Per la prima volta dal 2003, il regime nordcoreano ha espresso le proprie condoglianze "al governo, alle famiglie e ai sopravvissuti" coinvolti nell'affondamento del traghetto Sewol che da Incheon era diretto verso l'isola di Jeju.
Radio Vaticana - A bordo erano presenti 476 persone: di queste, 171 sono state ritrovate prive di vita; altre 131 sono ancora ufficialmente "disperse", ma le speranze di ritrovarle si assottigliano sempre di più. Il disastro - riporta l'agenzia AsiaNews - è reso ancora più terribile dal fatto che a bordo del traghetto c'era un gruppo di 330 giovani del liceo Danwon di Ansan, distretto di Seoul, che avrebbero dovuto fare una gita scolastica di 4 giorni sull'isola. Subito dopo l'affondamento, il vescovo della diocesi di Cheju (che comprende l'isola di Jeju) mons. Pietro Kang U-il, aveva detto ad AsiaNews: "Possiamo soltanto pregare il Signore, affinché aiuti le vittime e i loro familiari, e sperare che la preghiera e la solidarietà possano in qualche modo consolare tutte le persone coinvolte in questo disastro".
Le condoglianze di Pyongyang sono state espresse dal capo della Croce Rossa nordcoreana, Kang Su-rin, alla sua controparte meridionale Yoo Jung-keun. Un portavoce del ministero dell'Unificazione di Seoul ha confermato: "La Corea del Nord ha inviato la sua più profonda vicinanza a tutti coloro che sono coinvolti nel disastro, fra cui i tanti studenti in gita".
È la prima volta in più di un decennio che Pyongyang esprime in forma pubblica delle condoglianze per un disastro avvenuto al Sud. L'ultima volta che il regime si è espresso in tal senso risale al 2003, quando prese fuoco la metropolitana di Daegu e subito dopo il tifone Maemi colpì la parte meridionale della penisola coreana. (R.P.)
Radio Vaticana - A bordo erano presenti 476 persone: di queste, 171 sono state ritrovate prive di vita; altre 131 sono ancora ufficialmente "disperse", ma le speranze di ritrovarle si assottigliano sempre di più. Il disastro - riporta l'agenzia AsiaNews - è reso ancora più terribile dal fatto che a bordo del traghetto c'era un gruppo di 330 giovani del liceo Danwon di Ansan, distretto di Seoul, che avrebbero dovuto fare una gita scolastica di 4 giorni sull'isola. Subito dopo l'affondamento, il vescovo della diocesi di Cheju (che comprende l'isola di Jeju) mons. Pietro Kang U-il, aveva detto ad AsiaNews: "Possiamo soltanto pregare il Signore, affinché aiuti le vittime e i loro familiari, e sperare che la preghiera e la solidarietà possano in qualche modo consolare tutte le persone coinvolte in questo disastro".
Le condoglianze di Pyongyang sono state espresse dal capo della Croce Rossa nordcoreana, Kang Su-rin, alla sua controparte meridionale Yoo Jung-keun. Un portavoce del ministero dell'Unificazione di Seoul ha confermato: "La Corea del Nord ha inviato la sua più profonda vicinanza a tutti coloro che sono coinvolti nel disastro, fra cui i tanti studenti in gita".
È la prima volta in più di un decennio che Pyongyang esprime in forma pubblica delle condoglianze per un disastro avvenuto al Sud. L'ultima volta che il regime si è espresso in tal senso risale al 2003, quando prese fuoco la metropolitana di Daegu e subito dopo il tifone Maemi colpì la parte meridionale della penisola coreana. (R.P.)
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