Si terrà domenica mattina, presso la Corte Costituzionale, Al Cairo, Il giuramento del nuovo presidente eletto Abdel Fattah al-Sisi Al-Sisi.
Radio Vaticana - Il governo in carica rassegnerà subito dopo le sue dimissioni. Nel suo discorso di
congedo, il presidente ad interim egiziano Adly Mansour ha detto che "la patria affronta sfide che minacciano non soltanto la sua identità ma anche l'unità del suo popolo e dei suoi territori". Intanto continuano ad arrivare i tanti messaggi di saluto al nuovo Capo di Stato, congratulazioni anche da parte dei Patriarchi in Egitto. Massimiliano Menichetti ha intervistato il vescovo di Assiut, mons. William Kiryllos: ascolta
R. – C’è soddisfazione, da ciò che vediamo, da parte di tutta la popolazione egiziana, perché vede nella persona di al Sisi un eroe che ha salvato l’Egitto dai Fratelli musulmani: nessuno riusciva a credere che un giorno ci saremmo salvati da questo regime fondamentalista. Nessun presidente è stato eletto con questa maggioranza assoluta: il 96,1% dei voti! Non c’è alcun paragone tra lui e l’altro candidato Hamdin Sabahi, nonostante anche lui fosse molto apprezzato. Ma la gente voleva, in questo periodo, una persona forte. Quindi, c’è soddisfazione.
D. – Quali sono i rapporti della comunità cattolica con la realtà politica del presidente?
R. – Il presidente, in diversi discorsi, ha fatto riferimento agli atteggiamenti della Chiesa soprattutto quando sono stati bruciati luoghi di preghiera, le chiese, dicendo testualmente: “Non si sono rivolti all’estero, eppure c’era più di un Paese che aspettava solo un piccolo cenno per intervenire. I cristiani, invece, hanno detto che questi sono problemi interni e li risolveremo, dimostrando così uno spirito veramente molto fedele al Paese, alla patria". E questo è stato molto, molto apprezzato da parte sua. Da parte della Chiesa cattolica, mons. Mina – che ha giocato un ruolo molto importante nella formulazione della nostra nuova Costituzione – è stato invitato alla cerimonia di insediamento del presidente, la prossima domenica. Questo è un riconoscimento importante. Il Patriarca ha mandato un telegramma di auguri a nome di tutta la gerarchia cattolica.
D. – Abbiamo visto in questo periodo tanta violenza in Egitto, anche contro i cristiani. Qual è adesso la situazione?
R. – Questi atti continuano, anche perché – l’ho letto ultimamente – fra i Fratelli musulmani c’è anche un gruppo che si chiama “Gruppo di punizione dei cristiani”: vogliono punire i cristiani proprio perché ritengono che i cristiani fossero dietro la caduta di Morsi e credono siano dietro tutte le vicende che viviamo, a partire dalla nuova Costituzione fino all’elezione di al Sisi. I cristiani erano effettivamente presenti e la loro presenza era sentita. Questi atti di violenza non finiranno certo da un giorno all’altro, ma speriamo che le forze di sicurezza saranno più forti e più efficienti nel combattere ogni forma di terrorismo e di violenza.
Radio Vaticana - Il governo in carica rassegnerà subito dopo le sue dimissioni. Nel suo discorso di
congedo, il presidente ad interim egiziano Adly Mansour ha detto che "la patria affronta sfide che minacciano non soltanto la sua identità ma anche l'unità del suo popolo e dei suoi territori". Intanto continuano ad arrivare i tanti messaggi di saluto al nuovo Capo di Stato, congratulazioni anche da parte dei Patriarchi in Egitto. Massimiliano Menichetti ha intervistato il vescovo di Assiut, mons. William Kiryllos: ascolta
R. – C’è soddisfazione, da ciò che vediamo, da parte di tutta la popolazione egiziana, perché vede nella persona di al Sisi un eroe che ha salvato l’Egitto dai Fratelli musulmani: nessuno riusciva a credere che un giorno ci saremmo salvati da questo regime fondamentalista. Nessun presidente è stato eletto con questa maggioranza assoluta: il 96,1% dei voti! Non c’è alcun paragone tra lui e l’altro candidato Hamdin Sabahi, nonostante anche lui fosse molto apprezzato. Ma la gente voleva, in questo periodo, una persona forte. Quindi, c’è soddisfazione.
D. – Quali sono i rapporti della comunità cattolica con la realtà politica del presidente?
R. – Il presidente, in diversi discorsi, ha fatto riferimento agli atteggiamenti della Chiesa soprattutto quando sono stati bruciati luoghi di preghiera, le chiese, dicendo testualmente: “Non si sono rivolti all’estero, eppure c’era più di un Paese che aspettava solo un piccolo cenno per intervenire. I cristiani, invece, hanno detto che questi sono problemi interni e li risolveremo, dimostrando così uno spirito veramente molto fedele al Paese, alla patria". E questo è stato molto, molto apprezzato da parte sua. Da parte della Chiesa cattolica, mons. Mina – che ha giocato un ruolo molto importante nella formulazione della nostra nuova Costituzione – è stato invitato alla cerimonia di insediamento del presidente, la prossima domenica. Questo è un riconoscimento importante. Il Patriarca ha mandato un telegramma di auguri a nome di tutta la gerarchia cattolica.
D. – Abbiamo visto in questo periodo tanta violenza in Egitto, anche contro i cristiani. Qual è adesso la situazione?
R. – Questi atti continuano, anche perché – l’ho letto ultimamente – fra i Fratelli musulmani c’è anche un gruppo che si chiama “Gruppo di punizione dei cristiani”: vogliono punire i cristiani proprio perché ritengono che i cristiani fossero dietro la caduta di Morsi e credono siano dietro tutte le vicende che viviamo, a partire dalla nuova Costituzione fino all’elezione di al Sisi. I cristiani erano effettivamente presenti e la loro presenza era sentita. Questi atti di violenza non finiranno certo da un giorno all’altro, ma speriamo che le forze di sicurezza saranno più forti e più efficienti nel combattere ogni forma di terrorismo e di violenza.
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