sabato, maggio 03, 2014
Dopo aver bloccato nel 2009 Facebook e Twitter, l'Iran mette al bando Whatsapp. 

La motivazione è che il suo proprietario, ossia Mark Zuckerberg che ha acquistato di recente il social network, è un americano sionista, come ha spiegato il capo della commissione iraniana per i reati sul web, Abdolsamad Khorramabadi. La polemica all'interno del paese e tra le forze politiche di è subito incendiata. Il governo ha subito preso le distanze e il ministro delle Comunicazioni, Mahmoud Mehr, ha dichiarato che l’esecutivo «e’ assolutamente contrario al divieto su Whatsapp».

Il blocco di Whatsapp è solo l'ultimo tentativo di imbavagliare la circolazione d'informazioni, così come in Turchia, Cina, Russia. Facebook e Twitter sono oggi accessibili in Iran solo con speciali software, capaci di aggirare i filtri. In Turchia, dopo il blocco di Twitter, revocato dalla Corte Costituzionale, il premier lo accusa di "evasione fiscale". In Russia, dopo la crisi ucraina, limitata la comunicazione on line. In Cina, il governo impedisce l'accesso a siti indesiderati.


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