giovedì, giugno 12, 2014
L’Oim lancia l’allarme. La città e l’intera provincia sono cadute nelle mani dello Stato Islamico in Iraq e Siria (al Qaeda). Impotente il governo di Baghdad. 

NenaNews - Oltre mezzo milione di civili stanno fuggendo da Mossul, la seconda città dell’Iraq, caduta ieri nelle mani dei miliziani jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (al Qaida). A lanciare l’allarme è stata l’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni. Oim aggiunge che da giovedì scorso è in vigore il coprifuoco su Mossul dove i bombardamenti sono indiscriminati. Gli sfollati non sono autorizzati ad utilizzare autoveicoli e stanno scappando a piedi. Molto civili si spostano dai quartieri più a rischio a quelli meno coinvolti nei combattimenti. Altri cercano di lasciare la provincia (Ninive), altri provano a raggiungere il Kurdistan dove però hanno accesso solo con permessi rilasciati dalle autorità curde.

Oim sottolinea che sta aumentando con passare delle ore e sale il numero di morti e feriti tra i civili. Inoltre la zona di Mossul con i quattro ospedali principali è difficilmente accessibile a causa dei combattimenti. Alcune moschee sono stati trasformate in cliniche per curare i feriti. Da segnalare inoltre che i quartieri occidentali della città non hanno acqua potabile, poichè gli impianti idrici in quella zona sono stati gravemente danneggiati dai bombardamenti. Pochi quartieri di Mossul hanno ancora l’energia elettrica e quando la ricevono è solo per una o due ore al giorno. La maggior parte dei generatori autonomi di elettricità non funzionano perché non c’è carburante. Non bastano gli aiuti che le organizzazioni umanitarie stanno cercando di distribuire nonostante i combattimenti.

La gravissima situazione di Mossul e della provincia di Ninive si aggiunge a un’altra provincia, quella di Anbar, di fatto nelle mani dei qaedisti e dove si registra lo sfollamento di 70mila famiglie.

Noto per le sue tattiche spietate e kamikaze, lo Stato Islamico in Iraq e Siria (Siis) è la forza combattente meglio addestrata e motivata tra quelle jihadiste che combattono contro le autorità di Damasco. Guidato da Abu Bakr al-Baghdadi e sostenuta da migliaia di combattenti, molti dei quali occidentali, lo Siis combatte per creare un unico emirato islamico con Siria e Iraq. Lo Siis sostiene di avere combattenti dalla Gran Bretagna, Francia, Germania e altri paesi europei, così come gli Stati Uniti, dal mondo arabo e dal Caucaso.


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