Il Segretario di Stato lo ha detto nel corso di un’intervista rilasciata al CTV
Vatican Insider - «Un frutto di pace»: è quello che si aspetta il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin dal viaggio apostolico di Papa Francesco in Terra Santa. «Spero davvero - auspica il cardinale nell'intervista realizzata dal Ctv e ripresa da Radio Vaticana - che il frutto possa essere quello di aiutare tutti i responsabili e tutte le persone di buona volontà a prendere decisioni coraggiose sulla via della pace».
Parolin ricorda gli auspici della Santa Sede nel dialogo israelo-palestinese: «il diritto di Israele di esistere e di godere di pace e di sicurezza all'interno di confini internazionalmente riconosciuti; il diritto del popolo palestinese di avere una Patria, sovrana e indipendente, il diritto di spostarsi liberamente, il diritto di vivere in dignità. E poi, il riconoscimento del carattere sacro e universale della città di Gerusalemme, della sua eredità culturale e religiosa e quindi come luogo di pellegrinaggio dei fedeli delle tre religioni monoteiste. Sono un po' questi i punti sui quali il Papa insisterà anche questa volta, in linea con tutta la `politica´ della Santa Sede per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese».
Il viaggio di Francesco «sarà anche un momento di gioia e di conforto per tutti i cristiani che vivono in Terra Santa. Credo che il Papa voglia sottolineare, nell'incontro diretto con loro, due cose: che questi cristiani sono pietre vive e che senza la loro presenza la Terra Santa e gli stessi luoghi santi rischiano di trasformarsi in musei. Invece, la loro presenza assicura che lì ci sia una comunità cristiana viva. E, nello stesso tempo, oltre a questa dimensione più ecclesiale, anche il ruolo che i cristiani del Medio Oriente e della Terra Santa hanno nelle società in cui vivono, nei Paesi in cui vivono: un ruolo fondamentale. Vogliono mettersi sinceramente a disposizione dei loro concittadini, per costruire insieme una patria libera, giusta e democratica», conclude il cardinale Parolin.
Vatican Insider - «Un frutto di pace»: è quello che si aspetta il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin dal viaggio apostolico di Papa Francesco in Terra Santa. «Spero davvero - auspica il cardinale nell'intervista realizzata dal Ctv e ripresa da Radio Vaticana - che il frutto possa essere quello di aiutare tutti i responsabili e tutte le persone di buona volontà a prendere decisioni coraggiose sulla via della pace».
Parolin ricorda gli auspici della Santa Sede nel dialogo israelo-palestinese: «il diritto di Israele di esistere e di godere di pace e di sicurezza all'interno di confini internazionalmente riconosciuti; il diritto del popolo palestinese di avere una Patria, sovrana e indipendente, il diritto di spostarsi liberamente, il diritto di vivere in dignità. E poi, il riconoscimento del carattere sacro e universale della città di Gerusalemme, della sua eredità culturale e religiosa e quindi come luogo di pellegrinaggio dei fedeli delle tre religioni monoteiste. Sono un po' questi i punti sui quali il Papa insisterà anche questa volta, in linea con tutta la `politica´ della Santa Sede per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese».
Il viaggio di Francesco «sarà anche un momento di gioia e di conforto per tutti i cristiani che vivono in Terra Santa. Credo che il Papa voglia sottolineare, nell'incontro diretto con loro, due cose: che questi cristiani sono pietre vive e che senza la loro presenza la Terra Santa e gli stessi luoghi santi rischiano di trasformarsi in musei. Invece, la loro presenza assicura che lì ci sia una comunità cristiana viva. E, nello stesso tempo, oltre a questa dimensione più ecclesiale, anche il ruolo che i cristiani del Medio Oriente e della Terra Santa hanno nelle società in cui vivono, nei Paesi in cui vivono: un ruolo fondamentale. Vogliono mettersi sinceramente a disposizione dei loro concittadini, per costruire insieme una patria libera, giusta e democratica», conclude il cardinale Parolin.
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Sono presenti 2 commenti
A chi vogliono darla da bere questi ipocriti?
Il papa farà quello che hanno già fatto i suoi predecessori: inchinarsi ai voleri dei sionisti, altro che frutti di pace!
Che la Pace sia quella in Cristo, qualsiasi altra Pace richiesta o imposta è in qualche modo sempre "interessa"..............a pro di chi la propone.
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