Il rapporto dell'Onu sull'Ucraina manca "totalmente di obiettivita'". E’ quanto risponde il ministero degli Esteri russo all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, che ha denunciato allarmanti situazioni nella parte orientale dell'Ucraina e seri problemi in Crimea soprattutto in relazione ai tatari". Il servizio di Fausta Speranza. ascolta
Radio Vaticana - Uccisioni mirate, torture e pestaggi, rapimenti, intimidazioni e alcuni casi di molestie sessuali, per lo piu' svolte da gruppi filorussi ben organizzati e ben armati. Sempre nell’est dell’Ucraina, il rapporto denuncia inoltre un aumento inquietante dei rapimenti e delle detenzioni illegali di giornalisti, militanti, uomini politici locali rappresentanti di organizzazioni internazionali e militari. L’Alto commissario Onu esorta le persone "con influenza sui gruppi armati responsabili di gran parte della violenze nella parte orientale dell'Ucraina a fare il possibile per tenere a freno questi uomini che sembrano intenzionati a dilaniare il Paese". Intanto Putin accusa l’Ue di non aver avanzato alcuna "proposta concreta" sui pagamenti dell'Ucraina per il gas. La portavoce della Commissione europea definisce infondate le accuse e ricorda che incontri trilaterali fra Ue, Russia e Ucraina sono stati organizzati a diversi livelli e che il commissario europeo all'Energia, Gunther Oettinger, e il ministro russo dell'Energia, Alexander Novak, devono incontrarsi lunedi' prossimo (19 maggio) a Berlino per decidere su un nuovo incontro trilaterale sulla sicurezza degli approvvigionamenti di Ue e Ucraina.
Sul rapporto dell'Onu in merito ai diritti umani in Ucraina, Gianmichele Laino ha parlato con Riccardo Noury, direttore della comunicazione di Amnesty International Italia: ascolta
R. – Questo è un Rapporto molto preoccupante. Devo dire che, da un lato, conferma alcune delle ricerche fatte da Amnesty International e, dall’altro, fornisce un quadro persino più cupo di quello che avevamo di fronte. Quindi, se non proprio a una emergenza, siamo di fronte a uno scenario che assomiglia a quello di una crisi dei diritti umani molto, molto consistente.
D. – L’altro elemento che si mette in evidenza è l’emergenza che sta colpendo la minoranza tatara nella Crimea annessa alla Russia…
R. – Si tratta di una persecuzione per motivi religiosi e per motivi politici, perché i tatari non hanno questa idea, questa intenzione di essere ulteriormente vicini ai russi. Devo anche aggiungere che stiamo ricevendo segnalazioni su casi di attacchi nei confronti della minoranza, ancora più esigua dei rom, nel Paese e non soltanto nell’est, ma anche nella regione di Kiev.
D. – Come giudica la reazione di Mosca che ha definito il Rapporto Onu fazioso e volto sostanzialmente a delegittimare gli indipendentisti?
R. – Da un lato non sorprende e dall’altro ogni volta che c’è una mancata presa d’atto di una situazione e la si contesta – non portando fatti, ma con dichiarazioni di questo tipo – non se ne esce bene. Sarebbe importante che il governo di Mosca esercitasse – per quello che è nella sua possibilità nei suoi rapporti con le forze che sono in Ucraina, in Crimea, come nell’est del Paese – una sua influenza per chiedere che non ci siano violazioni dei diritti umani. Si può pretendere da Kiev che rispetti i diritti umani, quando poi questi vengono rispettati anche da chi la Russia sostiene o dai gruppi che hanno simpatie verso la Russia.
D. – Il 25 maggio ci saranno le elezioni presidenziali in Ucraina: i filorussi hanno annunciato che le regioni di Donetsk e Lugansk non parteciperanno al voto. Si può parlare di violazione dei diritti umani anche in questo caso?
R. – Quando ci sono delle elezioni, i diritti in gioco da rispettare sono che chiunque voglia candidarsi possa farlo, possa fare la propria campagna elettorale e chi vuole andare a votare possa farlo senza problemi. Io credo sia un diritto universale quello di poter andare a votare, così com’è un diritto non andarci. Ovviamente, se qualcuno impone una scelta o l’altra, la scelta non è più tale e diventa un obbligo. Quindi, in questo caso è una violazione dei diritti umani.
D. – Cosa cambia nello scacchiere internazionale alla luce del Rapporto Onu: è giustificato un intervento di peacekeeping e se sì secondo quali modalità?
R. – Ancora non siamo in grado di pronunciarci. Certamente, le soluzioni da individuare devono essere di natura pacifica, questo è evidente. Occorre che ci sia buona volontà da parte di tutti: naturalmente da parte delle autorità dell’Ucraina, da parte della Russia e da parte degli Stati Uniti. Non si può utilizzare una crisi al centro dell’Europa per far scoppiare, in maniera irresponsabile, qualcosa che potrebbe avvicinarsi ad un conflitto.
