domenica, giugno 01, 2014
Metà delle 16 donne rinchiuse per la notte dal datore di lavoro in un piccolo dormitorio a fianco del capannone in cui lavoravano durante il giorno nella capitale Manila sono morte intossicate dal fumo di un incendio.  

Misna - Le sopravvissute hanno testimoniato agli investigatori di essersi salvate solo uscendo da una finestrella dalla stanza in cui si trovavano con le compagne meno fortunate, salendo al secondo piano dell’edificio e da lì rischiando il salto sulla strada. La polizia ha confermato che l’unica via uscita era stata chiusa dal proprietario, dato che le lavoratrici erano illegali e che nell’oscurità le donne non sono riuscite a trovare una via di scampo. Le vittime, tutte tra i 19 e i 24 anni, sono state ritrovate nella stesso locale, adiacente il magazzino di materiale elettronico in cui avevano trovato lavoro dopo essere immigrate nella capitale dalla campagna ed avervi trovato un lavoro precario e in condizioni rischiose per la salute.

Sono ignote le cause del rogo, ma la polizia ha arrestato il proprietario del magazzino con l’accusa di traffico di esseri umani, omicidio colposo e conduzione di un’impresa senza licenza.

La pratica di rinchiudere lavoratori irregolari all’interno dell’azienda per impedire eventuali furti ma anche che vengano scoperti non è inusuale in un paese dove all’elevata disoccupazione si associa un alto tasso di povertà che costringe ad accettare situazioni d’impiego anche rischiose. Quella della scorsa notte è la più grave sciagura del genere nelle Filippine dopo il rogo che nel 2012 provocò la morte di 17 lavoratrici in un grande magazzino in cui regolarmente passavano anche la notte.


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