Migliaia di musulmani in India hanno firmato per difendere i luoghi sacri dell’Iraq e, se necessario, combattere i militanti islamici sunniti nel paese. Denunciando i militanti dello Stato Islamico in Iraq e il Levante (Isil) come terroristi, questi indiani musulmani hanno compilato moduli, completi di fotografie formato tessera e documenti di identificazione fotocopiati, per viaggiare in Iraq.
Misna - I leader di Anjuman E. Haideri, l’organizzazione religiosa sciita che sostiene l’iniziativa, ha detto che già oggi potrebbero marciare verso l’ambasciata irachena a Nuova Delhi per consegnare i moduli. “Non è sciiti contro sunniti ma iracheni verso estremisti. Questi non sono musulmani. Jihad significa difendere. Jihad non significa uccidere”, ha detto Syed Bilal Hussain Abidi, un anziano, membro del gruppo mostrando sul suo cellulare, ai giornalisti della stampa locale, fotografie e filmati di decapitazioni e bombe che esplodono in Iraq. “Noi potremmo andare in Iraq per formare una catena umana per
salvare le persone che altrimenti sarebbero torturate. Potremmo prendere l’acqua e donare il sangue e fare di tutto per salvare i nostri santuari”, ha spiegato Abidi. Anche se nel paese i musulmani sono una minoranza che rappresenta solo il 15% degli indiani, essi sono comunque circa 175 milioni, la terza più grande popolazione musulmana al mondo.
Non è ancora chiaro se ai volontari firmatari, finora circa 100.000, secondo le fonti del gruppo, saranno concessi visti e permessi per viaggiare in Iraq. Al momento i funzionari dell’ambasciata irachena non hanno rilasciato alcun commento. Il ministero degli Esteri indiano ha detto che non permetterà a indiani di andare in Iraq per motivi di sicurezza. A oggi 40 ostaggi indiani sono tenuti in ostaggio in una località sconosciuta e 46 infermieri indiane sono bloccate negli ospedali di Tikrit. Syed Bahadur Abbas Naqvi, segretario generale del gruppo, ha detto che poiché il governo indiano non intende inviare forze in Iraq, loro hanno poca scelta e andranno da soli.
Il gruppo vuole difendere santuari sparsi in Iraq nelle città di Karbala, Najaf, Samarra e Kirkuk.
Misna - I leader di Anjuman E. Haideri, l’organizzazione religiosa sciita che sostiene l’iniziativa, ha detto che già oggi potrebbero marciare verso l’ambasciata irachena a Nuova Delhi per consegnare i moduli. “Non è sciiti contro sunniti ma iracheni verso estremisti. Questi non sono musulmani. Jihad significa difendere. Jihad non significa uccidere”, ha detto Syed Bilal Hussain Abidi, un anziano, membro del gruppo mostrando sul suo cellulare, ai giornalisti della stampa locale, fotografie e filmati di decapitazioni e bombe che esplodono in Iraq. “Noi potremmo andare in Iraq per formare una catena umana per
salvare le persone che altrimenti sarebbero torturate. Potremmo prendere l’acqua e donare il sangue e fare di tutto per salvare i nostri santuari”, ha spiegato Abidi. Anche se nel paese i musulmani sono una minoranza che rappresenta solo il 15% degli indiani, essi sono comunque circa 175 milioni, la terza più grande popolazione musulmana al mondo.
Non è ancora chiaro se ai volontari firmatari, finora circa 100.000, secondo le fonti del gruppo, saranno concessi visti e permessi per viaggiare in Iraq. Al momento i funzionari dell’ambasciata irachena non hanno rilasciato alcun commento. Il ministero degli Esteri indiano ha detto che non permetterà a indiani di andare in Iraq per motivi di sicurezza. A oggi 40 ostaggi indiani sono tenuti in ostaggio in una località sconosciuta e 46 infermieri indiane sono bloccate negli ospedali di Tikrit. Syed Bahadur Abbas Naqvi, segretario generale del gruppo, ha detto che poiché il governo indiano non intende inviare forze in Iraq, loro hanno poca scelta e andranno da soli.
Il gruppo vuole difendere santuari sparsi in Iraq nelle città di Karbala, Najaf, Samarra e Kirkuk.
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