Radio Vaticana - Uccisioni mirate, torture e pestaggi, rapimenti, intimidazioni e alcuni casi di molestie sessuali, per lo piu' svolte da gruppi filorussi ben organizzati e ben armati. Sempre nell’est dell’Ucraina, il rapporto denuncia inoltre un aumento inquietante dei rapimenti e delle detenzioni illegali di giornalisti, militanti, uomini politici locali rappresentanti di organizzazioni internazionali e militari. L’Alto commissario Onu esorta le persone "con influenza sui gruppi armati responsabili di gran parte della violenze nella parte orientale dell'Ucraina a fare il possibile per tenere a freno questi uomini che sembrano intenzionati a dilaniare il Paese". Intanto Putin accusa l’Ue di non aver avanzato alcuna "proposta concreta" sui pagamenti dell'Ucraina per il gas. La portavoce della Commissione europea definisce infondate le accuse e ricorda che incontri trilaterali fra Ue, Russia e Ucraina sono stati organizzati a diversi livelli e che il commissario europeo all'Energia, Gunther Oettinger, e il ministro russo dell'Energia, Alexander Novak, devono incontrarsi lunedi' prossimo (19 maggio) a Berlino per decidere su un nuovo incontro trilaterale sulla sicurezza degli approvvigionamenti di Ue e Ucraina.
Sul rapporto dell'Onu in merito ai diritti umani in Ucraina, Gianmichele Laino ha parlato con Riccardo Noury, direttore della comunicazione di Amnesty International Italia: ascolta
R. – Questo è un Rapporto molto preoccupante. Devo dire che, da un lato, conferma alcune delle ricerche fatte da Amnesty International e, dall’altro, fornisce un quadro persino più cupo di quello che avevamo di fronte. Quindi, se non proprio a una emergenza, siamo di fronte a uno scenario che assomiglia a quello di una crisi dei diritti umani molto, molto consistente.
D. – L’altro elemento che si mette in evidenza è l’emergenza che sta colpendo la minoranza tatara nella Crimea annessa alla Russia…
R. – Si tratta di una persecuzione per motivi religiosi e per motivi politici, perché i tatari non hanno questa idea, questa intenzione di essere ulteriormente vicini ai russi. Devo anche aggiungere che stiamo ricevendo segnalazioni su casi di attacchi nei confronti della minoranza, ancora più esigua dei rom, nel Paese e non soltanto nell’est, ma anche nella regione di Kiev.
D. – Come giudica la reazione di Mosca che ha definito il Rapporto Onu fazioso e volto sostanzialmente a delegittimare gli indipendentisti?
R. – Da un lato non sorprende e dall’altro ogni volta che c’è una mancata presa d’atto di una situazione e la si contesta – non portando fatti, ma con dichiarazioni di questo tipo – non se ne esce bene. Sarebbe importante che il governo di Mosca esercitasse – per quello che è nella sua possibilità nei suoi rapporti con le forze che sono in Ucraina, in Crimea, come nell’est del Paese – una sua influenza per chiedere che non ci siano violazioni dei diritti umani. Si può pretendere da Kiev che rispetti i diritti umani, quando poi questi vengono rispettati anche da chi la Russia sostiene o dai gruppi che hanno simpatie verso la Russia.
D. – Il 25 maggio ci saranno le elezioni presidenziali in Ucraina: i filorussi hanno annunciato che le regioni di Donetsk e Lugansk non parteciperanno al voto. Si può parlare di violazione dei diritti umani anche in questo caso?
R. – Quando ci sono delle elezioni, i diritti in gioco da rispettare sono che chiunque voglia candidarsi possa farlo, possa fare la propria campagna elettorale e chi vuole andare a votare possa farlo senza problemi. Io credo sia un diritto universale quello di poter andare a votare, così com’è un diritto non andarci. Ovviamente, se qualcuno impone una scelta o l’altra, la scelta non è più tale e diventa un obbligo. Quindi, in questo caso è una violazione dei diritti umani.
D. – Cosa cambia nello scacchiere internazionale alla luce del Rapporto Onu: è giustificato un intervento di peacekeeping e se sì secondo quali modalità?
R. – Ancora non siamo in grado di pronunciarci. Certamente, le soluzioni da individuare devono essere di natura pacifica, questo è evidente. Occorre che ci sia buona volontà da parte di tutti: naturalmente da parte delle autorità dell’Ucraina, da parte della Russia e da parte degli Stati Uniti. Non si può utilizzare una crisi al centro dell’Europa per far scoppiare, in maniera irresponsabile, qualcosa che potrebbe avvicinarsi ad un conflitto.
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