Ancora tensioni sull’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin, in una riunione del Consiglio di sicurezza della Federazione, ha avvertito che Mosca reagirà in modo proporzionato a un “rafforzamento” delle truppe Nato alle proprie frontiere.
Radio Vaticana - Sul terreno, i ribelli filorussi hanno consegnato agli esperti di Kuala Lumpur le due scatole nere dell’aereo malaysiano caduto nell’est dell’Ucraina. Il disastro, stando alle rivelazioni del “Corriere della Sera”, sarebbe da ricondurre proprio ai filorussi. Il treno con i corpi dei 298 passeggeri del volo abbattuto è intanto partito alla volta di Kharkiv e, poi, dell’Olanda. In questo quadro, il Parlamento di Kiev ha approvato il decreto firmato dal presidente Petro Poroshenko per una parziale mobilitazione nella parte orientale del Paese: saranno richiamati i riservisti e convocati gli uomini sotto i 50 anni. Paolo Giacosa ha chiesto quale sia la portata di questa mossa a Danilo Elia dell’Osservatorio Balcani e Caucaso:
R. – La tensione era già alta prima. Io non darei grandissimo peso a questo decreto presidenziale. In realtà, era già da tempo che si parlava di una mobilitazione delle forze riserviste ucraine. E’ probabile anche che sia una mossa propagandistica, per far vedere semplicemente che il governo di Kiev è intenzionato a chiudere la faccenda con i separatisti in tempi brevi. Le forze messe in campo da Kiev già avevano ieri, prima di questo decreto, il potenziale per sopraffare i separatisti. Resta il fatto che i separatisti ora si sono arroccati in città grandi: Donetsk, ad esempio, è una città di più di un milione di abitanti ed è molto difficile che l’esercito possa entrare in azione in un contesto abitato da un milione di persone.
D. – Quanto inciderà sul quadro degli scontri la dichiarazione della milizia filorussa riportata dal “Corriere della Sera”, secondo cui le responsabilità della sciagura aerea sarebbero da ricondurre ai ribelli?
R. – Seguendo attentamente i segnali che si erano avuti fino ad oggi, c’erano ben pochi dubbi su quali potessero essere le responsabilità dell’abbattimento del volo della Malaysia Airlines. Già prima, gli stessi miliziani avevano dato delle involontarie ammissioni. Mi riferisco in particolare alle intercettazioni fatte dai servizi di sicurezza di Kiev, in cui alcuni capi separatisti, in particolare Besler, parlavano dell’aereo abbattuto, riferendo che si era trattato per errore di un aereo civile. Dopo qualche giorno lo stesso Besler ha ammesso che quelle intercettazioni erano reali. Aveva detto che erano state manipolate, ma che si trattava comunque di un’ammissione di responsabilità. Dopo queste ultime rivelazioni, sarà davvero difficile negare un coinvolgimento diretto delle forze filorusse nell’abbattimento dell’aereo civile.
D. – L’attenzione dei media è incentrata sulla questione dell’aereo, ma nella zona continuano gli scontri: qual è la situazione del conflitto?
R. – I rapporti con la Russia da parte di Kiev sono sempre stati conflittuali. Kiev non ha mai smesso di accusare la Russia di telecomandare a distanza una guerra nel proprio territorio. L’opinione pubblica internazionale è stata catalizzata giustamente, comprensibilmente, da questo tragico evento dell’aereo civile e dei suoi quasi 300 morti, ma c’è una situazione di guerra e di conflitto che continua. Noi abbiamo registrato circa una decina di morti civili negli ultimi giorni nelle città di Lugansk e Donetsk, a causa di colpi di artiglieria. In questo caso, ancora una volta, le due parti si accusano vicendevolmente. Quindi continua questo doppio piano in cui c’è uno scontro armato, reale, ogni giorno e uno scontro anche verbale, diplomatico.
D. – Quali sono le posizioni internazionali di Mosca e Kiev, anche alla luce delle vicende internazionali, come quelle mediorientali?
R. – Il governo di Kiev e il presidente Poroshenko continuano a chiedere un forte coinvolgimento della comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Dall’altro lato, il Cremlino continua a mantenere questa sua linea di chiusura nei confronti delle forze occidentali, mantenendo invece diplomaticamente una possibilità di collaborazione. Lo stiamo vedendo appunto anche in questi giorni nei riguardi dell’aereo.
D. – Quindi l’Ucraina cerca l’appoggio internazionale, anche se storicamente la Russia ha sempre avuto un ruolo di influenza sui Paesi di quella zona...
R. – Questo è verissimo, però attenzione: se oggi noi parliamo di governo di Kiev, ci riferiamo al governo che è nato dopo la rivoluzione di Maidan, un governo fortemente filoccidentale, filoeuropeo. Quindi potremmo anche assistere ad una scissione, alla nascita di due Ucraine, e continuare a vedere un’Ucraina di Kiev sempre più filooccidentale e queste province, che oggi sono belligeranti, di Lugansk e Donetsk che potrebbero, però, seguire un’altra strada.
