lunedì, maggio 05, 2014
Hanno un bel coraggio, il ministro dell’Interno Alfano e i responsabili delle Forze dell’Ordine, a dire che non vi è stata trattativa. La vergogna vera, però, non è la trattativa: è che non si fa nulla per non arrivarci. 

di Danilo Stefani 

La sera del 3 maggio abbiamo visto i bambini che volevano assistere a un giorno di festa; e li abbiamo “sentiti” in contrasto devastante con i Capi del calcio: quelli delle curve violente e quelli delle tribune - dirigenti e uomini di Stato spettatori di uno show ignobile provocato anche dalle loro inefficienze. Tutti a guardare allibiti quel bombardamento che partiva dalla curva napoletana: botti, fumi, razzi (tutto è permesso, tutto si può portare). Abbiamo osservato Marek Hamsik, capitano del Napoli, recarsi scortato verso la curva napoletana; lì dove risiedeva e regnava un certo Gennaro De Tommaso, detto Genny a ‘carogna. Una corposa delegazione, per una brutta figura sontuosa e mondiale: lo Stato che celebra l’inchino.

Quando (san) Gennaro ha detto Sì - precisando le sue condizioni - la partita ha potuto iniziare.

Adesso è il tempo delle ipocrisie. Si scialacquano i commenti conditi con la solita retorica. Alcuni giorni di sdegno: poi tornerà - temiamo - la calma piatta. Nessuno ha il coraggio di prendere decisioni risolutive. Il caos del calcio prosegue la sua marcia senza un piano di rinascita, di riforma, di ravvedimento. Una come Margaret Thatcher non abita da noi: era la ‘Lady di Ferro’, il premier inglese che stroncò gli hooligans tra la metà degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo.

Dopo la tragedia dell’Heysel (1985), che pure era sotto la giurisdizione belga, cominciò la sua battaglia a colpi di provvedimenti via via più severi ed efficaci. Ne ricordiamo tre: l’obbligo di entrare con un documento d’identità, le telecamere di sorveglianza, e l’obbligo di costruire stadi nuovi con posti a sedere. Ci sono voluti anni, ma i risultati sono arrivati: stadi come teatri, spettacoli garantiti, hooligans sconfitti.

Intanto noi consumiamo il nostro “piccolo” e nuovo Heysel, rimanendo basiti e inermi davanti all’ennesima rotta dello Stato.

Intanto Ciro Esposito - napoletano di ventinove anni - rischia di rimanere paralizzato: colpito da un colpo di pistola alla schiena da un altro “galantuomo”, Daniele De Sanctis, detto “Gastone”, uno degli ultrà romanisti. Gastone ha spezzato l’equilibrio, ormai sottile, che vi era tra armi bianche e armi da fuoco; e anche per questo il 3 maggio c’è stata una guerra, che forse non poteva prevedere neanche la signora Thatcher.

A questo ci siamo ridotti: a perdere le guerre senza combatterle, a sembrare dei giganti di carta e d’immagine che non sanno impedire a individui socialmente pericolosi di entrare allo stadio con magliette tipo “Speziale libero”. E Speziale è l’autore dell’assassinio dell’ispettore Raciti, correva l’anno 2007 ed era il derby Catania - Palermo: un bel modo davvero di commemorare un servitore dello Stato.

Forse neanche un’altra Thatcher potrebbe salvarci, ma solo San Gennaro: quello vero.


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