mercoledì, luglio 09, 2014
Dalle telefonate ai tweet, dalle omelie ai grandi viaggi internazionali.  

Radio Vaticana - Lo stile comunicativo di Papa Francesco si muove dall’individuo alla collettività. "Pronto? Sono Francesco" è un libro che affronta proprio la rivoluzione della comunicazione del Santo Padre a quasi un anno e mezzo dall’inizio del suo Pontificato. Gianmichele Laino ha intervistato Massimo Enrico Milone, autore del libro e responsabile di Rai Vaticano:
R. – E’ una sorta di bloc-notes lungo un anno di riflessioni, che Papa Francesco ha voluto regalare agli operatori della comunicazione e che ha voluto fare sul mondo dei media, quasi una sorta di Enciclica sui media. Ci ha chiesto subito, all’indomani del Conclave, di poter raccontare verità, bontà e bellezza; questa rivoluzione dello spirito, la rivoluzione di una Chiesa, che offre la proposta rivoluzionaria del Vangelo, duemila anni dopo, in chiave moderna di accompagnamento a credenti e non credenti. Dal primo viaggio a Rio de Janeiro all’intervista a Civiltà Cattolica, al colloquio con il laico Scalfari, alle sue telefonate, Twitter, Papa Francesco ha percorso e ripercorso, rivisitato tutti i canoni della comunicazione moderna.

D. – Dalle telefonate ai tweet, dalle omelie ai grandi viaggi internazionali, lo stile comunicativo di Papa Francesco si muove dall’individuo alla collettività e questo piace moltissimo. Si può parlare di Papa Francesco come uno dei più grandi comunicatori del ‘900?

R. – Certamente, è uno dei più grandi comunicatori. Non lo dico io, lo hanno sottolineato commentatori, opinionisti di tutto il mondo. Basti ricordare il 2013, quando la rivista Time l’ha innalzato a persona dell’anno, o quando Papa Francesco è finito sulla copertina della rivista rock Rolling Stones. Tutte le componenti mondiali della comunicazione gli hanno riconosciuto questo carisma: un Papa essenziale, che mira sempre al cuore dell’uomo e, ovviamente, al cuore della proposta cristiana.

D. – La capacità di comunicare del Pontefice come si riflette sui cattolici e sui non cattolici?

R. – E’ stata una grande sferzata, innanzitutto per il mondo cattolico, anche quello, forse, più sonnolento e dormiente; e per i non cattolici e non credenti, addirittura, la possibilità di un incontro: Papa Francesco ci accompagna quotidianamente lungo le strade di una ricerca; per i non cattolici, la possibilità di una porta aperta. Questa facilità all’incontro, insomma, è stata una chiave vincente e anche per questo rivoluzionaria.

D. – Qual è stato il messaggio e il gesto di Papa Francesco, che più l’ha colpita dal punto di vista dell’efficacia comunicativa?

R. – La conferenza stampa a tutto campo, senza nascondere nulla sull’aereo di ritorno dalle splendide, meravigliose giornate di Rio de Janeiro, quando nonostante la stanchezza si è soffermato a lungo ad affrontare tutte le problematiche inerenti la Chiesa, il rapporto con la società, la sua persona, il perché di alcune scelte. Quella intervista a 360 gradi senza rete – la chiamerei così – senza alcuna rete, in presa diretta, è stata la base forte del suo Pontificato, e l’abbiamo visto in questi mesi.


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