Radio Vaticana - Sul terreno, i ribelli filorussi hanno consegnato agli esperti di Kuala Lumpur le due scatole nere dell’aereo malaysiano caduto nell’est dell’Ucraina. Il disastro, stando alle rivelazioni del “Corriere della Sera”, sarebbe da ricondurre proprio ai filorussi. Il treno con i corpi dei 298 passeggeri del volo abbattuto è intanto partito alla volta di Kharkiv e, poi, dell’Olanda. In questo quadro, il Parlamento di Kiev ha approvato il decreto firmato dal presidente Petro Poroshenko per una parziale mobilitazione nella parte orientale del Paese: saranno richiamati i riservisti e convocati gli uomini sotto i 50 anni. Paolo Giacosa ha chiesto quale sia la portata di questa mossa a Danilo Elia dell’Osservatorio Balcani e Caucaso:
R. – La tensione era già alta prima. Io non darei grandissimo peso a questo decreto presidenziale. In realtà, era già da tempo che si parlava di una mobilitazione delle forze riserviste ucraine. E’ probabile anche che sia una mossa propagandistica, per far vedere semplicemente che il governo di Kiev è intenzionato a chiudere la faccenda con i separatisti in tempi brevi. Le forze messe in campo da Kiev già avevano ieri, prima di questo decreto, il potenziale per sopraffare i separatisti. Resta il fatto che i separatisti ora si sono arroccati in città grandi: Donetsk, ad esempio, è una città di più di un milione di abitanti ed è molto difficile che l’esercito possa entrare in azione in un contesto abitato da un milione di persone.
D. – Quanto inciderà sul quadro degli scontri la dichiarazione della milizia filorussa riportata dal “Corriere della Sera”, secondo cui le responsabilità della sciagura aerea sarebbero da ricondurre ai ribelli?
R. – Seguendo attentamente i segnali che si erano avuti fino ad oggi, c’erano ben pochi dubbi su quali potessero essere le responsabilità dell’abbattimento del volo della Malaysia Airlines. Già prima, gli stessi miliziani avevano dato delle involontarie ammissioni. Mi riferisco in particolare alle intercettazioni fatte dai servizi di sicurezza di Kiev, in cui alcuni capi separatisti, in particolare Besler, parlavano dell’aereo abbattuto, riferendo che si era trattato per errore di un aereo civile. Dopo qualche giorno lo stesso Besler ha ammesso che quelle intercettazioni erano reali. Aveva detto che erano state manipolate, ma che si trattava comunque di un’ammissione di responsabilità. Dopo queste ultime rivelazioni, sarà davvero difficile negare un coinvolgimento diretto delle forze filorusse nell’abbattimento dell’aereo civile.
D. – L’attenzione dei media è incentrata sulla questione dell’aereo, ma nella zona continuano gli scontri: qual è la situazione del conflitto?
R. – I rapporti con la Russia da parte di Kiev sono sempre stati conflittuali. Kiev non ha mai smesso di accusare la Russia di telecomandare a distanza una guerra nel proprio territorio. L’opinione pubblica internazionale è stata catalizzata giustamente, comprensibilmente, da questo tragico evento dell’aereo civile e dei suoi quasi 300 morti, ma c’è una situazione di guerra e di conflitto che continua. Noi abbiamo registrato circa una decina di morti civili negli ultimi giorni nelle città di Lugansk e Donetsk, a causa di colpi di artiglieria. In questo caso, ancora una volta, le due parti si accusano vicendevolmente. Quindi continua questo doppio piano in cui c’è uno scontro armato, reale, ogni giorno e uno scontro anche verbale, diplomatico.
D. – Quali sono le posizioni internazionali di Mosca e Kiev, anche alla luce delle vicende internazionali, come quelle mediorientali?
R. – Il governo di Kiev e il presidente Poroshenko continuano a chiedere un forte coinvolgimento della comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Dall’altro lato, il Cremlino continua a mantenere questa sua linea di chiusura nei confronti delle forze occidentali, mantenendo invece diplomaticamente una possibilità di collaborazione. Lo stiamo vedendo appunto anche in questi giorni nei riguardi dell’aereo.
D. – Quindi l’Ucraina cerca l’appoggio internazionale, anche se storicamente la Russia ha sempre avuto un ruolo di influenza sui Paesi di quella zona...
R. – Questo è verissimo, però attenzione: se oggi noi parliamo di governo di Kiev, ci riferiamo al governo che è nato dopo la rivoluzione di Maidan, un governo fortemente filoccidentale, filoeuropeo. Quindi potremmo anche assistere ad una scissione, alla nascita di due Ucraine, e continuare a vedere un’Ucraina di Kiev sempre più filooccidentale e queste province, che oggi sono belligeranti, di Lugansk e Donetsk che potrebbero, però, seguire un’altra strada.
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