sempre le stesse - come Mussolini. L’italico spettacolo del movimento che simula la forza, nell’esercito di Franceschiello veniva detto “ammuina”. Meglio “Conservare il futuro”, come titolavo ieri prendendo a prestito una frase di Zagrebelsky.
Documento di Economia e Finanza, nomine dei super manager, meno tasse da maggio per i lavoratori dipendenti, riforma del Senato. Perché le riforme istituzionali ci servono in Europa - ha insistito - per far vedere che siamo cambiati, che ora “facciamo le cose”. E poi ancora tagli, che sono - anche questo ha ripetuto - in primo luogo un modo per rivoluzionare amministrazione e spesa pubblica.
Punta sull’effetto shock, il presidente del consiglio. È convinto che questo sia il solo modo per rimuovere i “paletti” dei quali eravamo circondati, per colpa nostra e per pigrizia dell’Europa. E che ci inchiodavano a terra come Gulliver tra i lillipuziani. Ed è fortunato il premier, e con lui forse è fortunata l’Italia. Ho già detto di come possiamo avvantaggiarci (a breve) dei guai di Hollande in Francia e di quelli di Merkel e Obama con Putin, in Ucraina. Ma ieri ha parlato Mario Draghi. Ora, per l’eurozona il pericolo sono i prezzi che non crescono anzi tendono a calare. E siccome la BCE ha il compito (istituzionale) di mantenere l’equilibrio sia in salita che in descesa, il Governatore ha annuncia che la banca comprerà titoli di Stato. Ha rotto un vecchio tabù tedesco, almeno ha promesso di infrangerlo. Per l’Italia, aria fresca, schizza la borsa di Milami, pagheremo meno spread.
Ma sarà vera gloria? (Scusate, m’è scappata la reminiscenza bonapartista!). Questo dipende. “Berlusconi, sono ore decisive” scrive il Giornale, che vede “spiragli per l’agibilità politica” e per questo è meglio non parlare “per non far saltare tutto”. La Repubblica “L’ira di Berlusconi. Se non mi tutelano saltano le riforme”. Così, nel giorno in cui è stato arrestato per Mafia Cosentino (leggete l’articolo di Saviano su Repubblica) la Camera ha approvato la legge sul voto di scambio politico mafioso, riducendo le pene e precisando - dice il procuratore anti mafia - la norma. Forza Italia, che aveva fatto fuoco e fiamme al Senato, ora si dice soddisfatta. Il Fatto insorge: “È tutto un voto di scambio”, ma il procuratore anti mafia dice che ora “la norma è perfetta e utilizzabile”. Luigi Ciotti, chiede a noi senatori di approvarla così com’è. Il meglio è peggiore del bene.
Intanto, però, Verdini fa una scorribanda, in favore di giornali e telegiornali a Palazzo Chigi. Maria Elena Boschi dice che “per il momento”, non c’è trippa, nessuno spazio per le osservazioni critiche sulla riforma avanzate da Chiti e altri 21 (Tocci, io, Mucchetti) senatori del Pd. Poi conferma, contro l’evidenza delle critiche di Romani, l’accordo con Berlusconi per mandare in senato Sindaci e Presidenti di Regione. Pure Renzi ripete che l’accordo con Berlusconi e con Forza Italia terrà. E, nel racconto di compromesso e di governo, tutto va bene madama la marchesa. Il resto, è dettaglio. Non c’è che dire, è una scelta. Evidentemente Renzi si fida di Berlusconi più di quanto non gradisca franchezza e lealtà nel suo partito. Berlusconi, per ora, resta il bastone che sorregge il governo. La grande stampa abbozza. L’importante è far presto e far tutto come previsto.
Capisco, ma considero questo tornante assai pericoloso. Innanzitutto perché non ci si può davvero fidare di un pregiudicato che lotta per sopravvivere. E meno che meno di un Verdini. Secondo, perché i senatori di Forza Italia non sono tutti scemi, sanno che il loro capo è ormai una stella cadente e non è detto che le promesse fatte a Renzi terranno poi sul campo, cioè in Parlamento. In terzo luogo perché la ferita alla ragione e al futuro che si farebbe approvando provvedimenti pasticciati - il disegno di legge Boschi sul Senato lo è - torneranno come boomerang sulla testa del nostro Bonaparte-Renzi. Infine perché le minacce che arrivano in rete: se non lo appoggiate in tutto, “andatevene”, “vi devono cacciare”, mettono in luce un’intolleranza che nasconde - come bene ha detto Rodotà - una grande fragilità. Attento Renzi! Hai il compito di “svegliare la bella addormentata”, ma sarà meglio non sfregiarla per un eccesso di furbizia politicista. Si tesse col filo che c’è. D’accordo. Tenere in piedi Berlusconi, ma non troppo, aspettando che Grillo si sgonfi, d’accordo. Ma attento a non fare stazioni e templi di Cartapesta, come usava un tempo a Cinecittà. A non contare le mucche - sempre le stesse - come Mussolini. L’italico spettacolo del movimento che simula la forza, nell’esercito di Franceschiello veniva detto “ammuina”. Meglio “Conservare il futuro”, come titolavo ieri prendendo a prestito una frase di Zagrebelsky.
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