venerdì, maggio 23, 2014
Alla fine di una notte trascorsa nella calma a Bangkok, sotto il coprifuoco, il capo della giunta militare da ieri al potere in Thailandia, generale Prayuth Chan-ocha, si è attribuito la carica di primo ministro, mettendo fino a ogni indugio residuo sul ruolo delle Forze armate nel prossimo futuro del paese.

Misna - A gestire le attività correnti saranno i segretari permanenti di ciascun ministero che faranno le veci dei ministri fino a nuovo ordine oppure alla nascita di un nuovo esecutivo, con ogni probabilità nominato dal Senato. A Bangkok, si registra questa mattina una calma inusuale, dopo il caos provocato dall’annuncio a sorpresa ieri pomeriggio della presa di potere militare e del coprifuoco dalle 22 alle cinque del mattino.

Provvedimenti ancora una volta giustificati con esigenze di ordine e di sicurezza, e accompagnati dall’impegno di avviare una riforma profonda diretta in via transitoria da un esecutivo a guida militare. Il golpe di ieri resta al momento senza un’opposizione sostanziale, ma cresce il timore di una reazione dei filo-governativi e dei fedeli alla famiglia Shinawatra che di fatto ha controllato il governo negli ultimi tre anni, per tramite di Yingluck Shinawatra ma seguendo le tattiche dettate dal fratello Thaksin in esilio volontario dal 2008.

Contrariamente all’ultimo golpe militare, il 19 settembre 2006, il coprifuoco è stato esteso anche al di fuori della capitale, su tutto il territorio nazionale. Perquisizioni e arresti di filo-governativi, e in particolare di esponenti del movimento delle Camicie Rosse sono in corso in diverse città, soprattutto nel Nord e nell’Est. In queste ore, i militari stanno chiudendo le frontiere con Laos e Cambogia per impedire la fuga di oppositori al golpe, mentre è stata diffusa una lista di 155 personaggi a cui è impedito lasciare il paese.

In parte, fanno parte delle 114 personalità – inclusa la signora Shinawatra e altri 20 esponenti della sua famiglia e del partito di maggioranza Puea Thai – convocati oggi dalla giunta militare. Nessuno dei comunicati e ordinanze diffusi da ieri e per tutta la notte sulle televisioni a rete unificate ha chiarito le ragioni dell’iniziativa. Potrebbe essere una mossa per comunicare decisioni già prese sul prossimo governo, oppure un tentativo di costringere le parti responsabili della crisi a parlarsi. C’è anche il timore però di un arresto collettivo, come quello che ieri ha colpito i leader dei principali partiti di governo e di opposizione, convocati dai militari insieme ai capi dei movimenti di protesta di opposte tendenze e arrestati alla proclamazione del golpe.

L’intervento militare è stato salutato dagli anti-governativi, di parte nazionalista e filo-monarchica come un successo della loro linea che aveva al centro la caduta dell’esecutivo guidato fino a due settimane fa da Yingluck Shinawatra. Ma se al momento la reazione dei filo-governativi, privati di parte della loro leadership, è stata nulla, è difficile pensare che un movimento di massa organizzato, rodato in un ventennio e assai presente nelle maggioranza delle provincie a Nord e a Est di Bangkok paese, possa semplicemente svanire e con esso le frange estremiste e potenzialmente armate.

Molti tra i thailandesi, anche tra coloro che avevano accettato martedì l’imposizione della legge marziale come mezzo per fermare tensioni e violenze, iniziano a interrogarsi sulla possibilità che la normalizzazione imposta dai militari possa prefigurare ancora maggiori incertezze e tensioni. Oltre che a un aggravamento della crisi economica, anticipato oggi da un brusco ribasso della Borsa di Bangkok.

Dall’annuncio della presa di potere militare di ieri, cresce anche la condanna internazionale. Il presidente francese Francois Hollande, il ministro degli Esteri britannico e le diplomazie tedesca e giapponese, tra molti altri, hanno chiesto ai militari moderazione e di favorire lo svolgimento di elezioni in tempi brevi. Chiaro il disaccordo di Washington con il potere militare. Il segretario alla Difesa John Kerry, ha indicato di non vedere “alcuna ragione concreta” dietro la mossa dei generali e chiarito che il golpe apre a una revisione dei rapporti militari tra i due paesi, tradizionalmente alleati.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa