All’Angelus il Papa, dopo essersi soffermato sull’episodio di Gesù che cammina sulle acque, ha ricordato la drammatica situazione in Iraq, con “migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale”. Anche a Gaza, dopo una tregua – ha aggiunto il Pontefice – “è ripresa la guerra”. Preghiamo – ha poi detto il Santo Padre - anche per le vittime del virus “ebola”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Radio Vaticana - Lasciano increduli e sgomenti – ha detto il Papa - le notizie giunte dall’Iraq, dove migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, sono state cacciate dalle loro case in maniera brutale:
“Bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio! Noi tutti, pensando a questa situazione, a questa gente, facciamo silenzio adesso e preghiamo” .
Il Papa ha poi auspicato una soluzione politica a livello internazionale:
“Ringrazio coloro che con coraggio stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto. Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio Inviato Personale in Iraq il Cardinale Fernando Filoni, che domani partirà da Roma”.
Il Santo Padre ha anche ricordato il dramma di Gaza ed invocato la pace:
“Anche a Gaza, dopo una tregua, è ripresa la guerra, che miete vittime innocenti, bambini… e non fa che peggiorare il conflitto tra Israeliani e Palestinesi. Preghiamo insieme il Dio della pace, per intercessione della Vergine Maria: Dona la pace, Signore, ai nostri giorni, e rendici artefici di giustizia e di pace”.
Il Pontefice ha quindi esortato a pregare per le vittime del virus ebola:
“Preghiamo anche per le vittime del virus “ebola” e per quanti stanno lottando per fermarlo”.
All’Angelus, soffermandosi sul passo del Vangelo in cui Gesù cammina sulle acque, Papa Francesco ha sottolineato che i discepoli sono “accomunati dall’esperienza della debolezza, del dubbio, della paura, della poca fede”.
“Quante volte anche a noi accade lo stesso… Senza Gesù, lontani da Gesù, ci sentiamo impauriti e inadeguati al punto tale da pensare di non potercela fare: manca la fede! Ma Gesù sempre è con noi, nascosto forse, ma presente e pronto a sostenerci”.
“Questa – ha aggiunto - è una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta”:
“Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze. Siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù: adorare Gesù, l’unico Signore della nostra vita”.
Papa Francesco ha infine ricordato che mercoledì prossimo si recherà in Corea per il viaggio apostolico nel Paese asiatico:
“Per favore, accompagnatemi con la preghiera! Ne ho bisogno. Grazie”.
“Bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio! Noi tutti, pensando a questa situazione, a questa gente, facciamo silenzio adesso e preghiamo” .
Il Papa ha poi auspicato una soluzione politica a livello internazionale:
“Ringrazio coloro che con coraggio stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto. Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio Inviato Personale in Iraq il Cardinale Fernando Filoni, che domani partirà da Roma”.
Il Santo Padre ha anche ricordato il dramma di Gaza ed invocato la pace:
“Anche a Gaza, dopo una tregua, è ripresa la guerra, che miete vittime innocenti, bambini… e non fa che peggiorare il conflitto tra Israeliani e Palestinesi. Preghiamo insieme il Dio della pace, per intercessione della Vergine Maria: Dona la pace, Signore, ai nostri giorni, e rendici artefici di giustizia e di pace”.
Il Pontefice ha quindi esortato a pregare per le vittime del virus ebola:
“Preghiamo anche per le vittime del virus “ebola” e per quanti stanno lottando per fermarlo”.
All’Angelus, soffermandosi sul passo del Vangelo in cui Gesù cammina sulle acque, Papa Francesco ha sottolineato che i discepoli sono “accomunati dall’esperienza della debolezza, del dubbio, della paura, della poca fede”.
“Quante volte anche a noi accade lo stesso… Senza Gesù, lontani da Gesù, ci sentiamo impauriti e inadeguati al punto tale da pensare di non potercela fare: manca la fede! Ma Gesù sempre è con noi, nascosto forse, ma presente e pronto a sostenerci”.
“Questa – ha aggiunto - è una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta”:
“Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze. Siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù: adorare Gesù, l’unico Signore della nostra vita”.
Papa Francesco ha infine ricordato che mercoledì prossimo si recherà in Corea per il viaggio apostolico nel Paese asiatico:
“Per favore, accompagnatemi con la preghiera! Ne ho bisogno. Grazie”.
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