martedì, giugno 03, 2014
Annunciata la sospensione di ogni rapporto diplomatico con l'Autorità palestinese, si studia il blocco di almeno una parte delle entrate fiscali che il governo israeliano percepisce per conto dell'Anp, si ipotizza un piano di annessioni territoriali. 

Gerusalemme (AsiaNews) - Sospensione di ogni rapporto diplomatico con l'Autorità palestinese, blocco di almeno una parte delle entrate fiscali che il governo israeliano percepisce per conto dell'Anp, un piano di annessioni territoriali. Il governo israeliano discute sulle mosse possibili contro la creazione del governo di unità nazionale palestinese, che ha formalmente giurato ieri (nella foto), segnando la fine della divisione tra Olp e Hamas. E negli Stati Uniti i gruppi di pressione ebraici cercano di ottenere la sospensione degli aiuti e della stessa possibilità di raccogliere fondi per il governo palestinese, mentre contestano la decisione di Washington, espressa con la formula "alla luce di quel che sappiamo, lavoreremo con questo governo".

Governo che è formato da 17 ministri "tecnici" - nessuno dei quali riconducibile a Hamas, anche se cinque di loro provengono da Gaza - è guidato dall'attuale premier palestinese Rami Hamdallah e ha come compito prioritario quello di preparare le elezioni presidenziali, da tenere entro sei mesi.

La nascita del nuovo esecutivo palestinese, che ha fatto parlare il presidente Mahmoud Abbas di "fine della divisione che ha causato danni catastrofici alla nostra causa", è stata accolta in modo decisamente negativo dal governo di Benjamin Netanyahu. Già alla vigilia del giuramento del nuovo esecutivo il premier israeliano aveva affermato che "l'accordo con Hamas rende Abbas direttamente responsabile per qualsiasi attività terroristica da Gaza", per chiedere poi ai governi occidentali di non "affrettarsi a riconoscere" il nuovo esecutivo palestinese, che comprende un movimento definito terrorista che ha trai suoi obiettivi la distruzione di Israele. E da Gaza l'appena dimessosi leader di Hamas, Ismail Haniyeh, dopo aver definito "storico" il giorno del superamento delle divisioni ha parlato di prosecuzione della "resistenza in tutti i suoi aspetti", aggiungendo che i 25mila uomini delle Brigate Qassam - braccio armato del Movimento, "oggi diventano un esercito".

Affermazioni certo non gradite a Gerusalemme dove, tra ieri e domenica il Gabinetto di sicurezza ha dato vita a un gruppo incaricato di studiare le misura unilaterali con le quali rispondere alla nuova situazione. Tra le proposte già avanzate, c'è quella di un piano di annessioni, a partire da parti dell'area C e in particolare dal Gush Etzion bloc, storico insediamento a sud di Gerusalemme, che conta circa 70mila abitanti. Il piano di annessioni non vede unanimità nel governo, anzi il viceministro Ofri Akunis, incaricato dei rapporti con il parlamento (la Knesset), ha detto che il governo si oppone a questo provvedimento, pur dicendosi personalmente favorevole al piano.


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