mercoledì, luglio 30, 2014
E’ fuori uso la principale centrale elettrica al centro della Striscia di Gaza, andata in fumo dopo gli intensi bombardamenti della notte scorsa, con gravi conseguenze per la sopravvivenza stessa della popolazione. A darne conferma alla MISNA è una cooperante italiana raggiunta telefonicamente nella Striscia di Gaza.  

Misna - “La notte scorsa è stata la peggiore dall’inizio dell’offensiva. Tutto il territorio è stato bombardato contemporaneamente dal nord al sud con F16, droni, missili della marina e carri armati. Fino a poche ore fa Gaza stava bruciando e innumerevoli infrastrutture sono state rase al suolo” prosegue la cooperante, presente da 12 anni nella Striscia di Gaza.
Tra queste appunto c’è la centrale che riforniva il 70% dell’energia elettrica a tutto il territorio. Dall’inizio dell’offensiva israeliana è già stata colpita due volte, ma nulla di paragonabile ai danni subiti la notte scorsa. “Ha preso fuoco e i tecnici non sono stati in grado di spegnere il rogo. Da quello che sappiamo ci vorrà un anno prima che la centrale possa tornare a funzionare. Va totalmente ricostruita” riferisce l’interlocutrice della MISNA. Di fatto sono destinate a rimanere al buio ampie zone della Striscia, mentre altre aree vengono alimentate dalla centrale settentrionale. “I gruppi elettrogeni che forniscono energia vanno a gasolio che sta già scarseggiando. Senza corrente gli ospedali non potranno più lavorare a pieno regime e le pompe ad acqua si bloccheranno. Ci prepariamo a disagi e disastri a catena” deplora la cooperante italiana.

A questo punto, conclude l’interlocutrice della MISNA, “con più di 1190 morti e 7000 feriti in 22 giorni, 210.000 sfollati, 10.000 case distrutte e interi quartieri cancellati siamo ai livelli di Piombo Fuso. Gaza deve fare i conti non solo con la distruzione materiale ma con la sofferenza e l’umiliazione totale del suo popolo”.

Salvi per miracolo dai bombardamenti notturni i 29 bambini disabili ospitati nella casa delle Suore del Verbo Incarnato, adiacente alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia. “Per fortuna i piccoli e le suore si erano rifugiate nella parrocchia. Le bombe hanno distrutto l’istituto dove vivevano e anche la mia casa” ha detto padre Jorge Hernandez, parroco di Gaza, all’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali (Unitalsi), aggiungendo che “la chiesa è ancora in piedi, ma fuori è un inferno”.

Intanto sul versante diplomatico proseguono i diversi tentativi internazionali per arrivare a una tregua tra le parti. I principali gruppi palestinesi – tra cui Hamas e Jihad islamica – si sono detti “pronti a una tregua umanitaria di 24 ore”. Lo ha annunciato Yasser Abed Rabbo, segretario generale dell’Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp).


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