La Parola di Dio è seme da accogliere e vivere
Radio Vaticana - Papa Francesco all’Angelus si sofferma sulla parabola del seminatore sottolineando l’importanza di accogliere e vivere il messaggio di Cristo, che – ricorda - “parla con un linguaggio comprensibile a tutti, con immagini tratte dalla natura e dalle situazioni della vita quotidiana”. Poi quello che il Papa stesso definisce il suo “accorato appello” per il Medio Oriente. E, nei saluti, l’accenno alla Domenica per il mare e il ricordo del 400° anniversario della morte san Camillo de Lellis che ricorre domani. Il servizio di Fausta Speranza
“Alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni” Papa Francesco chiede a tutti di continuare a “pregare con insistenza per la pace in Terra Santa”. “Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, dice Francesco sottolineando:
“Abbiamo ricordato l’invocazione il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no, perché la preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione."
Dunque l’esortazione:
“Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti ad unirvi nella preghiera."
E il Papa si rivolge a Dio:
“Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: ‘mai più la guerra!’; ‘con la guerra tutto è distrutto!’. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace... Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.”
Prima dell’appello, la riflessione di Francesco su quella che definisce la parabola che fa da introduzione a tutte le parabole: quella del seminatore. Gesù spiega di un seme che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto. E il Papa sottolinea quanto può insegnare a noi oggi:
“Questa parabola parla oggi a ciascuno di noi, come parlava agli ascoltatori di Gesù duemila anni fa. Ci ricorda che noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? Com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli.”
In ogni Santa Messa – spiega Francesco - il buon seme del Vangelo viene seminato in noi in modo sempre nuovo, mediante la mensa della Parola di Dio. Da qui l’invito a partecipare alla messa:
“Anche in questi mesi estivi, durante il periodo di ferie, è importante partecipare ogni domenica a questa tavola, attingendo luce e forza per il nostro cammino”.
In questa parabola in particolare Gesù spiega le sue parole, sottolinea il Papa ricordando che “la semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via”. “Il Maligno infatti – spiega il Papa - non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini”. Poi ricorda il seme caduto sulle pietre: “esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito.” Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: “Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata”. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. “Il modello perfetto di questa terra buona – dice Francesco - è la Vergine Maria”.
Poi i saluti: il pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie alla vigilia della “Domenica del Mare”. Il saluto ai Pastori e ai fedeli che partecipano al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra, Czestochowa, con un ringraziamento per le preghiere e la benedizione di cuore. E il saluto particolare alla a tutti i figli e le figlie spirituali di san Camillo de Lellis, morto il 14 luglio di 400 anni fa.
“Invito la Famiglia camilliana, al culmine di questo anno giubilare, ad essere segno del Signore Gesù che, come buon samaritano, si china sulle ferite del corpo e dello spirito dell’umanità sofferente, versando l’olio della consolazione e il vino della speranza. A voi convenuti qui in Piazza san Pietro, come pure agli operatori sanitari che prestano servizio nei vostri ospedali e case di cura, auguro di crescere sempre più nel carisma di carità, alimentato dal contatto quotidiano con i malati”.
Infine l’augurio di Buona Domenica e l’arrivederci del Papa.
Radio Vaticana - Papa Francesco all’Angelus si sofferma sulla parabola del seminatore sottolineando l’importanza di accogliere e vivere il messaggio di Cristo, che – ricorda - “parla con un linguaggio comprensibile a tutti, con immagini tratte dalla natura e dalle situazioni della vita quotidiana”. Poi quello che il Papa stesso definisce il suo “accorato appello” per il Medio Oriente. E, nei saluti, l’accenno alla Domenica per il mare e il ricordo del 400° anniversario della morte san Camillo de Lellis che ricorre domani. Il servizio di Fausta Speranza
“Alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni” Papa Francesco chiede a tutti di continuare a “pregare con insistenza per la pace in Terra Santa”. “Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, dice Francesco sottolineando:
“Abbiamo ricordato l’invocazione il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no, perché la preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione."
Dunque l’esortazione:
“Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti ad unirvi nella preghiera."
E il Papa si rivolge a Dio:
“Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: ‘mai più la guerra!’; ‘con la guerra tutto è distrutto!’. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace... Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.”
Prima dell’appello, la riflessione di Francesco su quella che definisce la parabola che fa da introduzione a tutte le parabole: quella del seminatore. Gesù spiega di un seme che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto. E il Papa sottolinea quanto può insegnare a noi oggi:
“Questa parabola parla oggi a ciascuno di noi, come parlava agli ascoltatori di Gesù duemila anni fa. Ci ricorda che noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? Com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli.”
In ogni Santa Messa – spiega Francesco - il buon seme del Vangelo viene seminato in noi in modo sempre nuovo, mediante la mensa della Parola di Dio. Da qui l’invito a partecipare alla messa:
“Anche in questi mesi estivi, durante il periodo di ferie, è importante partecipare ogni domenica a questa tavola, attingendo luce e forza per il nostro cammino”.
In questa parabola in particolare Gesù spiega le sue parole, sottolinea il Papa ricordando che “la semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via”. “Il Maligno infatti – spiega il Papa - non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini”. Poi ricorda il seme caduto sulle pietre: “esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito.” Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: “Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata”. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. “Il modello perfetto di questa terra buona – dice Francesco - è la Vergine Maria”.
Poi i saluti: il pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie alla vigilia della “Domenica del Mare”. Il saluto ai Pastori e ai fedeli che partecipano al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra, Czestochowa, con un ringraziamento per le preghiere e la benedizione di cuore. E il saluto particolare alla a tutti i figli e le figlie spirituali di san Camillo de Lellis, morto il 14 luglio di 400 anni fa.
“Invito la Famiglia camilliana, al culmine di questo anno giubilare, ad essere segno del Signore Gesù che, come buon samaritano, si china sulle ferite del corpo e dello spirito dell’umanità sofferente, versando l’olio della consolazione e il vino della speranza. A voi convenuti qui in Piazza san Pietro, come pure agli operatori sanitari che prestano servizio nei vostri ospedali e case di cura, auguro di crescere sempre più nel carisma di carità, alimentato dal contatto quotidiano con i malati”.
Infine l’augurio di Buona Domenica e l’arrivederci del Papa.
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