mercoledì, giugno 04, 2014
“Siamo in un profondo dolore. Andò in Afghanistan per servire i poveri e gli oppressi. Non sappiamo dove sia ora e non sappiamo chi lo ha rapito. Chiediamo alle autorità del Tamil Nadu e al governo centrale di prendere tutte le misure per salvarlo”: lo ha detto ai giornalisti locali il signor Anthony, papà di padre Prem Kumar, il gesuita rapito ieri.  

Misna - “Finora, non c’è stato alcun passo avanti nel caso del sacerdote cattolico indiano rapito in Afghanistan” ha sottolineato questo pomeriggio, in un comunicato, padre Edward Mudavassery, provinciale dei gesuiti dell’Asia meridionale. Padre Prem Kumar è originario dello Stato del Tamil Nadu, nel sud dell’India, è membro della provincia dei gesuiti di Madurai e nella Compagnia di Gesù è entrato nel 1988. “Padre Kumar ha oltre 20 anni di esperienza nello sviluppo sociale, nella difesa dalle catastrofi e nella gestione di programmi di riabilitazione. Nel luglio 2011 ha iniziato a lavorare a Herat, a Bamiyan e a Daikundi sostenendo e seguendo programmi educativi governativi” ha ricordato padre Stan Fernandes, direttore regionale del Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) per l’Asia.

Padre Kumar è stato rapito mentre stava per lasciare il villaggio di Sohadat, dopo aver visitato la scuola istituita dal Jrs per i figli di afghani rimpatriati dall’Iran e dal Pakistan. I rapitori hanno circondato il campus della scuola verso le 12.45, sparando colpi in aria. Dopo aver preso padre Kumar, lo hanno portato via in macchina. Finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità del sequestro.

Il consolato indiano di Herat, l’ambasciata a Kabul e le forze di sicurezza afghane sono stati informati. La Sicurezza nazionale afghana e la polizia afghana stanno effettuando operazioni di ricerca intensiva. In una dichiarazione del Jrs, resa nota oggi pomeriggio, oltre che esprimere preoccupazione per la sicurezza del gesuita rapito, l’organizzazione ha espresso gratitudine al governo indiano, al console generale indiano a Herat, alle autorità e ai funzionari della sicurezza nazionale in Afghanistan per la loro azione volta alla ricerca e al rilascio di padre Kumar.

Il Jrs è una organizzazione non governativa presente in 57 paesi. E’ impegnata nel sostegno ai diritti dei rifugiati e degli sfollati. L’ufficio regionale del Jrs è a Nuova Delhi e coordina opere tra rifugiati, rimpatriati, sfollati interni e comunità colpite dalla guerra in Asia meridionale.

La scuola di Sohadat incoraggia la formazione delle ragazze e “questo – si legge nella dichiarazione del Jrs – potrebbe essere uno dei motivi per cui i talebani hanno compiuto questo gesto”.

Altre fonti fanno notare che il consolato indiano a Herat era stato attaccato il 23 maggio. Tutti e quattro gli aggressori sono stati uccisi e nessun indiano è stato ferito. Hamid Karzai, presidente dell’Afghanistan, che in quel periodo si trovava a Delhi per la cerimonia del giuramento del primo ministro Narendra Modi, aveva accusato il gruppo pakistano Lashkar-e-Toiba di essere coinvolto nell’attacco.

Il 29 maggio, il consolato indiano di Herat aveva emesso un avviso che chiedeva ai suoi concittadini di prestare la massima attenzione per avventurarsi fuori. Venerdì il ministro degli Esteri, Sujatha Singh, è volata a Herat per esaminare la situazione creatasi dopo l’attacco al consolato indiano nella città afghana, presso il confine con l’Iran. Sabato, a Kabul, ha tenuto incontri con il presidente afgano Hamid Karzai, Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani, i due candidati presidenti, riaffermando che l’amicizia tra i due paesi resterà una priorità principale anche per il futuro. Oltre al progetto della diga di Salma, l’India ha investito in alcuni grandi progetti infrastrutturali, tra cui il palazzo del parlamento afghano a Kabul. Il programma indiano di assistenza allo sviluppo, per l’Afghanistan, ha oggi un valore di due miliardi di dollari, il che rende l’India il principale donatore tra tutti i paesi della regione.

Dal 2003 ad oggi, sono stati cinque le persone di nazionalità indiane rapite in Afghanistan prima di padre Kumar: tre sono state rilasciati e due uccise.


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