sabato, maggio 03, 2014
La provincia del Badakhshan è stata colpita nei giorni scorsi da piogge torrenziali, che hanno causato smottamenti e frane. La situazione peggiore nel villaggio di Hargu, dove 215 famiglie sono state ricoperte da terra, fango e rocce. I soccorritori costretti a operare a mani nude: mancano i macchinari pesanti. 

Kabul (AsiaNews) - - La valanga di fango che ha colpito ieri la provincia nordorientale del Badakhshan ha coinvolto almeno 2mila persone, che ora si trovano sepolte dalle macerie delle proprie case. Lo confermano il governo afghano e le Nazioni Unite: i soccorritori sono al lavoro, con mezzi rudimentali, per soccorrere la popolazione locale. Più di 350 corpi sono stati estratti dal fango, ma la conta delle vittime è destinata a salire. La polizia sta portando acqua e pane alle migliaia di persone che hanno passato la notte all'aperto, sotto le piogge torrenziali che stanno colpendo l'area da circa 3 giorni.

La provincia del Badakhshan è una regione montuosa caratterizzata da distretti rurali: frane e valanghe colpiscono con cadenza annuale nella stagione delle piogge. Tuttavia, la valanga di fango che ha sepolto le 500 case della zona di Hargu era inaspettata. I soccorritori cercano di fare il prima possibile per liberare le case, ma senza macchinari pesanti e strumenti adeguati sembra essere una battaglia persa. Bulldozer e ruspe sono a centinaia di chilometri di distanza, e la situazione delle strade non permette spostamenti rapidi.

La missione delle Nazioni Unite in Afghanistan ha rilasciato un comunicato in cui scrive: "Il numero ufficiale delle vittime è arrivato a 350, ma ci si aspetta una significativa evacuazione della zona". Le case coinvolte sono in totale 1000, e il fatto che la frana sia avvenuta di venerdì - giorno di riposo nel Paese - significa che all'interno degli edifici c'erano intere famiglie. Il villaggio di Hargu, 215 famiglie, è completamente coperto da rocce e terra. Alcune fonti ritengono che sia "quasi impossibile" che qualcuno venga estratto vivo da lì.


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