martedì, maggio 20, 2014
Il capo del Cremlino arriva con una folta delegazione di 46 aziende, fra cui le big del petrolio e del gas. Una quarantina i documenti da firmare. Mosca spera ci sia anche l'atteso contratto per le forniture di gas siberiano. Si parlerà anche di Ucraina.
di Nina Achmatova

Asianews - Dal 20 al 21 maggio il presidente russo, Vladimir Putin, sarà in visita ufficiale in Cina a capo della più folta delegazione di funzionari e manager delle aziende di Stato per condurre quelli che la stampa russa ha già definito i "negoziati bilaterali più ambizioni degli ultimi decenni" con la Repubblica popolare cinese.

Al centro della missione a Shanghai, dove il leader del Cremlino parteciperà al summit della Conferenza sulle Misure di Interazione e Rafforzamento della Fiducia in Asia (Cica), un "pacchetto record di documenti che comprende una quarantina tra accordi, contratti, intese, e tra i quali Mosca auspica rientri anche l'agognato contratto per forniture trentennali di gas russo a Pechino. L'economia sarà la protagonista, ma difficile pensare che - a pochi giorni dalle presidenziali ucraine del 25 maggio e mentre non si allenta la tensione diplomatica tra Mosca e l'Occidente - la crisi nell'ex repubblica sovietica e il possibile coordinamento dei due Paesi sul delicato dossier non vengano discussi.

Come scrive il quotidiano Kommersant, con la sua visita Putin vuole confermare la reale esistenza di una "alternativa orientale" nel campo dell'industria militare, in quello dell'energia e nella possibilità di attrarre capitali esteri nella Federazione, in un momento in cui i rapporti con mercati tradizionali, come quello europeo, sono gravemente danneggiati dalla crisi ucraina. La Cina, dal canto suo, nonostante il reale interesse nell'approvvigionamento energetico dalla Federazione, guarda soprattutto ai benefici che può trarre da un eventuale isolamento russo in campo internazionale, aggiunge il quotidiano.

La delegazione russa a Shanghai, dove Putin incontrerà il presidente Xi Jinping, vedrà la presenza di 46 aziende russe tra cui le big dell'oil&gas: Gazprom, Rosneft e Novatek. "Con i partner cinesi siamo determinati a portare gli scambi commerciali a 100 miliardi di dollari nel 2015 e a 200 miliardi nel 2020", ha detto il capo del Cremlino in un'intervista ai media cinesi. Nel 2013, il volume di scambi è stato di 90 miliardi di dollari. "La Russia oggi mette la Cina al top tra i suoi partner commerciali esteri", ha poi aggiunto Putin.

Il contratto sul gas è il vero obiettivo di Mosca, che si sente ostacolata come fornitore di energia sul fronte europeo (dove si preme per una minore dipendenza dalla Russia) e minacciata dalle mire americane di esportazione di shale gas. La crescenti tensioni con l'Occidente sulla crisi ucraina hanno rilanciato il negoziato con Pechino, per dieci anni bloccato sulla questione del prezzo. Alla luce del nuovo scenario internazionale, però, il colosso statale Gazprom ha lasciato intendere di essere pronto a cedere pur di portare a casa la firma.

Putin sembra ottimista e dà per cosa fatta se non il contratto, almeno l'intesa sulla vendita di 38 miliardi di metri cubi l'anno di gas siberiano alla Cina, principale mercato del gas russo nella regione Asia-Pacifico. L'accordo "è giunto ad un alto livello di preparazione", ha detto nella stessa intervista, in cui ha poi tracciato i settori della cooperazione con la Repubblica popolare: energia atomica, spazio, farmaceutica, tecnologie informative, la produzione congiunta di un aereo per tratte intercontinentali e di un elicottero. Ci si aspetta. inoltre, che presto "gli investimenti totali nel 'Fondo di investimento congiunto Russia-Cina' (Rcif) superino il miliardo di dollari", come annunciato da un comunicato del Fondo russo di investimenti diretti, che punta soprattutto allo sviluppo del Lontano oriente russo.

Mosca spera che "la visita segni una nuova tappa nel partenariato globale e nella cooperazione strategica" tra le due potenze. Difficile che le parti non discutano anche della questione Ucraina, ufficialmente mai dichiarata in agenda. Lo stesso Putin ha lasciato intendere che cercherà una spalla e un coordinamento con Pechino, sul delicato dossier, dichiarando che Russia e Cina concordano sul fatto che sia "inaccettabile" rivedere i risultati della Seconda guerra mondiale e continueranno a "contrastare i tentativi di falsificare la storia e glorificare il nazismo", accusa che il Cremlino da sempre muove alle nuove autorità di Kiev.

A conferma del rinnovato interesse di Mosca verso Oriente, a Shanghai il leader russo incontrerà anche il presidente della Mongolia, Tsakhiagiin Elbegdorj, il premier iracheno Al Maliki e il presidente iraniano Hassan Rouhani.


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