giovedì, maggio 01, 2014
Vita, morte e miracoli del nuovo santo in 130 gustose pagine per bambini (e non solo) 

di Paolo Fucili 

Come dare conto ad un bambino o un ragazzino di chi era il grande San Giovanni Paolo II? E come spiegare con semplicità ed efficacia insieme perché, tanto per fare qualche esempio, il Papa polacco viaggiò così tanto (tre volte la distanza terra-luna!), o fece scalpore quando decise di assistere ad un concerto rock? O ancora, era bravo a scuola da piccolo? E perché una volta un terrorista tentò di ucciderlo? Le domande dei bambini, è noto, sono sempre le più dirette, banali solo in apparenza, ed esigono risposte chiare ed inequivoche (il bello è che spesso sono curiosità che in fondo anche gli adulti hanno, ma non sanno dare ad esse forma di punto interrogativo). E Giovanna Chirri se ne è sentita rivolgere un'infinità a proposito di Karol Wojtyla, cui ha dedicato 12 anni (fino al 2005) di onorata carriera da vaticanista (culminata un anno fa con lo scoop che l'ha resa una celebrità del “settore”: la notizia, diffusa per prima da lei, della rinuncia di Benedetto XVI al pontificato).

Giovanna oltretutto è pure madre, la “veste” più casalinga e familiare in cui è stata interpellata anzitutto dai suoi figli riguardo ai quesiti sopra elencati e tanti altri ancora. Ecco dunque come sono state vergate nero su bianco, si direbbe con non troppo sforzo, le 130 agili pagine di “Ragazzi, vi racconto Papa Wojtyla”, grazioso opuscoletto corredato di un ricco apparato di illustrazioni e fotografie, appena dato alle stampe dalla Libreria editrice vaticana (editore “ufficiale” della Santa Sede) in occasione, va da sé, della canonizzazione di Giovanni Paolo II.

Tutto pensato certo per un pubblico di bambini e giovanissimi, si capisce già al primo sguardo, giacché “ho scoperto quanto siano interessanti le domande dei piccoli perché insegnano veramente a guardare le cose e le persone”, ed è bello perciò “imparare dai loro perché”, scrive l'autrice a mo' di introduzione. Ma una lettura più approfondita si rivela a mano a mano piacevole anche per un pubblico adulto, non necessariamente di ferventi cattolici devoti al neo-santo. Perché anche da Papa, “figura” che tutti prima del 16 ottobre '78 eravamo abituati ad immaginare come un'entità quasi “sovrumana” o “sovrannaturale”, Wojtyla volle essere fino alla fine dei suoi giorni “un uomo che non ha voluto rinunciare alla sua umanità”, e “probabilmente anche per questo ha suscitato interesse e simpatia anche in chi non crede e in chi non condivide le sue idee e le sue posizioni”.

Senza trascurare, per continuar ad elencare i pregi dell'opera, che anche chi magari si considera abbastanza ferrato in materia, vita cioè ed opere di “Gp2”, può scoprire con sorpresa fatti e numeri poco noti del pontificato Wojtyla (il terzo più lungo della storia della Chiesa), come i 77 matrimoni celebrati da lui in persona in 27 anni di “regno”. Non mancano ovviamente le pagine più importanti e gloriose, coincidenti il più delle volte con occasioni o eventi di cui mai un successore di Pietro, fino ad allora, si era fatto “promotore” o “protagonista”. Per Karol Wojtyla Papa, annota infatti la Chirri da subito, “si è detto un'infinità di volte 'per la prima volta'”. Seguendo questa sorta di 'schema' si dipana così il racconto della visita alla sinagoga di Roma (1986), dell'incontro dei leader religiosi del mondo ad Assisi (1986) per pregare per la pace (e nell'occasione, molti conflitti in corso nel mondo si fermarono almeno per quel giorno, 27 ottobre), dei numerosi ricoveri all'Ospedale Gemelli (prima di lui, infatti, i papi si curavano in casa propria), della visita ad una moschea, a Damasco (2001), indossando anche lui come è d'obbligo un paio di pantofole, bianche.

Grande spazio occupano naturalmente i numerosi e famosi viaggi, pure assai criticati specie all'inizio, fin quando pure i più ostinati detrattori non compresero che “secondo lui”, spiega appunto un apposito capitoletto, “la Chiesa si deve rendere visibile in tutto il mondo, e protagonista principale di questo deve essere il Papa...”. E tanti sono i relativi aneddoti curiosi, come l'atterraggio a Napoli anziché Roma, di ritorno una volta dall'India, per neve (!) su Ciampino. Poi ci sono i viaggi per “vacanza”, vale a dire i brevi ma rigeneranti periodi di ferie tra le amate montagne (le nostre Alpi), quelli delle grandiose “GMG”, le Giornate mondiali della gioventù da lui istituite e celebrate in giro per il mondo, servite magnificamente a rinsaldare un rapporto mai così vivo, intenso, affettuoso tra Sua Santità e l'universo giovanile, a dispetto della non giovane età di lui.

Neppure poteva mancare qualche mirato “flashback” sulla giovinezza di Wojtyla, nella lontana Polonia, per rievocare i suoi trascorsi da sportivo (Lolek, così si chiamava, giocava a calcio come volenteroso portiere), la passione per il teatro, il lavoro come operaio, gli anni bui della guerra e dell'occupazione nazista della sua città, Cracovia, il seminario frequentato clandestinamente senza risiedervi, allorché scopri la vocazione a farsi sacerdote. che “ha reso la sua formazione un po' insolita e lo ha reso diverso dai preti della sua generazione”, spiega il libro, con atteggiamenti più vicini del solito alla vita delle persone.

E di tanto in tanto sapeva pure essere spiritoso, come alla solenne celebrazione per il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma nel 2002, al ventiquattresimo anno di pontificato. “Si doveva lavorare 24 anni”, lamentò lui tra il serio e il faceto, “...san Paolo ha fatto prima!”. Tra l'altro prese molto sul serio il suo ruolo di “vescovo di Roma”, visitando anzitutto le parrocchie della città. E telefonando appunto ad un parroco per prepararne una, fu pure mandato cortesemente a quel paese dall'interlocutore che non riconoscendolo pensò ad un banale scherzo.

Quel che emerge, in estrema sintesi finale, è il ritratto di uomo che ha vissuto una vita piena in ogni senso, dall'inizio alla fine pure tormentata da malanni e acciacchi vari, anzitutto il morbo di Parkinson che ne limitò progressivamente le capacità di muoversi e parlare. Ma non ne intacco mai la ferma determinazione a restare al proprio posto “finché Dio vorrà”, ripeteva lui.

“Penso alla morte ma conservo il gusto della vita”, scrisse difatti in età ormai avanzata in una famosa “Lettera agli anziani”. E anche il gusto delle grandi battaglie ideali, come il no alla guerra in Iraq e l'appello all'Europa a non censurare le proprie radici cristiane, che caratterizzarono l'ultima fase del pontificato.

In un mondo ossessionato dal mito del benessere fisico a tutti i costi, Giovanni Paolo II “ha dimostrato che la vita ha senso e vale per ciò che siamo nel cuore e che sappiamo essere soprattutto per gli altri. Per questo fino agli ultimi giorni è stato difficile immaginarlo arrivato 'al capolinea'”, conclude la Chirri nelle pagine finali. E tanto è bastato, leggiamo e sottoscriviamo, perché per la gente fosse “santo subito”, prima ancora della canonizzazione di domenica scorsa.


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